Ambiente e Natura

Due conti facili facili…

di Guido Del Gizzo

Il bello di avere dei figli è, anche, che rappresentano l’opportunità per un secondo giro di giostra: se si ha fortuna, si assiste, da genitore, allo stato d’animo con il quale si scoprono e si affrontano le cose per la prima volta e abbiamo la possibilità di ricordare, in modo sorprendentemente nitido, cosa abbiamo vissuto noi, molti anni e, nel mio caso, molti chili fa.
Mia figlia sta seguendo un seminario sul trattamento dei rifiuti presso la facoltà che frequenta, Architettura a Roma Tre.

Abbiamo fatto insieme un piccolo esercizio di calcolo, sul quale vale la pena di ragionare tutti.
I dati ISPRA indicano una produzione annua media pro capite di 500 kg di rifiuti l’anno: di questi , circa il 40% è costituito da organico compostabile, cioè circa 200 kg/anno, pari a 16,6 kg/mese a persona.
Ipotizziamo una popolazione media sull’isola di 2500 persone per 12 mesi e 10.000 persone aggiuntive nei mesi di luglio e agosto: il totale è di 2500 x 200 = 500.000 kg, ai quali si aggiungono 10.000 x 16,6 x 2 = 332.000 kg, per un totale di 832.000 kg, pari a 8320 q.li di rifiuto compostabile.
Tralasciamo, per il momento, le ipotesi, attualmente infondate, del progetto Barca-a-Barca.

8320 q.li  possono rendere intorno al 35% di compost di qualità, se il processo è ben eseguito: fanno 2.912 qli, pari a 291 tonnellate di compost.
Il fabbisogno per ettaro di compost per le colture, a seconda dello stato di ossidazione della sostanza organica nel terreno, varia dalle 15 alle 20 tonnellate/ha/anno.
Immaginando un fabbisogno medio di 15 t/ha (a Ponza la percentuale di sostanza organica nei terreni è probabilmente soddisfacente), il corretto smaltimento della frazione organica dei rifiuti prodotti sull’isola consentirebbe di rimettere in produzione poco meno di una ventina di ettari di terreno.
Immaginiamo che sia vigna e che la produzione per ha non superi i 60 q.li, pari a 4,2 hl di vino, pari a 5250 bottiglie.
Considerati i prezzi medi praticati sull’isola e immaginando un prodotto di qualità, possiamo immaginare un prezzo di vendita al consumo di 30 € a bottiglia, pari a una produzione del valore stimato approssimativamente in  30 € x 5250 bottiglie x 20 ha = 3.150.000 €, poco più di 150.000 € a ettaro coltivato.
Tolte le spese di coltivazione e trasformazione, conviene sempre.
I fondi comunitari ordinari – niente PNRR – finanziano agli Enti Locali il 100% degli investimenti nel settore dei rifiuti, da decenni.
La percentuale di finanziamento per la viticoltura eroica, per i privati, è di poco inferiore, con il vincolo di dover però anticipare l’investimento.
Analogo discorso vale per le strutture di trasformazione.

Sull’isola, all’inizio del ‘900, erano censiti oltre 300 ha di vigneto.
Cominciare da una ventina di ettari all’anno, a rimetterli in produzione, potrebbe essere un’ idea per risolvere due problemi, quello dei rifiuti e quello della salvaguardia  idrogeologica del territorio: oltre a quello del reddito familiare, per chi ci si mette.

Cosa potrebbe significare l’applicazione di questi “due conti” al contesto ponzese, è appunto facile facile…

1 Comment

1 Comment

  1. Biagio Vitiello

    18 Settembre 2023 at 13:11

    Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare…
    Aggiungo di aver notato che nell’articolo non si tiene conto della biomassa prodotta dall’agricoltura eroica esistente e di quella che si genera, dai giardini di Ponza, effettuando la pulizia e la potatura degli alberi (e della macchia mediterranea). Questa, bruciata in falò, va totalmente sprecata con il rischio di procurare degli incendi, mentre potrebbe essere triturata con apposita macchina e riutilizzata come compost

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