Ambiente e Natura

La scuola, ovvero l’arte di… arrangiarsi

di Pasquale Scarpati

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In risonanza con l’ultimo pezzo sulla Scuola di Bruno Santoro (leggi qui), con un diverso approccio e modo di raccontare, presentiamo il punto di vista del nostro Pasquale

Una volta, tanto tempo fa, un ministro cambiò la dicitura di un balzello per le automobili: da bollo di circolazione lo fece diventare Tassa di possesso. Disse, mi pare, che sarebbe stata la stessa cosa: non sarebbe cambiato nulla. E invece…
Così spesso la forma supera la sostanza o per meglio dire, nessuno fa caso al punto, punto e virgola (sottigliezza), invece non è così. Può rimanere soltanto forma perché per certi versi le cose rimangono sempre le stesse se non peggio; a volte invece quei punto, punto e virgola fa cambiare tante cose e tu te ne accorgi soltanto quando ne sei coinvolto.

Una volta ad esempio esistevano il Preside che gestiva una Scuola o Istituto e un Direttore Didattico che gestiva un Plesso; una volta era chiamata Scuola Elementare ( brutta la parola elementare, ha una forma spregiativa: richiama Sherlock Holmes…). Allora chiamiamola Primaria. A seguire: la Scuola Secondaria di I grado. Sicuro? O è Scuola Primaria di II grado? Mi sorge un dubbio, mah! Ora c’è un Drigente. Perché Dirigente? Dirige, gestisce una caterva di Istituti di diversa natura e una marea di Docenti in collegi che sembrano battaglioni o reggimenti militari. Una gran confusione.
Docenti che fanno da sociologi, psicologi, ambientalisti, medici, nutrizionisti, vigilantes ecc; genitori che si ergono a docenti.

Cosa dirige il… dirigente?

Il dirigente dice: “Facciamo una scuola di qualità”. Molto bene. Per farlo ci vuole un POF (Piano dell’Offerta Formativa)!
No è meglio il PTOF (Piano Triennale dell’Offerta Formativa)!
Ecco le
grida dellAzzeccarbugli: c’è di tutto. Non manca proprio nulla.  Chi lo fa? E soprattutto… Quando e come.
In questi “strumenti” o carte non può essere scritto soltanto l’essenziale altrimenti si rischia di fare una brutta figura e si rischia soprattutto di perdere l’iscrizione degli alunni. La concorrenza è spietata!
Inizio Anno Scolastico. Si parte con tutta la buona volontà di attuare ciò che è scritto ma poi manca questo e manca quello: i computer sono obsoleti o sono pochi.
Ci si arrangia… ora tocca a te, ora a me. Però quel giorno che tocca a me succede…. O si rimanda o salta tutto. Le cartine geografiche sono sparite in qualche scantinato o non esistono o sono letteralmente vecchie.
Ci si arrangia… Si fanno scarabocchi alla lavagna che è ancora quella di De Amicis con la carta igienica come cancellino. Ragazzi che ridacchiano, si distraggono e tu, insegnante, che fai la voce grossa perché non hai strumenti per attirare la loro attenzione e stimolarli. Povero ragazzo: inchiodato per il 60% (se non di più)  del tempo trascorso a scuola in un banco! Lui preferirebbe utilizzare il suo tempo più per avvitare bulloni o disegnare che per sentire di Garibaldi o Mazzini. Perché, si chiede, non si ribaltano le percentuali? Che noia! Ora parla “quello” di italiano, poi quello di storia, poi quello di matematica e scienze.
Parlano e parlano..! Uffa!
Io, alunno, sto sempre qui. Cerco di sgranchirmi le gambe chiedendo di andare al bagno o do una voce al vicino di banco o vago tra le nuvole. Finalmente un po’ di tecnica, di artistica, di musica e di educazione fisica! (poche ore sul totale!). Ma, oggi, anche tecnica si fa in classe perché il laboratorio è occupato o non è agibile! Ancora nel banco! Spero nell’educazione fisica!

