Usi e Costumi

Il bagno di Giovanni

di Francesco De Luca

Giovanni chi? Lo capirete alla fine. Andiamo con ordine.
Giovanni è un compaesano mio coetaneo (nato tra il 1946 e il 1950).
Cosa ha di particolare il suo bagno in mare?
Ha tutte le caratteristiche del bagno della nostra generazione.
E cioè?
Cioè il bagno, in quanto tempo trascorso in mare nella località più prossima e più godibile, non era un ‘passare il tempo in acqua’.
Questo poteva valere per i turisti e forse lo vale ancora, ma per Giovanni immergersi nell’acqua significava e significa scovare le tane dove il polpo si cela.
Eccolo… ci sono tanti gusci di conchiglie… lì… davanti ad piccolo incavo… c’è il polpo acquattato. Oppure nel fondale ghiaioso, al riparo di un masso, ci sono gli sconcigli. Uno qua, uno più in là, a demarcare l’area di predazione. All’interno della quale, sui massi sono disseminate le patelle, più si va in fondo più si trovano quelle grosse. Nella stessa area, a circa tre – quattro metri di profondità, ci sono i ricci. Diversificati: quelli ‘neri’ sono i ‘maschi’ (così li identificavamo noi, erroneamente ); quelli color ‘viola-pallido’ sono le ‘femmine’, con le uova. Tutto sbagliato: il colore distingue due diverse specie di ricci.

Se nell’escursione pignola in un angolo, al riparo dal sole, sotto un masso, Giovanni scorge una ‘tufella’ (conchiglia), allora cocciutamente cerca i luoghi similari, perché ’a tufella’ non è mai sola. E, se è fortunato, in una zona abbastanza nascosta, anche se a poca profondità, trova un ammasso di ‘tufelle’, probabilmente in procinto di fecondazione. In questo caso ne prende in abbondanza. Questo contro il buon senso perché si stupra la natura nelle sue manifestazioni più naturali.

Giovanni insomma si bagna con lo scopo preciso di predare, di raccogliere tutto ciò che è commestibile. Con sé ha infatti l’immancabile coltello e il sacchetto alla cintola.
Il coltello può servire contro una patella riottosa o contro uno ‘sfunnelo’ (cozza pelosa) ostinato a non lasciare lo scoglio. Il sacchetto serve per deporvi ogni cosa. Anche il guscio di una ‘patella reale’, o di un riccio scarnificato, o di un murice, di quelli tanto belli da fare da soprammobile.
Per lui il bagno è una impresa, combattuta con l’apnea e la destrezza, contro il mare e i suoi abitanti, restii a lasciare il posto dove sono aggrappati. Prendere il sole è qualcosa di impensabile, così come stare stesi sula sabbia.

Cosi si comporta Giovanni ma lo facevamo tutti noi. Oggi lo fa lui.
A malincuore perché convinto che la natura e il mare vanno aiutati nella sopravvivenza. Le abitudini sono difficili da lasciare. E così Giovanni si impone di non andarci al bagno. Piuttosto che sentirsi in colpa preferisce rinunciare. Lui proprio non sopporta che i luoghi del suo diletto si presentino, ora, privi di vivacità biologica. Privilegia la rinuncia e non vedere la vittoria dello sconcio.
Più consapevolezza e meno consumo.
Avete capito chi è Giovanni? No? Mettete un volto qualsiasi dei miei coetanei (compreso il mio) e ci avete preso.

1 Comment

1 Comment

  1. Sandro Russo

    23 Luglio 2022 at 13:26

    Quando si dice le coincidenze. Anch’io ho un amico del genere, ma non frequentando più Ponza da alcuni anni, ne ho esperienza per il versante campagnolo.
    Quando arriva da Roma, Giovanni (chiamiamolo così per sottolineare le similitudini) annusa in giro… giusto il tempo di prendere un caffè e si butta per campi.
    C’è una frase in dialetto ponzese per descrivere questa attitudine: …Chille va p’a ratta! …va per rubare, sgraffignare quello che trova. E qui da me si trova sempre qualcosa, con variare delle stagioni… I kiwi restati sulla pianta dalla raccolta precedente, frutta di qualche tipo, anche da far maturare il casa, come i kaki o le sorbe, frutta che nessuno vuole come le giuggiole (in ponzese chiéchiere: leggi qui) (o ne arriva troppa tutta insieme come le feijoe (feijoa selloviana): sconosciuta ai più, ma a Ponza almeno Isidoro Feola e Biagio Vitiello la conoscono). Per non dire degli asparagi e delle olive, quando è la stagione…
    Poi c’è l’immancabile giro per l’orto: l’aglio fresco per cui lui ha una vera passione e qualche peperoncino piccante che è rimasto a seccare sulla pianta.
    Quella che Giovanni fa a casale non è una vera ratta, perché ha il permesso, anzi l’attiva collaborazione del proprietario. Ma ancora di più… siccome siamo amici, abbiamo realizzato e teorizzato che siamo complementari: io piantatore – coltivatore, lui fruitore – raccoglitore. Una simbiosi quasi perfetta.
    Mi sorge quasi il dubbio che l’amico di Franco De Luca e quello mio possano essere la stessa persona!

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