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Jazz e Fascismo. Una ricerca di Camilla Poesio
Camilla Poesio, ricercatrice di “Storia contemporanea” presso l’università Ca’ Foscari di Venezia, è nota ai lettori di Ponzaracconta come autrice del volume “Il confino fascista. L’arma silenziosa del regime” (Laterza ed, 2011), presentato a Ponza nel luglio 2014 (leggi qui e qui). Per il podcast, cliccare su:
La Poesio ci proietta nell’Italia di un secolo fa: il jazz sbarca in Italia, Cole Porter organizza feste a Venezia, nascono i primi jazz club, la Chiesa tuona contro questi ritmi peccaminosi, Il fascismo li accetterà controvoglia, poi li censurerà e infine li italianizzerà, riuscendoci solo parzialmente. Se possiamo dare un consiglio per l’ascolto del podcast, non saltate la prima parte della trasmissione (i primi 12 minuti circa), che non c’entra nulla col jazz e col fascismo: è un omaggio a Gian Maria Testa, cantautore non convenzionale (leggi qui – in “Rassegna Stampa” aggiornamento del 31.03 2016), estraneo ai circuiti commerciali, che molti di noi scoprono solo dopo la scomparsa. 1 commento per Jazz e Fascismo. Una ricerca di Camilla PoesioDevi essere collegato per poter inserire un commento. |
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Ricordo, a proposito, che il maestro Gorni Kramer (1913 – 1995)nel corso di una trasmissione televisiva metà anni ’50, dichiarò che – durante il fascismo – alcuni canti popolari italiani venivano adattati al ritmo del jazz ed eseguì, come esempio: “Teresin ca vien da bàs, la ghe n’ura ca sto achì e la lun l’è tanta ciara ca la not para el dì … ” (gli amici milanesi mi perdonino!) proprio perché era proibito eseguire testi musicali in lingua inglese.