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Così va il mondo

di Pasquale Scarpati

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Riflessioni sulla vita e sulla morte a proposito dei due articoli di Franco De Luca (leggi qui e qui).

Diceva Pirandello che nessuno è più vero dei personaggi perché essi sono tali e così devono rimanere tali altrimenti non sarebbero più tali. Anche le loro idee restano sempre uguali: non possono e non devono cambiare.
Noi umani, invece, abbiamo idee mutevoli (da cui nascono poi i personaggi che, invece, per paradosso hanno idee… statiche, fisse). Queste, infatti, possono mutare o rimanere sempre le stesse.
Alcuni asseriscono che perseverare nelle proprie idee sia un male (riduce, tra l’altro, la mente in schiavitù), altri, invece, pensano che il male sta nel mutare continuamente le proprie idee (si potrebbe essere tacciati di inaffidabilità).
Qualcun altro aggiunge che bisogna difendere le proprie idee (quali?) altrimenti: o queste sono puerili, inconcludenti oppure è l’uomo che è pusillanime. Vacci a capire!

Il Dio adorato nella mia fanciullezza era diverso da quello di oggi. Era più esigente, formale, rigido. Pretendeva incensi, processioni e riti lunghissimi, amava gli uomini ginocchioni, era più propenso a punire che a perdonare. Ricordo ad esempio che era prerogativa soltanto delle mani del sacerdote poter toccare l’Ostia consacrata. Guai se fosse stata toccata dalle nostre mani impure o peggio ancora se fosse caduta a terra! Lo stesso Dio bandiva, in modo categorico se non feroce, ogni altro Credo. Addirittura il venerdì Santo si orava contro coloro che avevano osato crocifiggere il Cristo. Forse ha cambiato idea? E quante volte l’ha fatto nel corso dei secoli! Anche Lui!? Penso, invece, che sia sempre lo stesso. Ma… c’est le monde.

Una persona disse rivolgendosi al giudice, accusando il suo avversario: – Signor giudice, questo è più bugiardo di una lapide!
Il giudice rimase meravigliato: – Che vuol dire? – chiese.
Quello candidamente rispose: – Ha visto mai che su una lapide ci sia scritto peste e corna del sepolto?
Ipocrisia oppure, forse più semplicemente, la morte anche negli epitaffi funge da… livella! Niente di tutto questo, semplicemente… C’est le monde.

Perché si intitola qualcosa (piazza, stadio, ecc.) o si fanno gli elogi post-mortem? Forse che “quelli di là” si rallegrano o si rattristano? Non credo. Non possono pensare come la pensiamo quaggiù altrimenti sarebbero tutti… “dannati”.  Anche nell’aldilà si roderebbero il fegato, si suiciderebbero oppure si scannerebbero a vicenda perché, su questa Terra, nessuna cosa va al cento per cento o costantemente, secondo i nostri/loro desideri. Chi ha una croce, chi un’altra. La stessa, poi, non la si sopporta alla stessa maniera e così via. C’è poi chi muta lo stato dei luoghi che già a loro volta erano stati cambiati dai predecessori. Tutto ciò a quelli di là dispiace o è gradito? Chi lo sa!?
Ognuno di loro potrebbe dire: – Ma perché su quella targa si è scritto così! Perché hai demolito la parracina che io avevo sistemato con tanta fatica. Perché hai sradicato quella pianta che io ho fatto nascere ed ho allevato con tanto amore!? …E così di seguito o per meglio dire risalendo nei secoli e nei millenni.
Perché si agisce in questo modo?
Pour le monde ma di quel momento storico. Perché, in seguito, potrebbe giungere un vento dal quadrante opposto che spazza via e sostituisce targhe, butta giù statue e simulacri; soffia talmente forte da fischiare nelle orecchie e non far sentire nulla; rende gli occhi una striscia talmente sottile che non si riesce a veder nulla o si vede in modo distorto. Ognuno rimane arroccato nelle proprie posizioni. Se si sente assediato, contrattacca. A volte, purtroppo, ci vogliono bombe e cannonate per sturare le orecchie e far sgranare gli occhi. Purtroppo… c’est le monde.

I funerali… chiesa, piazza gremita di gente. Qualcuno al termine della funzione rivolge al pubblico e al defunto delle parole. Mi chiedo : perché le prepara in anticipo, perché le legge?  Forse ha paura di dire banalità, di sbagliare? Ha paura di dimenticare la frase ad effetto? Perché non parla, invece, a braccio? Perché almeno in queste occasioni non si lasciano nel cassetto i discorsi ufficiali? Ma…
Ciò che rimane, invece, è il fatto, l’accaduto. Un po’ come quando si discute su un evento storico. Il fatto rimane tale. Poi, su di esso, si possono tessere mille ipotesi. Ma quello tale è e tale rimane, non si può cambiare. Così va il  mondo, che ama ordire per cercare di cambiare ciò che stato determinato dal fatto. Ma non si sa quale piega prenderà questo cambiamento. C’est le monde!

Penso che sui manifesti funebri bisognerebbe scrivere: si dispensa dalle visite, dai fiori ed anche dai…funerali. Tanto:
–  le preghiere il morto se le dice da sé (le conosce già o le apprende in quel momento);
– A lui, defunto, non interessa se ci sono poche o tantissime persone;
– Molte o forse la maggior parte delle persone partecipanti, invece di andare lì a perdere tempo, potrebbero continuare i loro affari. Tanto il corpo sta lì ma la loro testa o il loro cuore è altrove… Pompa ’i munn’ – dicevano gli antichi! Ma: c’est le monde

Infine c’è qualcuno che ci tiene veramente (e anche questo è opinabile) e non fa mancare un fiore sulla tomba (a volte, però, non in vita!). Meglio sarebbe, però, farlo a distanza di tempo. Perché anche in questo caso, all’inizio, è tutto un “florilegio”, poi con il trascorrere del tempo si vedono quelle tombe spoglie, malinconiche, che a volte cadono a brandelli. Danno il senso della nullità, della tristezza, dello scorrere inesorabile del tempo ed anche, a volte, del modo di pensare di chi è rimasto in vita.
Il modo di pensare, a sua volta, è dovuto ai valori: quelli che sono stati inculcati, recepiti ed assimilati soprattutto. Gli stessi poi non sono validi per tutti. Per altri, infatti, possono scivolare come acqua sulla pelle dei coccodrilli. Non può essere diversamente.
Ma se rifletti: Chi ha trasmesso i valori? “Quelli di là”. La famosa, foscoliana corrispondenza di amorosi sensi che però, come tutte le cose, col tempo si diluisce, diviene sempre più sottile, come stecca di ferro costantemente abrasa fino a che non si spezza del tutto. Ma pacatamente, ancora una volta: c’est le monde….. anzi c’est la vie.
Piuttosto, già che ci siamo: Vive la vie! Ve lo dice…
Pasquale

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