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Si regalavano infamie. Antonina e Teodora le potenti di Bisanzio
Liliana Madeo ha ieri sera presentato il suo ultimo libro; sulle donne, inevitabilmente; non un saggio ma la “fedele” storia di due personaggi dell’antichità, che come gran parte dei suoi personaggi emergono, nel bene e nel male, dalla sfocata storia ufficiale, traendo dalla penna di Liliana una forza vitale che permette di parlarne oggi come segnali di una lontana e chiara modernità.
Liliana possiede un cursus honorum di gran rispetto: è stata giornalista, inviata del quotidiano La Stampa, consulente di programmi radiotelevisivi ed ha pubblicato numerosi libri, fra cui ricordiamo, fra quelli in cui ha trattato di donne: Donne di Mafia (Mondadori, 1994 [sul sito, leggi qui]; Tascabili Baldini&Castoldi, 1995; Miraggi, 2020), Donne cattive (La Tartaruga, 1999); Ottavia. La prima moglie di Nerone (Oscar Storia Mondadori, 2006): leggi qui, in appendice ad una recensione di Silverio Lamonica.
Si regalavano infamie è la storia di due donne di potere della Bisanzio del VI secolo d. C. Due donne forti: Teodora e Antonina. Ne racconta, forse romanzando un po’, Procopio, storico e cronista puntiglioso, coevo e quindi coinvolto nel turbinio di storie e passioni di un’era comunque ancora poco o mal conosciuta dal grande pubblico.
Liliana Madeo sulla scorta della documentazione fornita da Procopio disegna il profilo delle due donne, ne delinea i lineamenti psicologici e i complessi rapporti fra loro e gli uomini cui si legano, per avere e detenere il potere. Entrambe hanno assaporato umiliazioni e rabbia da emarginate, e la loro sete di rivalsa è inesausta. Parlano in pubblico, imponendo il loro pensiero. Parlano col corpo, con la sapienza dell’eros e dell’esperienza. Umiliano venerabili seniores e matrone altezzose. Usano il loro potere per difendere prostitute, vedove, attrici “pentite”, i diritti delle donne fino ad allora ignorati.
Teodora, già mima, attrice, ballerina, diventa moglie assai amata di Giustiniano, considerato uno dei più grandi sovrani di età tardo antica e alto medievale [1]. Teodora non si limita ad essere la moglie dell’imperatore, ma grazie alla ferrea volontà, a un’intelligenza non comune e a un’ambizione sconfinata riesce inusitatamente a governare insieme al marito. Antonina è una sorta di alter ego della sovrana Teodora. Diviene moglie del grande generale Belisario [2], che l’amò al di là della fedeltà da essa dimostrata. Ha una storia complicata ed un presente di potere, che non l’acqueta. Sopravvive all’amica imperatrice e completa il capolavoro di ascesa e potere del duo, nel modo più clamoroso e provocatorio…
2 dicembre 2021
Liliana Madeo – Si regalavano infamie. Antonina e Teodora le potenti di Bisanzio – tullio pironti editore, 2021 – € 15,00
Note
Giustiniano e Belisario sono nominati nella Divina Commedia
[1] – «Cesare fui e son Iustinïano,
che, per voler del primo amor ch’i’ sento,
d’entro le leggi trassi il troppo e ‘l vano».
(Dante, Paradiso, canto VI, vv. 10-12)
[2] – «E al mio Belisar commendai l’armi,
cui la destra del ciel fu sì congiunta,
che segno fu ch’i’ dovesse posarmi».
(Dante, Paradiso, VI, 25 – 27)
Sandro Russo
4 Dicembre 2021 at 08:14
Posso immaginare l’interesse che susciterà un nuovo libro sull’imperatrice Teodora. Quello che sappiamo di lei l’abbiamo appreso da una recensione di un saggio su Teodora di Paolo Cesaretti (2001) da parte di Silverio Lamonica (del 2012 – leggi qui).
Teodora non è molto benvista di ponzesi. Riprendo queste frasi dall’articolo:
“Nella nuova veste di imperatrice, Teodora cambiò radicalmente lo stile di vita; diventò un’acerrima moralista e più volte riprese l’amica Antonina, moglie del generale Belisario, che aveva relazioni extra-coniugali con più amanti.
Ma Antonina ripagò pienamente l’amicizia di Teodora, quando costei volle vendicarsi dell’affronto subito da Papa Silverio, appena eletto al Soglio Pontificio, perché non aveva voluto riabilitare il vescovo eretico Antimo, seguace della dottrina monofisita. Antonina architettò una lettera apocrifa da cui risultava il tradimento del Papa a favore dei Goti che assediavano Roma e con tale calunnia il Pontefice fu esiliato, prima a Pàtara e poi a Ponza dove morì.
Quell’autentica efferatezza fu del tutto inutile, perché il successore di Silverio, Papa Vigilio, replicò il rifiuto di riabilitare Antimo”.
Tano Pirrone
4 Dicembre 2021 at 09:14
Caro Sandro, se vuoi chiarirti le idee su come andarono le cose (almeno secondo la massima fonte disponibile, non so se la più sicura, cioè Procopio) non ti resta che comprare il libro e leggerlo. Se non troverai notizie bene, se le troverai meglio. Buona lettura.