Ambiente e Natura

Cala Mariolu, dove ‘u mariuòle rubò ai ponzesi…

di Vincenzo Di Fazio (Enzo)

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Tommaso è un amico di mio figlio che da diversi anni va in vacanza in Sardegna.

In genere sceglie la costa dell’Ogliastra (che ricade nel territorio della provincia omonima) perché da quelle parti ha alcuni parenti e amici.
Quest’anno è stato ad Arbatax ma si è spinto verso nord fino a completare quasi tutto il golfo di Orosei.
Quando l’ho visto stamattina, ancora prima che gli chiedessi come fosse andata la vacanza, mi ha detto:
Sai, Enzo sono stato in un paesino di montagna dell’ Ogliastra, Baunei, dove mi hanno parlato dei pescatori ponzesi” – e continuando – “non pensavo che i ponzesi fossero così famosi da quelle parti e così apprezzati”.

Cartina golfo Orosei

Baunei è un borgo montano situato su un costone di roccia calcarea a 480 metri d’altezza.
La gente locale, formata essenzialmente da contadini e pastori, ha vissuto per secoli solo di prodotti della pastorizia e della terra.

baunei

Con l’arrivo dei pescatori ponzesi ad Arbatax – racconta Tommaso – il pesce è arrivato fin sopra la montagna e c’è stato qualcuno che da contadino è diventato anche pescatore.

Dal balcone di Baunei si ammira uno dei tratti di costa più belli della Sardegna e del Mediterraneo.
Si alternano spiagge di sabbia finissima, alcune raggiungibili solo dal mare, a falesie imponenti risalenti all’era mesozoica che il tempo ha modellato conferendo loro spesso forme insolite e bizzarre.
In questo maestoso scenario c’è cala Mariolu, considerata tra le spiagge più belle e suggestive del Mediterraneo (Legambiente, nel 2014, l’ha inserita tra le venti spiagge più belle d’Italia).

guardando il mare da Baunei

Cala mariolu 3

cala mariolu

L’appellativo di mariolu alla cala – hanno raccontato a Tommaso – è attribuito ai pescatori ponzesi.
All’epoca capitava spesso che tornati da una battuta di pesca, fatta magari con i palamiti, si dovesse riandare in mare per calare le reti o le nasse. Non essendo opportuno tenere il pescato a bordo, per motivi di spazio e per evitare di pregiudicarne la freschezza, lo stesso veniva sistemato a terra tra gli anfratti degli scogli o in piccoli pozzetti naturali.
Al ritorno, l’amara sorpresa di trovare i “vivai” vuoti.

Dopo aver fugato i dubbi sulla possibile responsabilità di altri pescatori, i ponzesi s’accorsero che chi li depredava era una foca monaca: il ladro – ‘u mariuòle, detto alla ponzese – era il simpatico mammifero pinnipede.

La foca monaca

foca_monaca

Da qui cala Mariolu che di sardo – lo ammettono gli stessi abitanti del posto – ha solo la vocale finale.

Un aneddoto che la dice lunga sulle vicende dei pescatori ponzesi e sulle tracce che i tanti ponzesi emigranti hanno lasciato  durante il loro andare in giro per il mondo.
Un motivo in più per rafforzare l’idea del progetto “Noi siamo ponzesi” (leggi qui), di raccogliere le loro storie e di ravvivare i rapporti con la nostra isola di coloro che oggi possono raccontarle.

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