Ambiente e Natura

Isole della poesia / Poesia delle isole

segnalato da Stefano Testa

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Abbiamo spesso ripreso i suggerimenti di Stefano Testa, “avvocato e scrittore con l’hobby del giornalismo” – come si definisce nella sua rubrica su Latina Oggi intitolata “Colpi di Testa”.
Lo facciamo anche stavolta con la presentazione di un poeta, Igor Traboni, giornalista frusinate al suo primo libro, di cui non sappiamo niente di più di quel che Testa ci presenta, attraverso brevi illuminazioni dai suoi versi.
La Redazione 

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Nelle isole di Igor Traboni
di Stefano Testa

Poesia. Una raccolta intima, un viaggio, tante sensazioni
Un libro sincero, opera prima di chi ha passato la vita a scrivere

La necessità di mettersi a nudo ma anche di raccontare e raccontarsi il passato

Giuseppe Ungaretti una volta definì l’isola dove amava ritirarsi «il punto dove io mi isolo, dove sono solo: è un punto separato dal resto del mondo, non perché lo sia in realtà, ma perché nel mio stato d’animo posso separarmene».
Molto probabilmente quello appena descritto dal grande poeta italiano è un luogo, legato ad uno stato d’animo, non molto dissimile da quello che ha ispirato il giornalista Igor Traboni a scrivere un breve libro di poesie intitolato per l’appunto “Isole” (Edizioni Ensemble, 61 pagine).
È Traboni stesso, nella prefazione della raccolta, a spiegare le motivazioni che lo hanno convinto a pubblicare alcune delle sue composizioni poetiche: «Non so fare altro che scrivere (e insieme leggere), o meglio usare le parole, innescare e disinnescare parole… Isole è un atlante… è (forse) una mappa: di certo mia; ma se almeno una di queste parole aiutasse uno di voi ad orientarsi, magari queste isole un arcipelago diventerebbero».
Una sfida, dunque, la sua, a quelle parole che normalmente sono sue fedeli compagne di lavoro ma che evidentemente, nei ritagli di tempo, nelle notti insonni, o nei momenti più ispirati, ha accettato di utilizzare per comporre versi e per “mettersi a nudo”.

A soppesare l’anima dei versi delle composizioni di Traboni ci ha pensato il poeta romagnolo Davide Rondoni, il quale, con la sensibilità di poeta affermato quale è, nell’introduzione alla breve silloge evidenzia che l’autore frusinate, «andando per isole della vita e della mente, prova, da consumato scriba, a tenere in qualche modo composte e sensate le migliaia di parole che direbbe dicendone solo alcune, poche, chiamandole e vestendole di poesia. Una serie malinconica e fantasiosa di isole, una biografia, sì, ma fatta per sottrazione, per pennellate rade, rapide, quasi per paura di dir troppo, quasi uno strano impudico pudore… Traboni passa da un’isola all’altra in un atlante del tempo e del cuore… le isole sono i grani di un rosario esistenziale che non lascia requie».
Ed in effetti, leggendo con la dovuta attenzione le “piccole” (…da intendersi soltanto come brevi, sia chiaro…) “isole” della raccolta, si coglie facilmente – e si apprezza – il gusto del gioco lessicale che ha ispirato il suo autore al momento della composizione; gusto che si fonde senza forzature con un’esigenza poetica evocativa, che spesso trova il suo vertice in taglienti “chiusure” di versi che non lasciano indifferenti.
Non risulta difficile infatti immaginare Traboni per le strade di Santorini «fermo sui pedali», intercettare «briciole dalla vita»; oppure in Irlanda, a passeggiare su una delle stradine delle ventose Aran, «una domenica, col vestito buono, e le campane a festa», o nell’abbacinante Linosa, da lui scelta per «rimettere a posto le sue cose».
L’autore ci conduce con levità nel suo mondo interiore, lasciando immaginare la solidità delle sue certezze religiose («la Croce / prova a raddrizzare / il legno storto che ho dentro / di uomo e solo uomo»); i suoi tormenti personali («Vorrei tornare indietro / per capire / cosa non ha funzionato»); le sue inguaribili malinconie («Passata giovinezza / malinconica / non ce l’ho con te»).
Le sue composizioni, isola dopo isola, dopo isola, dopo isola, accompagnano senza sforzo la lettura delle pagine della raccolta, fotografando, in bianco e nero, ed a colori, un attimo, un sentimento, uno scorcio. Ma anche i dubbi di un uomo, di un marito, di un padre, di un poeta; i ricordi di un’infanzia dorata, le paure del domani e dell’ignoto.
Tuttavia, nel mezzo di questo poetare riflessivo e profondo non manca, a Traboni, nemmeno l’ironia («…sono solo il folle di prima / E viaggio a folle / Per sentire il vento in faccia / e fare pernacchie alla gente / Che poi il vento / mi rimanda in faccia»).
Ne emerge il ritratto di un poeta tormentato ma lucido, che apprezza il bello della vita («ora darei / a un raggio di sole / due nuove ali / librarsi nel vento») ma al tempo stesso che si rende perfettamente conto di quanto, essa, possa riservare trappole emotive («Cercare tra le vergogne / d’esser uomo d’oggi / la bella farfalla / che nasconde il bruco: / anche oggi recito a soggetto»), o riaprire ferite che sembravano guarite («Dietro certi angoli / dolori i(nim)maginabili / a spegnere luci / …però manca sempre una stagione / per ripensare le cose fatte / (e in un angolo del cuore / c’è sempre un posto anche per te»).
Dalla lettura dei brevi componimenti poetici raccolti nella silloge si delinea quindi un autore che si pone domande importanti, che non sfugge ai dilemmi esistenziali, che cerca, nel quotidiano, il senso del trascendente («le case hanno sempre / un po’ da dire e tanto da dare / Mio padre che ripeteva la sua preghiera / se Dio non ci fosse bisognerebbe inventarlo»), ma soprattutto emerge un uomo con tutte le sue fragilità, e la sua poetica sensibilità, il quale si spoglia di crude convinzioni, ed umilmente scrive: «Aver cercato / isole popolate / di giocosi guerrieri / (i miei pensieri) / è tutto quello che basta / per darmi ancora / un po’ d’amore».
E a noi, questo, sinceramente piace.


