Musica

Gli anni ’90. Breve il tempo dei Nirvana (seconda parte)

trascrizione a cura di Sandro Russo della presentazione di Alessandro Alfieri al Teatro Manzoni, del 15 febbraio 2023

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Per la prima parte, incluso il video completo della serata, leggi e ascolta qui

Vediamo nell’immagine qui sopra le copertine di due degli album dei Nirvana; sono stati quattro in tutto (1): il secondo (il più famoso) intitolato Nevermind e il quarto In utero.
Dall’89 al ’94, in cinque anni quattro album che rivoluzionano il rock e hanno un grande impatto sulla cultura in generale, tanto che Nevermind è stato definito il disco più importante degli anni ’90. In utero è del 1993 (trent’anni fa!).
Guardando le due copertine appaiate si rileva un elemento di continuità. Il neonato nell’acqua e l’utero materno, l’ambiente acquoreo dove tutto è quiete. Come tornare a questo stato? Sappiamo qual è stata la soluzione trovata da Kurt Cobain.
Elementi in comune tra le copertine, ma anche ambiguità. Il neonato che nuota beato viene attirato dall’amo del denaro; il mare del consumismo, da cui è impossibile uscire? Dove il successo stesso (per quanto cercato) può diventare dolore.

La seconda delle tre parole chiave che ho proposto è: Cinismo

I Nirvana sono sarcastici e critici nei confronti dello Star system; si dicono portavoce dei loosers (perdenti), in contrapposizione agli yuppies (2) e comunque in nessun modo si richiamano agli hippies, che era stato il mondo dei loro genitori). Quindi i Nirvana navigano nel vuoto ma proprio per questo rappresentano un punto di riferimento per una generazione che non si riconosceva nell’ideale borghese e nel consumismo.

Nel 1983 esce un libro molto significativo per comprendere la complessità di questo fenomeno. In buona fede e con una certa dose di ingenuità i Nirvana e la  generazione che in essi si riconosceva di tirarsi fuori dal consumismo massivo, mentre il mercato ti divora e utilizza le stesse azioni che intraprendi per combatterlo.
Il libro di Peter Sloterdijk Critica della ragion cinica (3), definisce il cinismo come un concetto dialettico che esprime due tendenze opposte. ‘Cinico’ è il broker di Wall Street che si arricchisce utilizzando ogni mezzo lecito e illecito, ma ‘cinico’ è anche il punk londinese che a vive a somiglianza di Diogene dei cani (4).

Cosa hanno in comune il cinico profittatore e il cinico rivoluzionario? Entrambi sanno come stanno le cose: il  primo sfrutta a suo vantaggio questa sua consapevolezza, l’altro la mette al servizio della rivoluzione.
Le due facce del cinismo sono incarnate da una parte da Kurt Cobain e i Nirvana; dall’altra dal mercato. I primi avevano più volte ironizzato sulla cultura televisiva, sulla musica pop di facile consumo, sull’invadenza del mercato; ma loro malgrado sono parte di quello stesso sistema.

Lo possiamo constatare dal prossimo video, In Bloom, tratto sempre da Nevermind (il video è del 1991).

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Nel testo c’è ironia nei confronti dei Beatles mentre gli inserti demenziali, apparentemente nude-look del video, esprimono un bipolarismo (o una franca schizofrenia) che è presente nello stesso Kurt Cobain, che alternativamente disprezza “il mercato” e poi entra in depressione quando il suo singolo di turno è scalzato dalla testa delle classifiche.

In effetti il “cinismo” dei Nirvana diventa estremamente utile e sfruttabile ai fini commerciale (analogamente a quanto accadde per il movimento punk), grazie al particolare trasformismo e alla capacità di metabolizzazione del ‘sistema. Al tempo non furono i Nirvana ad adeguarsi al mercato capitalista, ma l’industria discografica a “riconfigurarsi” in funzione loro. Così che ogni protesta è assorbita, metabolizzata e ‘risputata’ come prodotto. È un meccanismo che i giovani d’oggi conoscono meglio e al riguardo hanno maggiori capacità di difesa.
Concetti espressi da Mark Fisher (5) (1968-2017), filosofo inglese anche lui morto suicida nel suo libro Realismo capitalista: “Con la sua straziante rabbia, la sua inedia senza scopo, il leader dei Nirvana sembra l’esausta voce dell’avvilimento che attanaglia la generazione venuta dopo la fine della storia”.
Kurt Cobain sapeva di essere soltanto un altro ingranaggio dello spettacolo che comunque deve continuare (The show must go).

