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La storia raccontata dai film (3). ‘Tutti a casa’ di Comencini

di Gianni Sarro

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Pare che i lettori di Ponzaracconta si stiano appassionando alla storia patria; prima con il saggio di Emilio Iodice sulla vita di Mussolini (leggi qui) tradotto in 11 puntate da Silverio Lamonica [digita Mussolini in “Cerca nel sito”]; poi, proprio in questi giorni, con le storie del Porto di Ponza (leggi qui).
All’inizio del mese, per la ricorrenza 
dell’8 settembre, abbiamo anche ricordato, in modi diversi, la data fatidica (leggi qui e qui).
Qui di seguito Gianni Sarro, maestro di Cinema, ci illustra un altro titolo famoso della sua “storia raccontata dai film”, dopo Concorrenza sleale, di Ettore Scola, sulle leggi razziali (2001) e La marcia su Roma di Dino Risi, del 1962.
In appendice, per amatori, si può vedere addirittura tutto il film.
S. R.

L’8 settembre è una data shock nella Storia italiana, talmente dirompente che non serve nemmeno specificare l’anno: quel giorno il Regno d’Italia evapora, sparisce. L’Italia aveva sfiorato il collasso istituzionale già all’indomani della disfatta di Caporetto che tuttavia in qualche modo era stato evitato, viceversa l’8 settembre con la fuga del Re e dei vertici dell’esercito verso il sud Italia, già liberato dagli Alleati, il Paese è spezzato in due e la rovina nazionale consumata.

La narrazione cinematografica dell’8 settembre è ricca e articolata, ed è stata realizzata, come già ricordavamo nell’articolo su La marcia su Roma, soprattutto nel triennio 1960-62 (per capire il perché di questa vasta produzione in quegli anni rimandiamo al già citato lavoro di Maurizio Zinni Fascisti di celluloide, in particolare al cap. 4 ‘Tra politica e spettacolo’ pp. 99-160). I titoli sono numerosi, tra i più interessanti, per le diversità stilistiche che intercorrono tra di loro, ricordiamo Tutti a casa, di Luigi Comencini del 1960, I due marescialli, di Sergio Corbucci del 1961, Le quattro giornate di Napoli, di Nanni Loy del 1962, I due colonnelli, di Steno del 1963.

Il film di Loy sceglie una narrazione basata su ricerche d’archivio, lo stile adottato dal regista sembra scegliere un punto di vista oggettivo, tradito in parte, come nota acutamente Morando Morandini nel suo Dizionario dei film da una colonna sonora in cui c’è: ‘..qualche tarantella di troppo…’. Ad ogni modo il film piacque molto alla stampa specializzata, con qualche distinguo per quel che riguarda la critica di sinistra che trovò contraddittoria la scelta di Loy di non mostrare nessun fascista ‘cattivo’. Anche il pubblico premiò il film, che colse un ottimo risultato al botteghino, registrando un incasso intorno ai 700.000.000.

La narrazione dell’8 settembre mostrata da I due marescialli e da I due colonnelli ha la caratteristica della commedia farsesca, in entrambi il protagonista è Totò, affiancato da De Sica nel primo e da Walter Pidgeon nel secondo. Tuttavia uno sguardo attento può notare che, come nel film di Loy, da un lato ci sono i cattivi per antonomasia, ovvero i Tedeschi, dall’altra gli Italiani (che siano Carabinieri, soldati, semplici cittadini) mentre la figura del fascista è rappresentata come una macchietta.

Tutti a casa si apre con le immagini di soldati italiani intenti a prendere il sole in spiaggia e a fare il bagno in mare. L’atmosfera è rilassata, la guerra sembra lontana. Poi dalla radio si ode la voce del Maresciallo Badoglio che comunica l’avvenuta firma dell’armistizio con gli Alleati. Nella finzione filmica le parole appena ascoltate creano un’illusione che fu di moltissimi italiani anche nella vita reale di quei giorni: la guerra era finita. Nel film di Comencini la battuta fulminante del tenente Innocenzi, interpretato da Sordi ‘I tedeschi si sono alleati con gli americani’ è emblematica del caos regnante.
La sottolineatura del cortocircuito avvenuto nella catena di comando dell’esercito italiano costò al film un pesante boicottaggio da parte delle forze armate, che negarono l’uso di veri carri armati costringendo la produzione a ricorrere a quelli di cartapesta.

Il finale del film mostra Sordi arrivare fino a Napoli, ed impegnarsi nella rivolta contro i Tedeschi che porterà alla liberazione del capoluogo campano dopo quattro giornate di combattimenti.
Non sappiamo se il tenente Innocenzi sopravvivrà dopo i titoli di coda, tuttavia sappiamo che Sordi si batté molto per un finale meno eroico di quello che è stato girato, la produzione decise altrimenti.

Qualcosa di simile accade in un altro film girato nel 1961, Una vita difficile, di Risi, che narra le vicende di un ex appartenente alla Resistenza (sempre Sordi) seguendolo fino agli albori del boom economico. Il racconto si sarebbe potuto (dovuto) concludere con la lunga scena in piano sequenza sul lungo mare di Viareggio, dove la macchina da presa lascia allontanare il personaggio fino a perderlo di vista, negando allo sguardo dello spettatore qualsivoglia finale consolatorio. Un finale che avrebbe mostrato una verità amara ma ineluttabile: la sconfitta degli ideali antifascisti che molte speranze aveva acceso dopo l’8 settembre.

 

Appendice (a cura della Redazione)

Qui su YouTube – scaduti i 50 anni per la fruizione di “pubblico dominio” -, si può visionare l’intero film:
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https://www.dailymotion.com/video/x3y65cg

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Si segnalano due scene:
– La dichiarazione dell’armistizio, ascoltata per radio dai due pela-patate del reggimento, seguita dall’incredulità di tutti e dall’impreparazione dei vertici militari (anch’essi ignari al pari delle truppe) a far fronte alla notizia: dal tempo 6’ 10” al tempo 10’;

– la scena in cui il tenente Innocenzi e il suo reparto, in missione esterna al campo base, vengono attaccati dai tedeschi che fino al giorno prima erano loro alleati. E il povero Innocenzi ne trae la conclusione più ovvia (sebbene errata): “Signor Colonnello, accade una cosa incredibile: i tedeschi si sono alleati con gli americani!” (dal tempo 13’ e 50” al tempo 15’ e 30”).
Sembra comico, a vederlo nel film, ma fu la drammatica realtà.

 

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