Gente Adolfo

Ponzio Pilato è nato a Cori, a Cisterna di Latina o…? (1)

di Adolfo Gente

 

Entra a collaborare al nostro sito lo studioso di antica data Adolfo Gente. Giornalista, scrittore e storico, originario di Norma (1941), conosce bene le nostre isole per averle frequentate a cominciare dagli anni sessanta del secolo appena trascorso. Adolfo, si sente – e dichiara, con orgoglio, di essere – cittadino europeo di nazionalità italiana, con radici culturali e valoriali lepine, ciociare e pontine, come portatore anche della dottrina Cristiana declinata secondo la tradizione cattolica.

Pedagogista, e sociologo, affonda le proprie radici nella storia generale e locale (quest’ultima troppo sbrigativamente considerata come “minore”).

Direttore Didattico/Dirigente Scolastico per circa un trentennio, è stato riconosciuto come  un “antesignano dell’innovazione”, ed è stato chiamato a far parte di vari organismi ministeriali, fra cui la Commissione che ha scritto gli “Orientamenti didattici per la Scuola Materna Statale” del 1991 (nominato dal Ministro della P.I. Giovanni Galloni e confermato dal suo successore, Sergio Mattarella) e dell’Osservatorio sull’integrazione dei bambini disabili nella scuola di tutti (nominato dal Ministro Tullio De Mauro), dirigendo per vari anni il settimanale ufficiale “I Maestri d’Italia” (oltre centomila copie di tiratura).

Fino all’anno accademico 2018-19 e per oltre venti anni, ha collaborato, come professore a contratto e/o come cultore della materia, con le cattedre di Letteratura per l’infanzia, Storia della scuola e delle istituzioni educative e Storia della pedagogia nei Corsi di laurea in Scienze dell’educazione e in Scienze della formazione primaria dell’Università degli studi statale “RomaTre” di Roma. 

Sulla vita e la storia della Provincia di Latina e della sua Norma scrive da quando era studente liceale. Ha prodotto, pertanto, almeno cinquecento fra saggi e articoli e alcuni libri. Per tutti citiamo il volume “Provincia Pontina” (Di Mambro, Latina 1977, pag. 350 con numerosissime foto e illustrazioni originali nel testo), lavoro collettaneo su ciascuno dei trentuno comuni del nostro territorio provinciale, curato in parte con Ferruccio Millozza, per il quale ottenne il Premio della Cultura alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Presentiamo qui la prima di tre puntate di un suo importante studio sulla figura storica di Ponzio Pilato, già ospitato sulla rivista “Nuova Informazione” nel novembre 2020 (Anno XXVI-11) e che ci viene gentilmente concesso di riproporre.

La Redazione

***

Qualche anno fa, mi è stato dato in lettura il dattiloscritto di una ricerca storica, per tanti versi interessante, affinché ne dettassi l’introduzione e partecipassi, dopo che fosse stata pubblicata, alla sua presentazione nel corso di un evento appositamente organizzato.

Con il mio abituale rigore, ho assolto all’impegno richiestomi, rilevando clamorosi errori storici, imprecisioni, lacune e superficialità.

Con lealtà e spirito di collaborazione, feci presente la cosa all’autore, che apprezzavo per la passione, l’impegno e la buona volontà che metteva in siffatte iniziative. Diedi, nel contempo, la mia disponibilità per una comune lettura e revisione del lavoro, la cui pubblicazione, per tale motivo, suggerii di procrastinare. La proposta fu accolta limitatamente  al rinvio della pubblicazione.

Dopo una manciata di mesi, espunti i falsi storici più macroscopici e proceduto a qualcuno degli aggiustamenti suggeriti, mi venne riproposta una nuova versione dello stesso dattiloscritto con una aggiunta ritenuta dall’autore di notevole importanza, in quanto ampliava l’ambito territoriale della ricerca, anche se, di fatto, disomogenea rispetto alla rimanente parte dell’opera.