La morte di Kobain, il 5 aprile del 1994, con un colpo di fucile alla testa (6), ribadì la sconfitta e l’incorporazione nel sistema delle ambizioni utopiche e prometeiche del rock.

La terza parola chiave di questa esposizione è Morte, con sottesa un’ipotesi di riscatto.
La morte di Kobain si può leggere come un sacrificio cristico, come un messaggio alla sua generazione.

Ne parliamo presentando il video dei Nirvana forse più bello; con reminiscenze pasoliniane (7). Ora non se i Nirvana conoscessero Pasolini; certo lo conosceva Anton Corbyn, video-maker e regista di video (ha lavorato anche con i Joe Division e i Depeche Mode)(8).

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Nota del trascrittore
Avrò bisogno di una terza puntata, dato anche lo spazio che hanno preso le note di questa seconda parte, per presentare l’ultima parte della trattazione di Alessandro Alfieri e gli ultimi pezzi dei Nirvana.
A presto

 

Note (a cura di Sandro Russo)

(1) – Album dei Nirvana: In studio: Bleach (1989);  Nevermind (1991);  In Utero (1993). Dal vivo: MTV Unplugged in New York (1994). Diversi altri sono stati pubblicati successivamente al ’94, dopo la morte di Kurt Cobain. I Nirvana non sono stati l’unico gruppo ad aver pubblicato pochi album; basti pensare ai Joe Division (1 album); Jeff Buckley (1-2 album); Sex Pistols (quattro dischi  singoli e un album in studio dal titolo: Never Mind the Bollocks, Here’s the Sex Pistols (1977) (Sbattitene i coglioni, ecco i Sex Pistols).

(2) – YUP, acronimo di Young Urban Professional; diffusosi internazionalmente a partire dagli anni ottanta, sta ad indicare un professionista o imprenditore giovane e “rampante” che abbraccia la comunità economica capitalista ed in essa trova realizzazione.

(3) – Peter Sloterdijk: Critica della ragion cinica (1983 – Ed. ital. 2013) (con evidente, ironico riferimento a Kant di Critica della ragion pura (1781) e Critica della ragion pratica (1788).
“Cinismo” è oggi sinonimo di insensibilità, di un’amara disponibilità a farsi complice di qualsiasi cosa a qualunque prezzo. Ben altra natura possedeva il cinismo degli antichi, o quello che Nietzsche chiamava cynismus, una forma estrema di autodifesa che opponeva alla minaccia dell’insensatezza sociale un nucleo irriducibile di sopravvivenza, la sfrontatezza vitale di una filosofia vissuta. Se il cynicus Diogene viveva in una botte, il “cinico” moderno aspira invece al potere e al successo. “Critica della ragion cinica” parte da questa contrapposizione per rileggere l’intera storia della filosofia, sottoponendo a una serrata analisi il rapporto tra intellettuali e apparati di potere e il relativo strascico di sangue e ideologie.

(4) – Diogene di Sinope, detto il Cinico (412 a.C. circa – 323 a.C.), è stato un filosofo greco antico. Considerato uno dei fondatori della scuola cinica (insieme al suo maestro Antistene) rinnega tutto l’insieme dell’apparato socio-culturale perché è consapevole della vanità del tutto.
Famoso (e raccontato in molti modi) fu il suo incontro con Alessandro Magno. Qui Plutarco: “Il re in persona andò da lui e lo trovò che stava disteso al sole. Al giungere di tanti uomini egli si levò un poco a sedere e guardò fisso Alessandro. Questi lo salutò e gli rivolse la parola chiedendogli se aveva bisogno di qualcosa; e quello: “Scostati un poco dal sole”. A tale frase si dice che Alessandro fu molto colpito e grandemente ammirò la grandezza d’animo di quell’uomo, che pure lo disprezzava (…) [Da Plutarco, Vite parallele, Vita di Alessandro Magno; fine I, inizio II secolo].

