Dialetto

Da “A schiovere”, di Erri De Luca (5). Iamm’

proposto da Sandro Russo

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Ultimo assaggio di dialetto e immersione nel mondo “napoletano” di Erri De Luca, con una delle parole di Napoli  più conosciute nel mondo, comme ‘a pizza e ‘o mandulino…

Iamm’
Esortazione locale equivalente a: “andiamo”. Il suo ricorso più frequente si trova nella canzone “Funiculì funiculà”: “Iamm’, iamm’, ncopp’ iamm’ ià”. Sua formula completa è: Iamm’ bell’ , da non intendersi rivolto ai belli o alle belle. Bell’ in questo caso è un intensivo atto a smuovere chi si sta ‘ntalliann’, cioè sta tergiversando.
– Iamm’ bell’ guagliu’ -, diceva il capomastro a inizio turno di cantiere, rivolgendosi a uomini già in età di capelli bianchi.
Iamm’ precede ogni formula d’incoraggiamento o di comando.
Per me rappresenta l’espressione napoletana per eccellenza, da iscrivere nello stemma di un simbolo araldico. Mi piace che coinvolga il pronome personale noi e con esso i presenti.
Nel film “Le quattro giornate di Napoli”, di Nanni Loy, sull’insurrezione di fine settembre del 1943 contro l’esercito di occupazione tedesco, si sente squillare lo iamm’ come una potente chiamata alle armi. Le presero di forza dalle caserme, le tolsero ai soldati tedeschi.
Il film raccolse un numero impressionante di attori italiani e stranieri, ma scelse di non mettere nessun nome nei titoli di coda. Perché la rivolta era stata anonima e di popolo. Gli interpreti aderirono a quell’astensione unica, irripetibile. Il grido iamm’ sulle barricate e altrove non ha bisogno di aggiungere nomi. Basta da solo a smuovere gli inerti.

 

 

 

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