In essa, fra incredibili errori, plateali lacune e stridenti diversificazioni valutative su persone e fatti, era possibile rinvenire notizie interessanti e, a volte, poco note, quali, per esempio, quella, che a me ha colpito molto pur se non validata da alcuna probante documentazione, secondo cui a Cori sarebbe nato il famoso e controverso esponente politico romano Ponzio Pilato, il quale, destinatovi quando era ancora in giovane età, accettò malvolentieri la carica di Governatore della lontana provincia di Giudea, dove rimase per dieci anni (dal 26 al 36 d.C.), distinguendosi per la durezza con cui era solito reprimere le frequenti ribellioni da parte degli abitanti della regione, mai rassegnatisi alla condizione di sudditanza nei confronti di Roma. Egli si è conquistato un rilevante posto nella storia non per aver compiuto imprese memorabili o gesta eroiche, ma per la sua pusillanimità e vigliaccheria, funzionali al soddisfacimento della sua sete, della sua smania di potere: nonostante fosse convinto dell’innocenza di Gesù Cristo, un “uomo giusto” – come lui stesso ebbe a dichiarare –, e non potendo, sapendo o volendo assumersi alcuna precisa responsabilità in ordine alla sua presunta “colpevolezza”, lo abbandonò in balìa di una folla irresponsabile e inferocita, sperando di mettersi a posto la coscienza dribblando il problema, lavandosene le mani e scaricando su altri quanto di sua competenza.

Roma. Scala Santa del Palazzo del Laterano  
Statua in marmo di Ponzio Pilato con Gesù Cristo

Non si era neppure reso conto, pavido come era, dell’inutilità dell’anatema lanciato contro chi esigeva la passione, la crocifissione e la morte del Nazareno e non temeva che il “sangue” dello stesso e la colpa della sua straziante morte ricadessero su di loro, sui loro figli e sui loro eredi per l’eternità.

La disinvoltura, l’opportunismo, il neutralismo e la mancata assunzione di responsabilità sono le basi del “conio” di un neologismo dal significato spregiativo, ancora largamente usato, pilatismo.

Detto termine, con relative derivazioni, viene universalmente utilizzato per additare chi, anche a sprezzo di verità e giustizia, non sa, non può o non vuole assumersi le responsabilità connesse alla carica ricoperta, per opportunismo, convenienza, incompetenza, vigliaccheria o paura.

Proprio come fece Ponzio Pilato che si lavò le mani, pensando così di aver messo a posto la propria coscienza e di poter vivere tranquillo, quando fu costretto a decidere se condannare Gesù Cristo, un giusto e innocente, o Barabba, un noto e incallito malfattore. Il gesto di lavarsi le mani è diventato la concretizzazione del pilatismo.

Dove è nato Ponzio Pilato
Non per campanilismo – ché non mi interessa niente di Cisterna di Latina, dove abito da oltre cinquanta anni! –, ma proprio per una affermazione tanto decisa e sicura, ancorché non documentata, mi ha punto vaghezza di approfondire una tematica per me del tutto nuova.

Ho effettuato, pertanto, una rapida e non molto approfondita ricerca bibliografica e sul campo.
Sono venuto, in tal modo, a sapere che contendono a Cori il presunto privilegio di aver dato i natali a Ponzio Pilato vari comuni, fra cui Tres Tabernae / Tre Taverne (l’attuale Cisterna di Latina), attivi all’epoca dell’Impero Romano in un ambito territoriale corrispondente, grosso modo, all’odierna Italia centromeridionale. In proposito citiamo, per ragioni geografiche e di vicinanza culturale, solo il paese di Atina, nella attuale provincia di Frosinone e, all’epoca nel cosiddetto Latium  Adiectum.

Cisterna di Latina – Particolare del sito archeologico di Tres Tabernae

Altri, invece, si vantano di aver ospitato, per diversa durata temporale, o di aver avuto importanti relazioni con l’esponente politico romano, anche dopo la sua caduta in disgrazia. Fra questi ultimi possiamo ricomprendere l’isola di Ponza, dove Pilato sarebbe stato esiliato, la quale, con una plausibile forzatura linguistica, ricorderebbe addirittura nel nome tale presenza (Ponza, femminile di Ponzio).

