di Francesco De Luca
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Mai Winspeare avrebbe immaginato che la sua ‘meraviglia’ venisse maltrattata come appare ai nostri occhi. Ideò il ‘Centro Storico’ della comunità che avrebbe popolato l’isola di Ponza come uno scrigno, funzionale e bello. Come esaltazione della vita paesana.
Per tale ragione non può rappresentare la pancia del paese e neanche la bocca. Il centro storico è il cuore di Ponza..
L’immagine può risultare stucchevole ma non inappropriata. Il nostro poi, il centro storico ponzese, vede composta la sua struttura architettonica su due piani: quello delle banchine e quello del Corso. Unisce in un colpo d’occhio il porto e l’agglomerato urbano. Il mare e la strada. Il lavoro e il passeggio.
L’estate, è vero, travolge ogni compostezza e stravolge ogni funzione consueta ma occorre opporsi alla barbarie del consumo sconsiderato.
Ne consegue che il centro storico deve/dovrebbe amplificare la signorilità del suo ordito, evidenziare l’aspetto serio del vivere civile.
Ebbene il Centro storico di Ponza è deturpato da un uso improprio del suo suolo, dei suoi spazi, della sua storicità, della sua atmosfera.
Di sera manca pure il rispetto di quanto la sola buona educazione richiede.
Questa ultima affermazione ingenera una serie di domande, esplicite e sottaciute, che possono, e di fatto lo fanno, alimentare sospetti e malumori. Non mi impelago in questo groviglio. Quel che accade, e appare, non è né bello, né appropriato. Non ho pretese di giustizia. Mi importa la bellezza. Ne lamento la perdita.
“Ma tu che vaie cercanno… n’atu poco fenesce tutte cose”.
E’ vero. Ma se ci si abitua al brutto si abbrutisce.