Tu, insegnante, mandi il collaboratore scolastico da qualche parte a trovare l’occorrente per attuare un progetto che risollevi un poco la cappa plumbea che aleggia nella classe.
Quello sparisce per un po’ e tu aspetti. Quando ritorna dice: “Professo’ ho trovato soltanto questo e quest’altro”.
Ma non è esattamente quello che cercavi.
E tu? Ancora una volta sei costretto ad… arrangiarti. Intanto i minuti passano, suona la campanella. Chiudi “baracca e burattini” e ti accingi ad andare in un’altra classe.
Ma come? Devi aspettare che giunga il collega che deve prendere il tuo posto. Ma quello deve lasciare la sua classe e tu devi andare nella sua o in un’altra, la quale è ubicata al piano inferiore o superiore rispetto a dove ti trovi. Che si fa? Chi si assume la responsabilità di lasciare da soli i ragazzi?
Il collaboratore non può: guarda quelli che vanno al bagno e quindi non ti può dar retta. Passano i minuti e tu sei ancora lì. Minuti sottratti ad un’altra classe.
Ci sarà forse uno starter che spara il colpo per indicare che si deve scattare da una parte e dall’altra. Ti fai il segno della croce, fai uno scatto da centometrista e preghi Iddio che ti vada tutto bene. Altrimenti sono dolori… rogne legali! Dura lex sed lex: “La classe non va mai lasciata sola! Speriamo bene… e che Dio ce la mandi buona!
A metà corridoio incontri il collega trafelato che arriva. Intanto si ode una gran confusione provenire dalla classe, della serie: “Quando il gatto non c’è, il sorcio balla”. Finalmente i poveri alunni possono sgranchirsi un po’ le gambe ed anche le braccia e le mani a volte! Come entri si fa silenzio ed ognuno ritorna al proprio posto. Dai un’occhiata preoccupata per verificare che tutto sia a posto. Tiri un sospiro di sollievo: grazie a Dio non è successo nulla!

Altro problema. Si confonde scuola con insegnamento disciplinare quando invece quest’ultimo è soltanto una parte della scuola (forse, dico forse, il più importante ma non per tutti: spesso viene declassato all’ultimo posto). Chi se ne frega della cultura? Però al concorso tal dei tali ti chiedono… elementi culturali!
Ci dovrebbe essere una sinergia di forze ed intenti per far crescere armoniosamente il discente. Invece.  Esempio: c’è un problema ambientale. Soluzione: se ne deve parlare a scuola! Molto giusto, anzi sacrosanto. Chi lo deve fare,  l’insegnante. Quale insegnante? Tutti sono coinvolti. Gli insegnanti diventano… ambientalisti ma sui generis. Che competenze hanno in materia? E ancora: ci sono problemi di nutrizione, i ragazzi mangiano in modo errato? Dov’è il nutrizionista? Ecco che l’insegnante diviene anche nutrizionista. Così l’insegnante diviene non solo tuttologo ma anche “pettegolo” perché viene a sapere delle problematiche familiari o ambientali di un alunno dal… vicino di casa o dalla… vox populi.
Di chi è la competenza di segnalare e discutere? Dov’è? Forse, dico forse, uno su 300 alunni o più. Si può chiedere a un fabbro di fare un impianto elettrico o idraulico e di costruire del mobilio? E quando viene, per l’insegnante, il momento di fare la lezione di sua competenza? E il programma?
Qualcuno chiede: “Che cos’è il programma? Quando si attua? Boh! Chi lo sa!? Più in là ed ancora più in là.
Arriva la fine dell’anno scolastico e il tutto si rimanda all’anno successivo con i medesimi problemi, anzi peggiorati dal punto di vista culturale.
“Chi era Hitler?” – L’alunno ti guarda esterrefatto: boh, forse un santone o uno scienziato! Comunque uno che è vissuto da qualche parte e forse ai primi dell’’800. Quale ‘800? Ma chi se ne frega, pensa! (questa l’ho già sentita!). Tanto è roba ( sic!) vecchia!”.
E già… qualcuno pensa che l’insegnante in classe diventi nientemeno che un Giosuè: riesca a rallentare la corsa dei minuti.
Già si è “perso tempo”: per arrivare, per fare l’appello, per scrivere gli assenti ecc. Comunque in quest’ora ci inzeppiamo tutto pensando ad una classe costantemente interessata ed attenta (quando invece si è dimostrato che l’attenzione dura 10 – 20 minuti al massimo e non tutti alla stessa maniera) e soprattutto pensando ad una classe che ha la memoria di… Pico della Mirandola, che trattenga immediatamente tutto ciò che l’insegnante dice. Magari fosse!
E’ questa la scuola?
La scuola è tutt’altra cosa. In essa dovrebbero operare tante figure, tanti strumenti e soprattutto tanta organizzazione ma che richiedono a loro volta tanti soldini. L’ironia: le prime cose sono inserite in tutte le Carte, gli ultimi sono inseriti anch’essi nelle Carte ma essendo “carte” anch’esse spesso volano via o si disintegrano nell’acqua!
L’Asl non è da meno. Speriamo che prima o poi di queste cose si possa parlare soltanto al passato!
Vecchi ricordi da dimenticare, dice… Pasquale


Immagine di copertina. L’educazione, la scuola (incisione su rame di Johann Baptist Meltenleitner, colorata, 1800)

 

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