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Un mio ricordo di Ponza
Correva l’anno 1981 e stavamo ristrutturando per l’ennesima volta la casa dove sono nato e nella quale tuttora vivo. Un po’ per sfuggire al disagio dei lavori in corso e un po’ perché qualche tempo prima avevo letto un interessante reportage su “ Gente Viaggi”, decisi di prenotare un viaggio di 5 giorni a Ponza, isola che non avevamo mai visitato pur risiedendo nella stessa provincia. In calce all’articolo che avevo letto, veniva segnalata, tra gli altri, la pensione “Ponzio Pilato”, di cui si decantava un giardino interno molto carino e la buona cucina. Mi lasciai convincere e fu là che soggiornammo, non rimanendo assolutamente delusi rispetto alle aspettative. Ancora adesso ricordo quei giorni con struggente nostalgia, perché ebbi modo di trascorrere con mia moglie e il mio primogenito, allora di tre anni, un periodo di irripetibile intimità. Sono tornato altre volte, ma in maniera “mordi e fuggi”, forse perché inconsciamente ho avuto paura che un eventuale soggiorno si sarebbe rivelato deludente rispetto a quello a suo tempo meravigliosamente vissuto, il cui ricordo, peraltro, ingigantisce sempre più ogni anno che passa, rendendo addirittura fatato un luogo di per sé già unico al mondo. Quel periodo mi ha ispirato una composizione, che chiamare poesia sarebbe certamente troppo e che potremmo, invece, definire una semplice riflessione. La propongo pur consapevole di non rendere merito a una realtà davvero fantastica. Quanto prima, sia pure quasi certamente fuori stagione, ritornerò per più giorni. Sui declivi agavi Nei vicoli tra chiaroscuri improvvisi Ciacole di comari nenianti; “In ogni scogliera una grotta Non riesci a penetrare nell’anima Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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