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Aria ’i priatorio

di Francesco De Luca


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Zi’ ’Ntunino sta male. Stamattina sono andato a trovarlo. Pensavo che volesse essere confortato. So che è da un mese che sta curandosi in modo intensivo e che non è uscito da casa, e perciò credevo gli avrebbe fatto piacere sapere l’andamento delle cose a Ponza. Quelle riguardanti l’ Amministrazione ma più quelle in cui sono impicciati i compaesani, le dicerie insomma. Più sfiziose e più salaci. Anche se, in verità, a questo bada col solito trasporto la moglie che, come quasi tutte le donne di Ponza, sono: casa e strada.

Forse v’aspettavate: casa e chiesa. Oggi non è così. In chiesa ci vanno quelle poche anziane alle quali non interessa più sbirciare dal buco della serratura. No, le donne che oggi fanno notizia sono indaffarate a tenere sotto pressione la spesa, le amiche, la Scuola. Povere maestre! Con quelle madri tutte diplomate, tecnologiche, aggiornate su tutto!

Insomma zi’ ’Ntunino mi ha sbalordito. Perché mi ha rivelato tutto sulla sua malattia. Non vi posso ripetere quelle notizie, lo capite bene, ma non ha avuto remore.
– Il pudore – ha sentenziato – si deve manifestare non nella condivisione’
Questo mi ha  commosso, lo confesso, perché significa che mi ritiene uno di famiglia. Andando controcorrente, perché la famiglia oggi si tende a rimpicciolirla non ad allargarla. I giovani o sono single o accoppiati, senza figli perché i problemi che i bambini impongono sono quasi invalicabili. I vecchi sono soli perché lasciano i figli fare la loro vita, senza condizionarli.
Eppoi… c’è il tempo. ’Ntunino sa che ne ha poco e… bisogna consumarlo tutto e appieno. Meglio viverlo col viso al sole, col vento in faccia. Non vuole nascondersi e non vuole commiserazione. Vuole vicinanza. È strano come anche in un granello di isola possa proliferare l’indifferenza.

Sono andato a casa sopra i Conti e Assuntina, la moglie, si è subito adoperata per mettermi a mio agio. Nel cortile c’erano i crisantemi in un bidone con l’acqua. Sul tavolino, in un vassoio, cinque o sei melegranate. Ho colto l’invito visivo e, indicando un ficodindia, ho fatto notare che c’erano ancora alcuni frutti verdi, nonostante il caldo eccessivo dell’estate e la mitezza di questo autunno. Che porta una malinconia sudaticcia, da scirocco e libeccio.
– Io mi sono fidanzato con Assuntina in autunno’ – confessa ’Ntunino – Sapevo che doveva andare sul Cimitero per i fiori ai Morti e ci sono andato pure io, con l’intenzione di parlarle. Già ci eravamo scelti fra i tanti compagni. Lei faceva comunella con le ragazze che frequentavano la chiesa di San Giuseppe, io avevo lasciato gli amici che studiavano in continente e mi univo con quelli che come me lavoravano nell’impresa edile di Marcone. Mia madre, dopo la morte di papà, non poteva sostenere le spese del mio soggiorno in collegio… ma tu questo cose le sai bene …’

Le so sì, ed è a quell’età che risale la mia amicizia con Ntunino. Studiavamo io a Gaeta e lui a Sora, e ci trovavamo insieme nei viaggi, e poi a Ponza. Gli studenti da una parte, divisi dai pescatori e dai manovali. Due gruppi distinti, con interessi diversi. Noi pensavamo al futuro, alla professione, loro erano più sensibili ai soldi, messi da parte in banca. Il futuro degli studenti era lontano e segnato da tappe, mentre quello di chi lavorava era finalizzato interamente alla famiglia da formare e alla casa da mettere su, in fretta.

Oggi il futuro, come progetto da realizzare, non è più perseguito dai giovani. Dice ’Ntunino: – Oggi c’è la preoccupazione di consolidare quello che si ha, o meglio, quello che noi anziani lasciamo ai figli. Mia figlia vive a Piombino eppure tutte le volte che viene fa i calcoli per come dovrà cambiare la disposizione di questa casa, quando noi non ci saremo più. Vorrebbe realizzare un Bed and Breakfast.
– Ma… tua figlia non è laureata?
– Sì, è laureata in archeologia… e fa la mamma a tempo pieno perché l’archeologa… che futuro ha nel nostro paese?

Ho cercato di capire se questo velato dispiacere in lui trovasse origine nel suo stato di salute. Ma mi pare che la sua patologia non c’entri con la rassegnazione. Che in fondo pervade tutta la nostra società.
– Noi italiani siamo avviliti perché non riusciamo a vedere, al nostro interno, uno sbocco credibile per mutare lo stato delle cose. Pesante, lento, inconcludente. Come la politica. Come la condizione morale della nostra società – riprende ’Ntunino.
E qui ritrovo l’amico che analizza e giudica, che osserva e si indigna. Il polemico di sempre. Chi nasce tunno nun po’ muri’ quadrato.

Note

(*) –  Aria ’i  priatorio: in dialetto ponzese per “Aria di purgatorio”
Zi’ ’Ntunino è un personaggio già conosciuto dai lettori di Ponzaracconta. Con lui avrò altri incontri di cui riferirò nelle prossime puntate.
Immagine di copertina. Pure i fichidindia  hanno un cuore, foto di Enzo Di Fazio del 29 ottobre 2023

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