Aneddoti

Ponza raccontata da Paolo (13) La caccia sull’isola, negli anni ’50

di Paolo Iannuccelli

Grandi battute di caccia a Ponza negli anni Cinquanta; affluivano sull’isola cacciatori da ogni parte richiamati dal passo degli uccelli migratori.
Qualche incidente si è verificato in quel periodo, uno piuttosto grave.
Un facoltoso italo-americano arrivato appositamente per la caccia fu al centro dell’attenzione, vestito di rosso come usano in America i cacciatori di cervi. Due colpi in rapida successione colpirono un contadino ponzese intento a lavorare accanto a un filare di vite.
I pallini centrarono il malcapitato anche in viso ma senza ledere la vista che anzi si schiarì notevolmente vedendo i bigliettoni verdi elargiti dall’americano per evitare guai con la giustizia. Potere del dollaro!

Fino agli anni ’50 a Ponza la caccia era fonte di reddito, trappole ingegnose erano presenti ovunque. Poi la selvaggina cominciò a diminuire, i cacciatori con le nuove norme governative si adeguarono lentamente; ma una grande passione non si ferma in pochi anni e Ponza non ha fatto eccezione.


Uno dei posti più frequentati era la Scarrupata, un luogo dirupato e accidentato, con strapiombi e spuntoni, testimonianza di un evento calamitoso di vasta entità. Una selvaggia bellezza specialmente in primavera, un paesaggio ancestrale.
Le quaglie, al tempo della migrazione giungevano a milioni dopo la fatica del lungo trasferimento, si posavano fiduciose su questa striscia di terra, sicure di avere trovato tranquillità. Gli uccelli avevano compiuto il lungo viaggio di notte per sottrarsi alle insidie dei predatori diurni, affrontando i pericoli. All’alba ecco finalmente apparire l’area in fondo alla Scarrupata ma appena il cacciatore sguinzaglia i cani che fanno riprendere il volo alle quaglie partono i pallini infuocati.
Le scene offerte dalla natura sono gratuite e coinvolgenti.

Sopra un dirupo aveva nidificato una coppia di falconi ormai grandicelli, bello vedere i movimenti e udire i pigolii reclamanti il cibo. A turno si portavano a bordo del nido e sporgendo il sederino emettevano un liquido che imbiancava la roccia sottostante.  L’incanto era vedere le manovre degli adulti che riuscivano a scorgere l’arrivo delle quaglie ritardatarie, assistere alla caccia dei falconi era un vero spettacolo. I pulcini crescevano, avevano ormai raggiunto le dimensioni degli adulti, battevano le ali dando vita a qualche fraterna zuffa. Un giorno i genitori cominciarono l’addestramento della prole, uno degli adulti si portò in alto con un uccello nel becco e lo lasciò cadere rasente il nido, vedendolo passare i piccoli fecero qualche movimento per catturarlo ma non si sporsero più di tanto. L’uccello precipitò ma, più sotto, l’altro falcone lo ghermì a volo, la cosa continuò fino a quando uno dei pulcini si lanciò al passaggio della preda morta e potè approdare su una piana per consumare l’agognato pasto.
Cose da Scarrupata.

 

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