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Nel lampo dell’incontro

di Francesco De Luca

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So come in spiaggia sia gradito un racconto. Eccone uno.

   

Ci siamo incrociati al bivio della Panoramica. Stessa età e… compagni più che amici. Lui vive stabilmente a Formia e quando può viene a Ponza, dove ha casa, quella paterna.

Compagni nella fanciullezza e nell’adolescenza. Poi… lontani nei contatti ma non dagli occhi. E gli occhi, proprio loro, hanno trasmesso, nel lampo dell’incontro, un sentimento.

L’inverno scorso è stato anche lui morso dal morbo del secolo. Ha dovuto passare le traversìe che quella malattia impone a tutti, e ne è uscito. Questo è quanto ho saputo dalle voci correnti in paese. Io le ascolto senza trasporto perché conosco il veleno di cui sono intrise.

Pino, questo il nome, è una persona a modo. Sincera e leale, come sono quasi tutti i Ponzesi se non se ne condividono interessi economici.

Anche lui ora è in pensione, anche lui cerca di partecipare attivamente alla vita che scorre intorno, nutrendo interessi culturali di varia natura.

Ma lo sguardo non è sostanziato dall’intelletto, no. Quello sguardo era colmo di sentimento. Come faccio a dirlo? L’ho percepito intenso e fragile, altero e bisognoso di affetto. È stato un attimo:
“Ciao Pino, come stai ? “ . ho esordito. “ Bene, bene – ha risposto – e tu ?”
“Bene… come un pensionato che rincorre la salute del corpo… sempre in bilico…vacillante. Addò vaie?”
“Vado a fare la spesa, come ha comandato mia moglie” – e intanto si toglie dalla strada e si addossa al marciapiede.
Gli ho chiesto se andava al mare, lui che è un provetto subacqueo. Mi ha corretto: “Lo sono stato, perché adesso, con cuore scortato da pacemaker, non me lo posso permettere”.

Avverto, nello scrivere, che la china che sto prendendo mi porterà al ricordo, alla nostalgia, alla tristezza insomma: è la debilitazione della fisicità, la mancata esuberanza nella quotidianità, la tirannìa del sentimento che ingloba e tiene irretito tutto il rapporto. Il sentimento è qualcosa che bisogna manovrare con cura. Se ti ci abbandoni si finisce col credere che siamo nel migliore dei mondi possibili. Se, al  contrario, ne ostacoli gli influssi, la fredda razionalità ghiaccia ogni possibile sviluppo: siamo destinati all’estinzione.

Un utilizzo ponderato, forse, riporterebbe nel ring della vita l’equilibrio. Non c’è un destino prefigurato, e se, come si sottolinea con forza, l’umanità ha consumato ormai le intere risorse del pianeta, abbiamo il dovere di operare affinché si inverta la marcia.

In fondo Pino non è solo nel suo contrasto col tempo. Ci sono anch’io e con me tanti altri che possiamo dar valore alla vecchiaia e coglierne i profitti. Un cuore col pacemaker ha lo stesso empatico battito. 

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