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Crimini di guerra italiani in Grecia nell’ultima guerra

di Fabio Lambertucci

 

Alla Redazione di Ponzaracconta
il mio pezzo sui crimini di guerra italiani in Grecia, già pubblicato per esteso sul sito (leggi qui e qui), è ora anche (in commento sintetico) sul nuovo numero di “Focus Storia” n° 191 settembre 2022 (in edicola dal 13 agosto) alle pp. 4-5.
Fabio

La redazione approfitta della comunicazione di Fabio Lambertucci, per presentare, oltre al ritaglio del commento in questione, la copertina e l’indice del mensile Focus Storia, sempre interessante e ricco di stimoli.

Da “La pagina dei lettori”. L’eccidio italiano di Domenikon.
Fabio Lambertucci, Santa Marinella (Roma).

Essendo rimasto indignato dopo aver letto l’articolo “Nessuno ha pagato” di Simone Cosimelli sulla mancata Norimberga dei crimini di guerra italiani nella Seconda guerra mondiale (Focus Storia n° 190) e aver visto la foto delle vittime civili greche uccise dai soldati italiani a Domenikon (Tessaglia) il 16 febbraio 1943, vorrei ricordare questo eccidio con le parole del giornalista e germanista Enrico Arosio (Milano, 1957) che in un articolo su “L’Espresso” del febbraio 2008 intitolato – “Grecia 1943: quei fascisti stile SS. Domenikon come Marzabotto. Oltre 150 uomini fucilati per rappresaglia. Un documentario alza il velo sulle stragi del nostro esercito. Occultate” – scrisse: “I partigiani avevano fatto fuoco dalla collinetta quando il convoglio aveva rallentato in curva a un chilometro dal villaggio di Domenikon. Erano morti nove soldati italiani. Dunque i greci andavano puniti: non i partigiani, i civili. Domenikon andava distrutta. Per dare a tutti “una salutare lezione” come scrisse poi il generale Cesare Benelli (1885-1943) che comandava la 24a Divisione Pinerolo. “Qui al villaggio prima i soldati italiani venivano per un’ora o due, flirtivano con le donne, poi se ne andavano. A Elassona avevano fidanzate ufficiali. Erano dei dongiovanni” racconta un contadino davanti alla cinepresa. Prima sì. Non il 16 febbraio 1943. Quel giorno gli “italiani brava gente” si trasformarono in bestie. L’eccidio di Domenikon, la piccola Marzabotto di Tessaglia è un crimine italiano dimenticato in stile nazista, solo un po’ meno scientifico. Fu il primo massacro di civili in Grecia durante l’occupazione e stabilì un modello. Il primo pomeriggio gli uomini della Pinerolo circondarono il villaggio, rastrellarono la popolazione e fecero un primo raduno sulla piazza centrale. Poi dal cielo arrivarono i caccia con il fascio littorio. Scesero bassi rombando, scaricando le loro bombe incendiarie. Case, fienili, stalle bruciarono tra le urla delle donne, i muggiti lugubri delle vacche. Gli italiani glielo avevano detto, raccontano i vecchi paesani: “Vi bruceremo tutti!”. Il maestro che capiva la nostra lingua avvertì: “Mamma. Ci ammazzano tutti!”. Molti non avevano mai visto un aereo. Al tramonto, raccontano i figli degli uccisi, le famiglie di Domenikon furono portati sulla curva dei partigiani. Dopo essere stati separati dalle donne, tra pianti e calci, tutti i maschi sopra i 14 anni fu ordinato sarebbero stati trasferiti a Larissa per interrogatori. Menzogna. All’una di notte del 17 gli italiani li fucilarono nel giro di un’ora e i contadini dovettero ammassarli in fosse comuni. “Anche mio padre e i suoi tre fratelli” ricorda un vecchio rintracciato da Stathis Psomiadis, insegnante e figlio di una vittima che si è dedicato alla ricostruzione dell’eccidio. La notte e l’indomani i soldati della Pinerolo assassinarono per strada e per i campi pastori e paesani che si erano nascosti: fecero 150 morti. E’ tutto ricostruito nel documentario “La guerra sporca di Mussolini” (2008) diretto da Giovanni Donfrancesco”.

Fabio Lambertucci, Santa Marinella (Roma)

Copertina: Un’immagine-simbolo della campagna di Grecia. Mussolini spinge la sua macchina rimasta impantanata nel fango (1941)

1 Comment

1 Comment

  1. Pasquale Scarpati

    19 Agosto 2022 at 19:05

    L’articolo di Fabio Lambertucci circa l’eccidio perpetrato dagli italiani in Grecia mi ha spinto a scrivere qualcosa a mia volta (in arrivo sul Sito – ndr).
    La storia è galantuomo perché con il tempo sfata miti e leggende (“italiani brava gente” , altri “sempre bravi come cavalieri senza macchia e senza paura” o altri “ sempre cattivi”) oppure ne crea di nuovi.
    Leggendo l’articolo mi sono chiesto: I greci commemorano l’eccidio di Domenikon così come noi facciamo con Marzabotto o Sant’Anna di Stazzema o altri? (ma so bene che molti altri sono “ dimenticati” come erano state dimenticate “le Foibe” fino a non molti anni fa).
    Spesso si cammina sulla “lama del rasoio”. Infatti, ad esempio, con la guerra in atto si sottilizza sui “crimini di guerra” e su quelli “contro l’umanità”. Volendo così giustificare la parola “crimine”! La quale è sì una parola ma, concretamente, si traduce in un’atroce e crudele violenza nei confronti di altri!
    Quale insensatezza!
    Un saluto da Pasquale

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