di Sandro Russo
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Gran turbinìo di voli nei larghi cieli africani, al tramonto.
Ci si prepara per la partenza. Una scena che rimanda ai primi giorni della creazione, quando gli animali si divisero secondo le specie. Qui, nel cielo, le rondini con le rondini, le cicogne insieme a tutte le altre in un folto gruppo e così via, fino ai più piccoli e meno appariscenti.
Poi, intorno al tramonto, con un frullio di ali che supera ogni altro rumore e stridii in tutte le lingue di uccelli del mondo c’è la grande partenza. Un fenomeno che si ripete ogni sera, quando viene il tempo giusto.
Per gli uomini che stanno a guardare, a bocca aperta e lo sguardo in alto è uno spettacolo meraviglioso e incomprensibile…
Conoscenze di base sulla migrazione degli uccelli [sintetizzate da Wikipedia]
Le migrazioni sono spostamenti che gli animali compiono in modo regolare e periodico (stagionale), lungo rotte ben precise (in genere ripetute), e che coprono distanze anche molto grandi, ma che, poi, sono sempre seguiti da un ritorno alle zone di partenza.
La causa che determina i movimenti migratori degli uccelli sembra legata alla durata del giorno (il cosiddetto fotoperiodismo). Quando la durata del giorno si riduce, si determinano fasi di regresso o di sviluppo di particolari ghiandole avente come conseguenza, la cessazione di aggressività, intolleranza e territorialità nei confronti di individui della stessa specie e quindi l’aggregazione in gruppi che preludono alla partenza delle migrazioni.
Sono stati compiuti numerosi studi ornitologici sulle migrazioni utilizzando metodi di campionamento ed osservazione in corrispondenza dei punti di confluenza delle rotte aeree, inanellamento o strumenti tecnologici come telescopi o radar. In questo modo sono state raccolte numerose informazioni sui percorsi seguiti, sugli spostamenti effettuati, sulla composizione d’età degli stormi, ecc.
Un aspetto tra i più affascinanti e meno noti nel fenomeno delle migrazioni è la capacità di orientamento degli uccelli. I meccanismi che consentono ai migratori di seguire rotte costanti sono molteplici: la posizione del sole ed i suoi movimenti, la posizione di catene montuose, quella di sistemi fluviali (ovviamente per migrazioni diurne), la direzione dei venti, la posizione della luna e delle stelle (per le migrazioni notturne), il campo magnetico terrestre…
Sembra poi che gli uccelli possiedano una sorta di carta geografica mentale dei territori in cui vivono, che rapportano in qualche modo ai punti di orientamento più generali (sole, stelle, ecc) e che costruiscono memorizzando alcuni dati territoriali (ad esempio i corsi d’acqua) o, per quanto riguarda i piccioni viaggiatori, olfattivi.
Talvolta, però, le rotte migratorie non risultano costanti, ma si modificano in modo più o meno marcato: spesso questo è dovuto a fattori di disturbo dovuti alla presenza dell’uomo, come, per fare alcuni esempi, la presenza di città illuminate che alterano l’orientamento notturno offuscando la percezione delle stelle, oppure operazioni di bonifica, che hanno eliminato superfici palustri su cui sostavano e traevano informazioni per l’orientamento gli uccelli di passo.
Un ricordo di rondini
Il meccanico da cui sono andato a prendere il trattore stamattina – siamo in zona Castelli romani – ha un nido di rondini nell’officina.
– Sì… uno! …Ce ne so’ quattro! Ce ne so’…
Lo dice con un certo orgoglio…
È un omone grande e grosso, con i capelli quasi bianchi e le mani sempre nere (come tutti i meccanici), e non ce lo vedi a parlare delle rondini quasi con amore.
Dice che sono quattro anni che fanno il nido nel sua officina; prima era uno solo; adesso sono diventati quattro. Entrano da un vetro rotto, su in alto… – che io nun c’ho riparo apposta!
– E nun c’hanno paura de gnente! …E sì che ne faccio de rumori, qua dentro!
Certo sporcano un po’ – dice – ma basta spazza’ più spesso!
Dice che il nido che vedo l’hanno fatto in tre giorni, con fili di paglia raccolti in giro… Ritornano sempre allo stesso posto… – Ma come faranno – ’ste bestiole, a ritrovallo – con tutta la strada che devono fa’, dall’Affrica a qua..!
Dice che adesso comincia la cova; poi si schiudono le uova con il nutrimento dei piccoli che hanno sempre fame … Poi racconta dei piccoli che si lasciano a volare… – So’ come ’e creature!
E quando se ne vanno, a settembre-ottobre, ne vengono a centinaia… Se vede che le vengono a prenne… pe’ parti’ tutte ’nzieme! …C’è un casino qui, che nun se riesce manco a parla’!
Poi mi racconta delle tecniche che hanno per riposarsi, aprendo le ali nelle correnti ascensionali in quota e di quando si posano in massa sui pennoni delle navi in mezzo al mare… Si vede che ha letto, che si è informato…
È strano uscire da un meccanico di trattori, in piena campagna romana, con questa visione di mare e sole negli occhi …e di migliaia di rondini!
[ By S. R. – Giugno 2010]
Troviamo, scorrendo la lista dei volatili censiti dai ragazzi della Stazione Ornitologico, nomi che abbiamo conosciuto solo nella versione dialettale… ’U vuollero (rigogolo), ’a puchicchia (cutrettola), ’u perrill’i fave (lui grosso), ’u scellaiatt’ (balia nera), che hanno tutta un’altra dignità una volta riconosciuti con i loro nomi ufficiali, e si pensa a come saranno appellati nei luoghi di origine… Chissà come lo chiameranno, ’u scellaiatt’, i popoli nord-africani…
Fa un po’ senso pensare come queste immani migrazioni – fenomeni a cui con un minimo di umiltà dovremmo guardare solo con meraviglia – vengono ad impattare su una realtà locale che – almeno per il passato – le vedeva come una manna arrivata dal cielo ad integrare con proteine animali le scarse risorse che l’isola offriva. Da cui la tradizionale impiego di reti e trappole. Ma erano tempi di fame e bisognava pur sopravvivere…
Ce ne parla la cara Ortensia Feola (di recente scomparsa), in un video scovato e ripreso dal sito della stazione ornitologica, che riporta anche molte altre cose interessanti sugli uccelli e belle immagini della nostra isola…
Il lungo viaggio: Video Geo & Geo (durata: 13′:41”)
La tutela delle migrazioni di uccelli nell’Isola di Ponza: una storia antica, ricca di segreti, anche di pericoli, e di nuove vite che nascono.
In coda al filmato, una testimonianza della ‘nostra’ Ortensia Feola.
A cura di Sandro Russo
[Stazione Ornitologica Ponzese (3)]