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Una canzone per la domenica (26). Il Musichiere

proposta da Silverio Guarino

 .

Quale canzone della domenica può essere più della domenica di quella che vado a proporvi?

Sermoneta, sabato sera delle serate fredde degli anni ’50, in bianco e nero in televisione, 21 pollici della Siemens con uno “stabilizzatore” della corrente che poteva essere usato da chi concorreva nei tornei di sollevamento pesi, con l’antenna altissima che doveva sfidare i venti e il fianco del castello Caetani, per arrivare al “ripetitore” di Velletri.
Alle 21.00 (dopo “Carosello”), fino alle 22.30 (in “prima e unica serata”): “Il Musichiere”.
Spettacolo unico ed irripetibile che si concludeva con questa meravigliosa sigla di chiusura che veniva rigorosamente cantata “dal vivo” dal presentatore, Mario Riva (romano de Roma), dai cantanti Paolo Bacilieri e Nuccia Bongiovanni, con l’orchestra di Gorni Kramer e la sua inseparabile fisarmonica.

“Domenica è sempre domenica” di Garinei, Giovannini e Kramer (…mitici compositori).

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Era l’augurio di una buona domenica, del giorno dopo di quel sabato che era foriero di una splendida giornata di riposo.
La domenica che a Sermoneta si apriva con la Messa in Cattedrale, si tornava a casa per la colazione con il pane ed il latte cagliato, nonna che preparava il ragù in cucina, con il mandasino addosso per evitare gli schizzi della cucina, mia sorella Luisa e io che facevamo i compiti in attesa di andare al cinema “dell’arciprete” nel pomeriggio.

“Domenica è sempre domenica… si sveglia la città con le campane… al primo: din don del Gianicolo, Sant’Angelo risponde: din don dan…”
“Domenica è sempre domenica…e ognuno appena si risveglierà, felice sarà e spenderà ’sti quattro soldi de felicità…”

Ma che ne sanno gli americani… che già invadevano il nostro etere, sì, perché, dopo “Il Musichiere”, in TV c’erano i telefilm americani: “Lucy ed io” (indimenticabile Lucille Ball) e “Il Dr. Kildare” (Richard Chamberlain, ricordate?) della durata di 30’ circa, per cui alle 23.00, tutti a nanna!
A dire il vero, la presenza degli americani diventava allora più tangibile soprattutto quando, dopo la Messa e il Catechismo della domenica, don Ascenzio ci “premiava” con i biscotti e la farina di latte o di castagne (il “castagnaccio”) del piano Marshall.

“Domenica è sempre domenica”, ma che domeniche erano quelle!

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