Peraltro, sull’ultimo periodo della breve esistenza di Ponzio Pilato, morto quasi certamente nel 39 d.C. quando non aveva neppure 40 anni di età, le notizie sono molto scarse e alquanto imprecise. Infatti, oltre a quella appena ricordata relativa all’esilio nell’isola di Ponza, nel Dizionario di antichità classiche di Oxford (pubblicato nel 1981 dalle Edizioni San Paolo) si legge che, dopo le controversie sorte sulla condanna a morte di Gesù Cristo, venne “convocato a Roma dall’Imperatore Tiberio, probabilmente alla fine del 36 d.C., per un reclamo fatto dai Samaritani a Lucio Vitellio, Governatore della Siria, dove arrivò poco dopo la morte dell’Imperatore. Con ciò egli scompare dalla storia documentata. Secondo Eusebio si suicidò.

Per alcuni fu fatto giustiziare dall’Imperatore Caligola, succeduto a Tiberio nel 37 d.C. Secondo altri fu esiliato in Gallia ove morì suicida. Qualcuno, infine, lo vuole addirittura penitente e convertito al Cristianesimo, anche per influenza della moglie Claudia Procula, che aveva tentato in ogni modo di convincerlo a non mandare a morte Gesù di Nazareth e che, per tale ragione, forse unitamente al marito, è stata canonizzata dalla Chiesa greco-ortodossa.

Altre fonti, riterrebbero attendibile anche la tradizione secondo cui sarebbe stato esiliato e morto ad Amèria, oggi Amelia (provincia di Terni), dove, oltre a essersi tramandata la leggenda del Palazzo di Pilato e attestata la presenza di una villa romana in località Monte Pelato (ma forse più correttamente Pilato), un’iscrizione ritrovata nel XVI secolo nei pressi dell’Abbazia di San Secondo desta sicuramente una certa curiosità. In essa si parla di un certo “Pilatus”. Tale iscrizione avvalorerebbe quanto riportato nel Vangelo Apocrifo relativo agli Atti di Pilato in cui più volte viene citata la città di Amèria quale luogo di esilio e morte del Governatore.

Per chiudere su questo punto, è doveroso sottolineare come la veridicità storica dell’esistenza di Ponzio Pilato e di quanto, in proposito, affermato nelle Sacre Scritture, è stata confermata e documentata da una scoperta casuale, nel 1961, nel teatro di Cesarea, in Israele, di una epigrafe romana con la scritta “Pontius Pilatus, praefectus Iudeae”.

 

[Ponzio Pilato è nato a Cori, a Cisterna di Latina o…? (prima parte) – Continua]

1 Comment

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  1. silverio lamonica1

    28 Febbraio 2021 at 16:49

    E così anche il mio carissimo amico Adolfo è “della partita di Ponza Racconta”. L’ho conosciuto circa trent’anni fa a Cisterna di Latina, lui dirigeva il Terzo Circolo Didattico del Quartiere San Valentino e io il Secondo, presso la Scuola Elementare Dante Monda. Lo interpellavo spesso e volentieri in merito alle circolari del Ministero e dell’allora Provveditorato agli studi che puntualmente ed immancabilmente piovevano sulle nostre scrivanie. Non mi è mai piaciuto il linguaggio burocratese delle circolari; non raramente si contraddicevano, per cui alzavo la cornetta del telefono e chiedevo lumi a lui, insuperabile nel campo legislativo-scolastico e non solo. Ci legava e ci lega una profonda amicizia, anche perché siamo coetanei, nati entrambi nel 1941, “classe di ferro”.
    Se non ricordo male, negli anni ’60 venne a Ponza, perché sua moglie iniziò la sua carriera nelle Poste Italiane, proprio nell’Ufficio Postale di Le Forna, allora diretto dall’indimenticabile Gennaro Mazzella, papà di Giuseppe – redattore di questo giornale multimediale – e di Silverio, della libreria “Al Brigantino” di Corso Pisacane.

    Abbiamo in comune anche l’interesse per la storia locale e con sommo piacere leggo ora questo suo studio su Ponzio Pilato, così puntuale ed approfondito.

    Ancora grazie, caro Adolfo!

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