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Il più bel fiore: la riconoscenza
Anni ’50, l’arcipelago ponziano era già stato sollevato dalla presenza dei deportati politici e della Guardia che ne controllava le mosse. In Italia si era tutti indaffarati a ricucire le ferite provocate dalla guerra. Le forze politiche sperimentavano strategie per prendere il potere e governare la ‘ricostruzione’. Nel Parlamento molti di quelli che avevano dimorato nelle isole sedevano nel proprio scranno. Talvolta ritornavano in estate, in incognito, per gustare le bellezze naturali, viste ma non assaporate. Nell’isola il referente culturale più autorevole e riconosciuto era mons. Luigi Dies, parroco della comunità di Ponza centro. Gli isolani erano in uno stato confusionale. La marina mercantile stava organizzandosi, così come quella peschereccia. I Ponzesi, si sa, hanno sempre visto il futuro nelle attività legate alla vita di mare, ma in quel momento nulla dava sicurezza. Anche la pesca al minuto, quella giornaliera, non garantiva alcunché tanto è vero che ci si arrabattava con l’uso dell’esplosivo. Condizione da fame. Dalla quale si fuggiva espatriando, in modo lecito e illecito. Fu in questa atmosfera che don Luigi scrisse questa poesia in cui, assumendo l’identità delle isole ponziane, rivolse un appello affinché i Governanti, ricordando il periodo trascorso nelle isole, trovassero motivi per essere riconoscenti verso quelle terre. Ora che a casa vostra E’ svuotato l’ergastolo, Ed io, invano, per secoli Cosa mi valse Fate che non sia rara la semenza Don Luigi Dies L’ appello può essere trasferito ai giorni nostri e ai nostri compaesani. Tutti. 1 commento per Il più bel fiore: la riconoscenzaDevi essere collegato per poter inserire un commento. |
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Questa è una poesia più idonea per un sacerdote:
La riconoscenza
Erano in dieci della Samaria
Gli chiesero pietà:
e grande fu la Sua bontà.
Ritornò di quelli solo uno
e gradito fu il suo ringraziamento,
ma degli altri?
Nessuno.
Forse il buon Dio
li macchiò d’innocenza,
ma posero il germe
dell’irriconoscenza.
Ugo Mastroianni.