Jean Léon Gérôme. Diogene di Sinope. 1860

(5) – Mark Fisher, noto anche con lo pseudonimo di k-punk (1968 – 2017), è stato un filosofo, sociologo, critico musicale, blogger e saggista britannico. Nei primi anni 2000 ha acquisito notorietà come blogger sotto lo pseudonimo di k-punk, per poi diventare famoso per i suoi scritti riguardanti politica, musica e cultura popolare. Ha pubblicato diversi libri, tra cui Realismo capitalista (2009), opera che ha ottenuto un inaspettato successo. È morto suicida nel gennaio 2017, poco dopo la pubblicazione del suo ultimo libro, The Weird and the Eerie (2017).

(6) – La morte di Kurt Cobain. Un precedente tentativo di stordirsi con farmaci e alcolici (con esito in coma) era già avvenuto durante un soggiorno di Kurt Cobain con la moglie Courtney Love a Roma nel marzo ’94. Gli venne praticata una lavanda gastrica al Policlinico Umberto 1 e fu poi portato al Rome American Hospital (Tor Sapienza, Prenestino).
Stranamente non lo incrociai al Polly (dove lavoravo) ma per caso al Rome American Hospital, dove ero andato per una consulenza proprio in quei giorni. Il primario (che conoscevo) mi disse che erano sotto stress perché avevano appunto ricoverato in terapia intensiva il nostro Kurt, che però per quella volta gli era andata bene.
Per la morte, si cita sempre con macabro interesse “Il club dei 27”, degli artisti morti esattamente a quell’età. Oltre a Kurt Kobain, Janis Joplin, Jim Morrison, Brian Jones (dei Rolling Stones), Jimi Hendrix, Amy Winehouse, e ultimo (nel 2020) Harry Hains (degli America Horror Story). Ricordavo qualcosa anche di James Dean, e sono andato a controllare: è morto a 24 anni (per incidente stradale), mentre Heath Ledger (Il cavaliere oscuro – Christopher Nolan, 2008) è morto a 29 anni (per assunzione poli-farmacologica).

Murale dedicato ai componenti del Club 27 nella città di Tel Aviv, Israele

(7) – Il maggior riferimento a Pasolini riguarda il film La Ricotta, quarto episodio del film RoGoPaG, scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini (1963). Gli altri episodi sono: Illibatezza di Rossellini, Il nuovo mondo di Godard, Il pollo ruspante di Gregoretti.

(8) – Al di là del successo della canzone, per molti Heart Shaped Box è soprattutto il visionario video diretto da Anton Corbijn. Alla sua uscita diventò il più programmato su MTV, aggiudicandosi due Video Music Awards, e uno dei più iconici tra quelli dei Nirvana.
Il risultato dell’interazione tra Corbijn e i Nirvana fu un video surreale che combinava l’immaginario di Cobain ad alcune licenze prese dal regista che realizzerà anche un director’s cut, con differenze minime.
Il video comincia e termina con i membri della band seduti in una sala di un ospedale che guardano un uomo anziano in un letto e attaccato a una flebo. La gran parte delle scene, però, ha luogo in una surreale ambientazione che ricorda l’immaginario mondo del mago di Oz. Mentre la band canta la prima strofa, l’anziano dell’ospedale sale e si posiziona su una croce, su cui sono appollaiate delle cornacchie. La seconda strofa introduce una bambina vestita come un membro del Ku Klux Klan che salta nel tentativo di toccare dei feti umani che pendono da un albero, e una donna grassa con indosso un costume sul quale sono dipinti degli organi umani e con della ali d’angelo attaccate sulla schiena (quest’ultima riprende l’immagine di copertina di In Utero). Nell’ultima parte, il video mostra la sola band che suona il ritornello del brano, mentre Cobain sposta ripetutamente la faccia dall’obiettivo della telecamera.

[Gli anni ’90. Breve il tempo dei Nirvana (seconda parte) – Continua]

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