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Ponza senza edicola e tutto tace

di Rosanna Conte

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E’ passato un mese da quando Ricciolino ha chiuso l’edicola e su Ponza racconta Luisa Guarino ne ha parlato con accoratezza e con un minimo di speranza. I tre commenti al suo articolo hanno delineato diverse riflessioni, ma tutte con una punta di amarezza. Quello di Roberto Landolfi, però, incitava ad insistere, a non lasciare che il fatto si svuotasse della sua problematicità.

A cosa serve normalmente un’edicola? Una volta, essendo esclusivamente il luogo in cui poter accedere alla carta stampata, era il luogo dell’informazione per eccellenza.

Era lì che si potevano trovare le diverse considerazioni su fatti, progetti, prospettive del paese, ma anche del piccolo centro in cui si abitava. E non erano sintetizzate in pillole per far risparmiare tempo e materia grigia, ma erano sviscerate in riflessioni ad ampio spettro proprio per far lavorare la materia grigia e produrre soluzioni che, potevano anche essere diverse, ma erano circostanziate e espressione delle esigenze e della visione della vita di chi le produceva.

Anche oggi, permane questa funzione dell’edicola, altrimenti non avremmo visto anche a Ponza fino a un mese fa  le stesse poche persone che aspettavano davanti a Ricciolino l’arrivo del traghetto. Il problema è che fra essi non c’erano giovani e, comunque, era triste vedere sempre i soliti pochi, piuttosto avanti con l’età; ma sempre meglio della saracinesca abbassata.

Certo considero, come avevo accennato nel mio commento a Luisa, che per le nuove generazioni è difficile recepire l’importanza del quotidiano. Senza dubbio è mancata l’educazione all’edicola. Una volta la produzione di fumetti  di diverso tipo attirava bambini e ragazzini che aspettavano l’uscita del numero settimanale del loro giornaletto preferito, e col passare del tempo e dell’età  arrivavano poi al quotidiano e al settimanale.

Per i giovani di oggi che non hanno fatto questa trafila, perché seguono le storie in TV o si emozionano col videogiochi, manca l’abitudine all’edicola e al quotidiano. E forse, visto che Ricciolino ha chiuso, non seguono nemmeno  riviste di barche, motori, giardinaggio, casa e così via che potrebbero svolgere una funzione di aggiornamento ben diversa dalle immagini in TV o internet.

Già, perché lo scritto presume sempre una riflessione, un’articolazione del discorso con implicazioni che rendono l’argomento più complesso e, quindi, più ricco.

Uno dei grossi problemi di oggi è, invece, proprio la difficoltà dell’impatto con le parole, col loro significato: meglio gli ideogrammi egizi. A volte sembra di essere tornati al medioevo, quando la chiesa per insegnare la fede si serviva delle pitture poiché la gente non sapeva leggere.

In questo, maggiore dovrebbe essere l’impegno della scuola. Oggi ci sono i progetti di scuola-lavoro, ma forse sarebbe più utile tornare  indietro quando i progetti erano sulla lettura, frequentando caso mai librerie e biblioteche o anche leggendo i quotidiani. Era il 1969, quando insegnando nella scuola elementare di Procida, conobbi – e riferisco il nome perché merita di essere ricordata – la maestra Lena Loffredo che in classe, mi pare la terza, portava il giornale e faceva ritagliare ai bambini gli articoli sui temi di cui parlavano. Nella sua classe i bambini non stavano fermi dentro il banco, ma si muovevano secondo le necessità. Da lei ho imparato molto e il giornale in classe è stato da me utilizzato in seguito anche nelle classi del superiore.

L’arrivo di internet ha rovinato parecchio, ma oggi esistono i formati live che consentono comunque di leggere senza toccare la carta che, per i giovani, è un altro problema.

Del resto noi possiamo fare a meno della carta, ma non delle parole scritte che una volta erano incise nella cera o scritte sul papiro,  e poi sulla carta sempre a mano fino ad arrivare ai caratteri a stampa ed oggi le possiamo scrivere e leggere su supporti digitalizzati. Le parole svolgono sempre la stessa funzione, qualunque sia il supporto su cui vengono impresse.

Il problema è sapere che le parole corrispondono a sentimenti, cose, emozioni, fatti e più ne conosciamo, di parole, più siamo in grado di conoscere  noi stessi e gli altri, più ne conosciamo le relazioni, le differenze e somiglianze più siamo in grado di spiegarci il mondo.

Libri e giornali sono il pane della mente e a Ponza Silverio Mazzella ha deciso di non vendere più libri e Ricciolino di non vendere più giornali.
Stiamo messi male, proprio male!

L’amministrazione dovrebbe intervenire in qualche modo. Se mancassero non dico i generi di prima necessità, ma anche solo le antenne per le TV, i ponzesi non si rivolterebbero per costringere il sindaco ad ottenerle o a riattivarle?
E perché non succede con la libreria e l’edicola?

Anche se manca la rivolta, una saggia amministrazione dovrebbe comunque intervenire.
E’ questione di mantenere ai ponzesi il diritto  alla lettura nel senso più ampio del termine perché questo diritto è uno dei cardini della cittadinanza ed è sempre stato un tratto distintivo di civiltà.

 

1 Comment

1 Comment

  1. Giuseppe Mazzella di Rurillo

    18 Novembre 2020 at 19:27

    Ma il giornale no!
    Ho letto con malinconia e dolore dal pezzo della prof. Rosanna Conte che i giornali non arrivano più a Ponza, che Ricciolino ha chiuso. Che Silverio Mazzella non vende più libri.
    Anche qui ad Ischia come ovunque stanno in difficoltà. Ma in questa crisi di pandemia terribile con conseguenze economiche inimmaginabili, si adeguano. Vendono giocattoli, fanno le ricariche ai telefonini, vendono i biglietti del bus, vendono libri. Insomma si riconvertono come impone la rivoluzione industriale che stiamo vivendo. Tempi bui che corrono e correranno.
    Ma il giornale no! La carta stampata è fondamentale per riflettere e studiare.
    Ho cominciato a leggere il giornale a 11 anni. Mai lasciato. Ho seguito le mode, i cambiamenti. Dal piombo al digitale. Ma non ne posso fare a meno. Il mio prof di francese nel 1966 ci portava in classe “Le Monde Hedbomadaire”. Era una edizione settimanale che Le Monde pubblicava per l’estero. Era di carta più leggera per evitare il peso. Con quello il nostro prof Biagio Lauro ci insegnava il francese. Conoscere la Francia e le sue istituzioni… Da lì ho cominciato a conoscere la quinta repubblica e de Gaulle che una enormità di italiani non conosce e non capisce. A 50 anni dalla morte.
    Il giornale deve ritornare a Ponza. II giornale in classe, perché è fondamentale. Il sindaco faccia qualcosa.

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