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Conservatori

di Giuseppe Mazzella di Rurillo

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Alla richiesta da parte della Redazione di specificare a cosa si riferisse, precisamente, Giuseppe Mazzella ha risposto sinteticamente: Mi è venuta pensando che la post-fascista Meloni vuole fare “il partito conservatore”. Non ha dato indicazioni più precise, ma per inquadrare i termini del problema a cura della Relazione viene allegato in fondo al presente scritto un articolo da Stefano Folli da la Repubblica  dello scorso 4 maggio che definisce i termini della questione nelle sue linee essenziali.
Anche utile la voce corrispondente da Wikipedia: Conservatorismo

 

Conservatori
di Giuseppe Mazzella di Rurillo

Non riesco a capire e giustificare un partito che chiama se stesso “conservatore”. Non riesco a capire gli inglesi che ne fanno un partito con un simile nome da circa 200 anni. “Conservare” cosa? Il medio evo? Il voto solo ai maschi e non alle donne? La giornata lavorativa di 16 ore anche di domenica? I bimbi a lavoro duro anche a 9 anni? Gli omosessuali condannati alla castrazione chimica anche se geni della matematica o altra scienza? I bianchi superiori ai neri per colore di pelle? Gli ebrei razza inferiore e punita per l’eternità da cancellare dalla faccia della terra? Il Sud d’Italia abitato solo da pezzenti e braccianti agricoli al servo del duca, marchese, conte e barone? Solo i ricchi a scuola in scuole per ricchi ed i poveri consegnati non solo alla miseria ma all’ignoranza? É questa la “conservazione” fino all’appello del papa Pio IX da Gaeta dove lancia l’appello per la “restaurazione del civile principato”? Ed ancora del papa di Roma che definisce Mussolini “l’uomo del destino”?
É questo il testo politico dei “conservatori” in Italia ed in Europa?

G. M. – Direttore de “Il Continente”

Immagine di copertina. Frontespizio dell’articolo di Repubblica

In formato .pdf: Meloni e il partito dei conservatori. Da la Repubblica

1 Comment

1 Comments

  1. La Redazione

    21 Luglio 2023 at 09:05

    Coniugando il gran caldo di questi giorni e le differenze ideologiche tra ‘conservatori’ e ‘progressisti’, ci sembra pertinente all’articolo di base, questo aggiornamento dall’Amaca di Michele Serra, su la Repubblica di ieri, 20 luglio 2023

    L’amaca
    La rivoluzione dei figli
    di Michele Serra

    Il riscaldamento climatico è una questione politica – lo ha spiegato bene Paul Krugman – perché mette in discussione radicalmente i nostri comportamenti sociali e la nostra maniera di produrre beni e di consumarli.
    Questo spiega, per sommi capi, perché il negazionismo alligna quasi solamente a destra: la destra difende le tradizioni, ciò che già esiste ed è già noto e collaudato. Si è sempre fatto così, perché cambiare? Mentre l’ambientalismo radica soprattutto a sinistra perché, anche se la sinistra se ne dimentica sempre più spesso, è in quel campo politico e culturale che si mette in discussione il presente e si immagina un futuro diverso. Conservatore a progressista, in questa chiave, sono termini che tornano ad avere un significato abbastanza preciso.
    Quello che cambia, rispetto alla norma del Novecento, è che la forzatura ideologica, adesso, è quella della destra; la lettura pragmatica, quella della sinistra. L’evidenza scientifica è che il cambiamento climatico vede nell’azione umana la sua prima causa: siamo nell’Antropocene. Per difendere gli attuali assetti, dunque, la destra deve negare l’evidenza e ricorrere – ideologicamente – all’idea che il cambiamento climatico sia una fola, una malevola truffa volta a minare le solide, sane basi del mondo così come è sempre stato, quello dei padri, dei nonni, dei nonni dei nonni.
    Ad andarci di mezzo sono i figli. Ci sono dunque buone ragioni per sperare in una rivoluzione dei figli. In Occidente sono stretta minoranza, ma nel resto del mondo sono una marea.

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