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Una canzone per la domenica (121). Musica, poesia & visione. Le prime volte che l’ho sentita – distrattamente -, questa canzone di Zucchero, mi ero fatto l’idea che fosse un pezzo straniero, riadattato dal Nostro. Ipotesi rafforzata dall’averla sentita qualche volta anche in inglese. Ma dai e dai… la canzone mi piaceva. Molto. E non ero sicuro di aver capito di che parlasse. Così, anche se in ritardo, mi sono incuriosito. Ho cercato, e… ho scoperto una miniera d’oro. Breve digressione. Quelli della mia generazione ricorderanno quanto era difficile “ai tempi nostri” reperire i testi delle canzoni. Quelle italiane bene o male si capivano, ma quelle inglesi… Che patimento, per le canzoni dei Beatles, di Jacques Brel… Al tempo le canzoni le proponeva (importavadall’estero) “Bandiera gialla” di Arbore & Boncompagni, ma i testi? Quelli qualche volta si trovavano su “Sorrisi e Canzoni” (ne devo ancora avere i ritagli, da qualche parte). Oppure si cercava un amico o la madre di un amico di madrelingua inglese (o francese). Ora è tutto a portata di mano, c’è il web, Wikipedia… Ma negli anni 60-70! Ma ho studiato – da varie fonti: Wikipedia, “Canzoni contro la guerra” (antiwarsongs.org) e siti di amatori (recensiamomusica.com)… – e mi sono preparato per bene… La canzone si intitola Diamante ed è dedicata alla nonna di ‘Zucchero’ Adelmo Fornaciari: Diamante Alduini Fornaciari. L’idea e la musica sono dello stesso Zucchero, insieme a Mino Vergnaghi e Matteo Saggese; il testo è di Francesco De Gregori (!). Dichiarazione del cantante emiliano: «Non mi sentivo di scriverlo io perché temevo di essere troppo coinvolto, e di fare una cosa sdolcinata. Volevo un quadro a colori pastello, la trasparenza, la serenità, la pulizia dei testi di De Gregori, anche per chiudere il disco con un accenno di speranza, dopo tanti pezzi così tribolati». Due copertine dell’album Oro, incenso e birra: l’originale e quella del trentennale (2019) Ascolta e guarda qui: cliccare sull’ultimo rigo dello schermo nero: Guarda su YouTube. . Questo il testo e a seguire un abbozzo di esegesi: Respirerò, Impareremo a camminare Aspetterò che aprano i vinai Passare insieme soldati e spose Fai piano i bimbi grandi non piangono Passare insieme soldati e spose “Delmo, Delmo vin a’ cà…”
“Respirerò l’odore dei granai e pace per chi ci sarà e per i fornai. Pioggia sarò e pioggia tu sarai. I miei occhi si chiariranno e fioriranno i nevai”: sono queste le parole con cui si apre il brano. L’atmosfera della campagna, in particolare della Pianura Padana emiliana, in cui è ambientata la canzone, si percepisce con evidenza. I riferimenti ai granai, ai fornai e ai nevai contribuiscono a creare un clima soave e leggero. Un altro rimando all’atmosfera tipica della campagna, però, è possibile ritrovarlo all’inizio della seconda strofa (“aspetterò che aprano i vinai”). Sempre nella seconda strofa compare, per la prima volta, il termine “diamante” che, oltre ad essere simbolo di lucentezza e preziosità, è anche il nome della nonna del cantautore: “più grande ti sembrerò e più grande tu sarai. Nuove distanze ci avvicineranno. Dall’alto di un cielo, diamante i nostri occhi vedranno”. Da queste parole emerge chiaramente l’amore incondizionato dell’artista nei confronti della nonna e l’atmosfera circostante appare sempre più soave e bucolica. Un altro riferimento che conduce l’ascoltatore nell’immediato Dopoguerra è quello che ritrae soldati e spose che passano insieme, quasi a volersi lasciare definitivamente alle spalle gli anni dolorosi e difficili della guerra per andare incontro a un nuovo inizio, fatto di speranze e sogni: “passare insieme soldati e spose” e “per mano insieme soldati e spose”. Di grande impatto sono anche le parole “fai piano, i bimbi grandi non piangono”, ripetute sottovoce per ben tre volte di seguito. Anche la chiusura del brano suscita grande emozione. Infatti, la canzone termina con le parole della nonna dell’artista, la quale invita il nipote a tornare a casa: “Delmo, Delmo vin a’ cà…”. In queste brevi e semplici parole è racchiuso tutto l’amore e l’affetto della nonna nei confronti del nipote; un amore fatto di piccoli gesti che, proprio nella loro semplicità, risultano unici. Una ulteriore sorpresa della mia ricerca è stato proprio il videoclip, molto suggestivo, che riprende le atmosfere post-belliche del testo del brano. Nel video, affiancata a Zucchero in veste di co-protagonista troviamo Maria Grazia Cucinotta che tutti ricorderemo ne Il Postino con Massimo Troisi (1994), qui alla sua prima partecipazione importante. Il video è opera del regista Stefano Salvati (Bologna, 1963; uno dei più bravi e prolifici registi italiani di videoclip) e rappresenta l’ambiente contadino della Bassa Padana degli anni del dopoguerra – un po’ (anche) alcune sequenze de Novecento di Bertolucci (1976), che la preparazione di questo pezzo mi ha spinto a rivedere. Piaciuti? La musica, il testo, il video? Molte agnizioni, stimoli e sorprese, a partire dalla riscoperta di una semplice canzone, no? 1 commento per Una canzone per la domenica (121). Musica, poesia & visioneDevi essere collegato per poter inserire un commento. |
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Grazie mille, Sandro. L’articolo sulla storia e la spiegazione della canzone “Diamante” di Zucchero è stupendo. Zucchero lo ascoltai per la prima volta dal vivo quando ancora si presentava al pubblico con il suo vero nome “Adelmo Fornaciari” nell’estate del 1986 (avevo 18 anni) nel concerto per pochi intimi che tenne al porticciolo di Santa Marinella (Roma) con la The Randy Jackson Band. Si pagava 5.000 lire. L’anno prima aveva partecipato a Sanremo, arrivando penultimo con “Donne” e quell’anno con “Canzone triste”, sempre penultimo. A me il concerto piacque. Quell’anno, fatto incredibile e credo unico per la nostra cittadina, si esibì anche Fiorella Mannoia ma il previsto concerto al porticciolo si tenne invece, davanti a un centinaio di persone, nello Stadio comunale. Il palco era un camion che si apriva con montate sopra tre luci. Alla fine del concerto Fiorella ci ricevette quasi tutti quanti, mi baciò sulle guance e firmò l’autografo sul biglietto “Fiorella”. Ancora lo conservo. Altri tempi.
Cari saluti da Santa Marinella.