Personaggi ed Eventi

Liliana Segre alla manifestazione al “Binario 21” della Stazione di Milano

segnalato da Sandro Russo

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Abbiamo ripreso contatto, qui sul sito, con le notizie e gli articoli di giornale sulla questione israelo-palestinese e sulla guerra in corso in Medio Oriente. Fondamentale al riguardo l’articolo pubblicato qualche giorno fa  di di Moisés Naím L’onda lunga del 7 ottobre. Invitiamo i lettori a riconsiderarlo.


Facciamo seguire un articolo su un intervento di Liliana Segre ad un incontro pubblico a Milano, di cui riferisce questo report di Zita Dazzi.
In questo contesto segnalo di un incontro informale avuto giusto ieri sera con Angelo Di Capua, presidente della Associazione Culturale “Pace in Medio Oriente”, di cui riferirò nei prossimi giorni.
S. R.


IL DISCORSO DELLA SENATRICE A VITA
Liliana Segre: “Non devo discolparmi per Israele”
di Zita Dazzi – da la Repubblica del 31 gennaio 2024

Milano. «Non penso di dover rispondere, di dovermi discolpare in quanto ebrea di quel che fa lo Stato di Israele, trovo sbagliato mescolare cose completamente diverse, come hanno fatto tanti che hanno pensato di mettere in discussione il 27 gennaio per quel che sta succedendo a Gaza. Evidentemente, hanno un bisogno spasmodico di far pari e patta con la Shoah, di togliere agli ebrei il ruolo di vittime per antonomasia, forse per liberarsi da un inconscio complesso di colpa».
Legge un testo scritto, Liliana Segre, per la prima volta nei 20 anni nei quali ha celebrato l’anniversario della sua deportazione, scendendo in questo gelido Binario 21, nel ventre profondo della stazione Centrale di Milano, nel rombo sinistro dei treni in superficie.
È di nuovo qui, con la Comunità di Sant’Egidio, la Comunità ebraica e con centinaia di milanesi.

La senatrice a vita, dopo una prima parte di racconto personale a braccio, tira fuori un foglio dalla tasca: «Di solito dico quel che mi viene in mente, ma quest’anno leggo qualcosa, perché questo 27 gennaio mi tormenta ».
E inizia quella che suona a tutti come una lezione memorabile, un discorso unico, un monito che mette a tacere il brusio delle cose orribili dette ultimamente attorno agli ebrei e all’Olocausto. La cerimonia ogni anno è un momento commovente, con musiche, canti, poesie, testimonianze. Ma quest’anno le parole di Liliana Segre sono taglienti come il vetro. Punta il dito contro chi ha cercato di strumentalizzare la data incisa nella sua vita come il numero di matricola che le fu tatuato sul braccio dai nazisti all’arrivo ad Auschwitz, a 14 anni, tenendo la mano di suo padre Alberto. Non lo vedrà mai più, lei che aveva imparato a fargli da «madre» durante i giorni di detenzione nel carcere di San Vittore, «dopo gli interrogatori da cui tornava bianco e smarrito», come ricorda Andrea Riccardi, presidente di Sant’Egidio, venuto da Roma per essere al fianco della senatrice in questo ottantesimo anniversario della sua partenza «verso destinazione ignota, su carri bestiame pieni di esseri umani destinati allo sterminio».
Oggi è diverso non perché è un anniversario che fa cifra tonda. Liliana Segre dice quel che tutti provano: «Quest’anno in particolare, venire qui è più doloroso che mai, perché viviamo un periodo particolarmente doloroso», premette, aprendo quel foglio bianco sul quale ha scritto i suoi pensieri più drammatici, partoriti durante le notti insonni che vive dopo il 7 ottobre, come aveva spiegato sabato scorso durante la laurea honoris causa conferitale dall’università Statale di Milano. Parla con la sua voce sottile, che improvvisamente accelera nel ritmo e sottolinea la più grande amarezza.
Le polemiche e gli attacchi antisemiti che ci sono stati con l’avvicinarsi del 27 gennaio sono un «fenomeno che testimonia un fallimento educativo. In più di vent’anni dall’approvazione della legge che istituisce questa data, sembra come se qualcuno abbia scambiato il Giorno della Memoria per una specie di regalo fatto agli ebrei, da revocare se gli ebrei si comportano male. Ma allora siamo davanti a una catastrofe culturale: il 27 gennaio non è fatto per gli ebrei. Gli ebrei hanno 365 giorni della Memoria all’anno. Non serve a loro, serve agli europei per ricordare un crimine europeo e agli italiani, purtroppo, per ricordare un crimine anche italiano».

A questo punto, la presidente della Commissione per il contrasto all’istigazione all’odio tiene una sorta di lezione di storia: «Dato che si è parlato di Male assoluto, penso che occorra riflettere che non ci si arriva all’improvviso, ma con lungo percorso nel quale ogni passaggio è funzionale a rendere possibile, accettato, addirittura condivisibile quel Male».
E snocciola come un rosario tutto il percorso: «La partenza del convoglio del 30 gennaio ’44 (il suo, ndr) è, in altri termini, un punto di arrivo a cui si può giungere guardando a ritroso, se si sono percorse tutte le tappe. La partecipazione alla guerra a fianco di Hitler, le leggi razziali-leggi razziste, e prima la guerra coloniale per sottomettere “popoli inferiori”, prima ancora l’abolizione di ogni spirito critico attraverso la propaganda di regime, la negazione della libertà di stampa, dei partiti, l’eliminazione di ogni opposizione, l’instaurazione di un potere assoluto, senza né controlli né bilanciamenti. Condannare il Male assoluto senza condannare la catena che lo ha reso possibile, non avrebbe senso. Ma da qui, i convogli partivano e arrivavano dove c’era il Male assoluto, anche se oggi si tende a tacerlo da parte dei negazionisti».

Solo a questo punto, dopo aver rimesso in fila gli eventi storici e spiegato il senso a chi la ascolta, la senatrice riprende il filo della sua memoria, ricomincia a parlare a braccio, come se si fosse tolta un peso dal cuore.
Parla di sé come di una «nonna felice dei suoi nipoti, che spera di vedere anche i pronipoti» e lancia un appello a tutti i giovani: «Leggete, informatevi, così sarete in grado di diventare persone colte che pensano con loro testa, che sanno fare le scelte, che non sceglieranno mai il totalitarismo dove una persona sola decide per tutti».

L’articolo di Repubblica in file .pdf: Segre. La Repubblica del 31 genn. 2024

 

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