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Letizia Battaglia, “Per pura passione”

di Patrizia Maccotta

Nata il 5 marzo 1935, a Palermo, morta il 13 aprile scorso, a Cefalù, Letizia Battaglia ha rispettato le due anime del suo nome. Perché lieta doveva esserlo per amare così tanto la vita da impegnarsi con tale generosità in tutte le attività che ha svolto, e battagliera lo è stata di sicuro per testimoniare senza sosta le vicende sociali e politiche dell’Italia con le sue immagini.

Sono numerosi gli articoli usciti in questi giorni che ne hanno ricordato le molteplici attività come collaboratrice al giornale L’Ora di Palermo, come fondatrice, insieme al suo compagno Franco Zecchini (1953),  nel 1974, dell’Agenzia “Informazione fotografica”, come animatrice culturale, come ambientalista, come assessore comunale, sempre a Palermo, e come assessore regionale. Era conosciuta nel mondo e aveva vinto premi prestigiosi. Le Monde l’ha ricordata come “Photographe et militante antimafia”.
Eppure io non la conoscevo…

Roma, Museo del Maxxi 23 11 2016. Inaugurazione Mostra [©Musacchio & Ianniello]

Dal 25 novembre del 2016 al 17 aprile del 2017, il Maxxi di Roma organizzò una grande esposizione delle sue fotografie. Io non sapevo chi era: sono tanti i fatti e le persone che non conosco, ma sono grata alla mia ignoranza perché mi permette di essere ancora curiosa e di avere in questo modo, a volte, delle splendide sorprese.
Avevo sentito, comunque, che era una fotografa celebre ed impegnata. E siccome nel mio piccolo, nel mio piccolissimo-minuscolo piccolo,  mi è sempre piaciuto fotografare illudendomi di fissare per sempre il tempo ed i luoghi, decisi di andare alla mostra.
“Per pura passione” l’aveva intitolata, probabilmente, il suo curatore Paolo Falcone.
Mai titolo fu più appropriato. Fui subito coinvolta dai duecento scatti , dai filmati, dagli articoli di giornali e dalle interviste che testimoniavano quarant’anni della vita di Letizia ed il suo impegno nella società italiana. Le fotografie erano ovunque: le persone camminavano tra grandi pannelli sospesi tra il soffitto ed il pavimento come in un labirinto di riprese, di denunce  e di sdegno. Altre immagini, di formato inferiore,  ricoprivano le pareti. Ero circondata da volti e da corpi.
I volti di Pier Paolo Pasolini, di Franca Rame, di Piersanti Mattarella, di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino. I volti di Salvo e di altri boss della mafia. I corpi dei morti per mafia e i corpi delle folle e delle manifestazioni di protesta a Milano negli anni 70; i corpi ed i volti degli ospiti dell’ospedale psichiatrico di Palermo con il quale Letizia collaborò proponendo attività culturali e laboratori teatrali.

La foto del delitto Mattarella. Palermo 6 gennaio 1980

Mi colpirono, soprattutto, i volti delle persone comuni ed i volti dei bambini. Mi ricordo un gruppo di ragazzini: uno di loro teneva una pistola e un altro, se il mio ricordo è giusto, teneva… un dito in bocca. Ormai celebre in tutto il mondo, la bambina col pallone, con il suo braccio sinistro alzato ed il vestito leggero che fascia il suo corpo minuto. Come un libro richiama altri libri, la fotografia di quella bambina richiama la fotografia di un’altra adolescente dallo sguardo luminoso ed intenso: Sharbat Gula nella foto che Steve Mc Curry scattò in un campo profughi afgano, a Peshanvar, nel 1984 e che la rivista National Geographic fece conoscere. Avevo incrociato l’azzurro di quello sguardo qualche anno prima al Macro Testaccio nel dicembre del 2011 (su Steve Mc Curry, sul sito, leggi qui, qui e qui).

Sì, ero circondata da volti e da  figure, da persone sulle immagini e nelle sale da persone intorno a me perché erano veramente tanti i visitatori. E sono uscita, sentendo ancora vibrare la passione di quella donna che aveva ritratto e amato l’umanità intera nel bene e nel male, felice di essere andata a conoscerla.

La bambina con il pallone e le mille lire

1 Comment

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  1. Tano Pirrone

    24 Aprile 2022 at 10:02

    Nel decennio vissuto a Palermo – tutti gli anni ’70 – numerosissime furono le manifestazioni sindacali e politiche cui partecipai (sinistra Cisl, quarta componente, ché della stalinista Cgil siciliana non ci fidavamo: arrivavano sempre con le conclusioni già scritte e se ne fottevano delle posizioni espresse dal sindacato di base, e manifestate sempre con rispettosi ma decisi e perfettamente orientati interventi). In quella componente erano ospitati i militanti della Nuova Sinistra (Psiup, Democrazia Proletaria, Il Manifesto ecc.). Numerosissime le manifestazioni sindacali o politiche, dicevo, con cortei spesso agitati. A fianco di quei cortei camminava sempre una donna, bella e battagliera come un’antica dea greca… non portava lancia o scudo, ma una macchina fotografica, e il suo volto era sempre serio, come se recasse – a fianco di coloro che pacificamente ma con decisione manifestavano i loro bisogni e le loro proposte – un sostegno, un aiuto. Oggi, nell’era in cui la documentazione fotografica universale è un vomito verde violetto che per abbondanza e superficialità copre ogni realtà con i milioni di realtà individuali, riesce difficile comprendere quanto fosse importante la presenza di quella donna a fianco dei cortei dei lavoratori. Era la certezza di essere rappresentati con dignità e verità, perché lei era Letizia Battaglia e le pagine dove le foto accompagnavano giuste, equilibrate prose di commento erano quelle dell’Ora, giornale dal forte impianto vittoriniano, con una grande foto in prima pagina ad indicare senza incertezze il focus dell’informazione di quel tal giorno.
    La ricordo così, compagna fra i compagni, dea militante con la sua lancia a forma di fotocamera, senz’altro scudo se non quello della sua forza, il volto serio e lo sguardo attento, ultimo segnale di una classicità che andava scomparendo.

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