Attualità

Impressioni apriline

di Francesco De Luca

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Oggi? Oggi è l’incipiente primavera a dettare le impressioni.
Una primavera in anticipo, con le violacciocche a macchiettare le zolle, in gara col giallo della ginestra (uastaccetto). Un venticello lieve e sferzante invita a lasciare i luoghi in ombra per fermarsi lì dove i raggi del sole si adagiano, permettendo che il calore dia sollievo alle membra e le rigeneri.

E’ la stessa sensazione che Nino sentiva allorché lasciava l’acqua della Caletta e andava a spiaggiarsi sulla sabbia calda. A pancia in giù, e poi a rivoltarsi, con gli occhi chiusi. In gara con sé per cercare di rappresentarsi quanto gli si svolgeva intorno, soltanto con l’aiuto dell’udito.

Pochi secondi, qualche minuto al massimo. Accanto c’è l’amico Tommaso anche lui con le labbra livide per il troppo stare in acqua, che ridacchia per il piacere che dà la sabbia fine e calda sul corpo infreddolito. Ore passate a giocare in quel piccolo specchio d’acqua protetto dai massi neri della scogliera. E le emozioni incamerate giacciono indelebili, e oggi i ricordi dell’adolescenza hanno un’attrazione appagante. Anzi agitano l’animo. Perché le passioni si sono isterilite.
Quelle personali e quelle sociali.
Fra esse quella politica si è dissolta perché non alimentata dal  fervore etico bensì dall’ambizione, dalla ripicca, dal diverbio, dall’interesse economico. Le passioni politiche sono state divorate dalle ideologie e queste naufragate nell’inganno della loro conclusione. Nessuna ideologia, partorita dal pensiero del secolo scorso, ha  realizzato le premesse delle origini. Dissolte nella cupidigia, nella sopraffazione, nell’indifferenza. Una evidenza si è dimostrata vincente: la caducità dell’aspirazione.

L’insegnamento della storia sosteneva che ci si mobilita per realizzare una idealità o un’aspirazione. Ma l’esperienza ha acclarato che l’aspirazione nel suo procedere perde di vista il fine di partenza. E ciò che si realizza è lontano e diverso da quanto si è aspirato. E allora?

Fra le risposte è quella paradossale ad avere la meglio: l’aspirazione va alimentata nonostante che la sua conclusione sarà divergente. La condizione umana vive nella caducità, nella provvisorietà. Questa verità non elimina la tendenza all’aspirazione bensì avverte della illusorietà della conclusione agognata. Gli uomini aspirano, sempre, a prescindere. C’è disillusione se si commette l’imprudenza di credere che il futuro sarà migliore, se conforme all’ispirazione. Il futuro sarà certamente migliore, non di quello passato e nemmeno di quello trapassato, sarà migliore perché sarà stato costruito dall’idealità che gli uomini hanno/ avranno saputo realizzare nell’incertezza di quanto fanno accadere il tempo, le circostanze, le concomitanze e le casualità.

Ritorna alla ribalta l’idealità. Cacciata dalla porta del pragmatismo ritorna dalla finestra della razionalità. Anche la politica. Nonostante la si veda incarnata in corpi ributtanti per essere doppiogiochisti, per essere in malafede, la politica, come ogni forma di razionalità, inserisce nella vita naturale un principio ad essa estranea: l’etica. Questa può allignare soltanto nell’espressione culturale. Ossia in ciò che l’uomo produce. L’etica è un principio tutto e soltanto umano. Per questo motivo dovrebbe trovare preminenza nelle cose di fattura umana.
La politica senza il principio del bene comune diviene sovranismo, fascismo, partitismo, intrallazzo, mercato, imbroglio. Nessuna politica praticona o lungimirante può risultare consona alla condizione umana se non è ispirata dall’etica, ossia dal bene comune. Questo vale per la gestione di Stati consociati, di staterelli, di città metropolitane e di piccole isole. Anche le piccole isole devono avere la gestione politica ispirata dall’etica.

L’ultima affermazione pecca perché implica il ‘dover essere’ che sostiene le credenze non ‘i dubbi’ dell’intelletto. Mi è sfuggita. La ripropongo nel suo assetto più logico e gradevole: ci si adoperi affinché il bene comune, unico frutto dell’etica politica, trovi riscontro nelle politiche ponzesi!

Mettimme
mane, core e mente
p’ esse Punzise averamente

 

 

1 Comment

1 Comment

  1. vincenzo

    13 Aprile 2021 at 10:02

    https://www.byoblu.com/2021/04/12/ecco-come-si-vive-in-un-ecovillaggio-nel-2021-antonio-delia-claudio-guarini/

    Noi abbiamo imparato a delegare e poi piano piano ci siamo persi e ci siamo trovati in una nuova dittatura.
    Il risveglio è stato traumatico ma siamo ancora vivi.

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