La copertina della raccolta di poesie d Igor Traboni
(cliccare per ingrandire)

Igor Traboni –  Giornalista, da abusivo a caporedattore, come tiene a sottolineare, ha fatto tutto quello che c’era da fare in un quotidiano. Per anni ha lavorato nella redazione di Ciociaria Oggi. Ora scrive per giornali nazionali, settimanali, riviste e testate on line. La raccolta di poesie “Isole” è il suo primo libro
Pagine a volte malinconiche, delicate e spesso condite da una sana ironia

***

Restano le briciole
(pedalando a Santorini)

Intercetto briciole:
felicità spezzata
nel gelo di terre mai viste.

Sentivi freddo anche tu
nell’amicizia traghettata
verso sentimento altro?

Ora restano ricordi
appallottolati nella mente:
carta di giornale
che il ciclista mette
a fermare il vento.

Ma non corro più.

E la bicicletta grande
a quel bambino
non venne mai concessa

E così ora, fermo sui pedali,
intercetto briciole dalla vita

 

Di Stefano Testa. Da Latina Oggi Editoriale – Domenica 25 ottobre 2020; pag. 42 (file .pdf):
Poesia. Nelle isole di Igor Traboni. LT Oggi p. 42


Appendice del 26 ott. 2020 (cfr. Commento di Sandro Russo)

La copertina della raccolta di Poesie di Derek Walcott

1 Comment

1 Comment

  1. Sandro Russo

    26 Ottobre 2020 at 11:33

    Noi che di “isole” un po’ ci interessiamo e di poesia leggiamo, non abbiamo potuto fare a meno di notare che il titolo scelto dal Traboni, certo consapevolmente, è lo stesso dato da un grande poeta, premio Nobel 1992, ad una sua raccolta di poesie (1948-2004): Isole, per l’appunto (Adelphi; 2009).
    Tre articoli sul sito:

    L’isolaitudine di Derek Walcott, Nobel 1992 (1)
    Derek Walcott, cantore di isole.2
    Commento a “L’isolaitudine di Derek Walcott, Nobel 1992”

    Non è assolutamente un giudizio di merito, tanto più che le poesie dell’autore frusinate non le abbiamo lette, ma una coincidenza che è opportuno sottolineare.

    N.B. – La copertina del libro di Walcott è stata aggiunta in fondo all’articolo di base.

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