Ambiente e Natura

Un ponzese partecipò alla Beffa di Buccari

di Paolo Iannuccelli
MAS in esercitazione. Foto 1918 circa

 

Antonio Corti, stimato medico ponzese residente da anni a Latina Scalo, ci ha raccontato alcuni interessanti episodi riguardanti la sua famiglia.
Adamo Corti, anarchico fiorentino, fu costretto dallo stato unitario a trascorrere un periodo di domicilio coatto a Ponza, dove lavorò come custode del cimitero.
Giuseppe, uno dei quattro figli di Adamo, nato sull’isola nel 1894, si arruolò nella Marina Militare, nella notte dell’11 febbraio 1918, partecipò alla beffa di Buccari, annoverata dagli storici tra le imprese più audaci del conflitto.
Al comando di Costanzo Ciano, all’azione parteciparono i M.A.S. 96 (al comando di Rizzo con a bordo Gabriele D’Annunzio), 95 e 94, rimorchiati ciascuno da una torpediniera e con la protezione di unità leggere. Dopo quattordici ore di navigazione, alle 22.00 del 10 febbraio 1918, i tre M.A.S. iniziarono il loro pericoloso trasferimento dalla zona compresa tra l’isola di Cherso e la costa istriana sino alla baia di Buccari dove, secondo le informazioni dello spionaggio, sostavano unità nemiche sia mercantili sia militari.

L’audacia dell’impresa trova ragione di essere nel percorso di 50 miglia tra le maglie della difesa costiera nemica, anche se l’attacco non riuscì, dato che i siluri lanciati dalle tre motosiluranti si impigliarono nelle reti che erano a protezione dei piroscafi alla fonda.
Le unità italiane riuscirono successivamente a riguadagnare il largo tra l’incredulità dei posti di vedetta austriaci che non credettero possibile che unità italiane fossero entrate fino in fondo al porto, e che non reagirono con le armi ritenendo dovesse trattarsi di naviglio austriaco.

L’impresa di Buccari ebbe grande risonanza. Terminata la prima guerra mondiale, Giuseppe Corti lavorò come fanalista a Ponza, poi si trasferì a Gaeta; lì assunse l’incarico di comandante di un dragamine della Marina Militare, operante nel Golfo, in pieno secondo conflitto mondiale.
Fu ricoperto da diversi encomi ministeriali per il suo comportamento audace; alla fine Corti ne ricevette così tanti che disse candidamente: “Avrei preferito un fiasco di vino!”.
Giuseppe morì nel 1967, a Gaeta, il 20 giugno, il giorno che si festeggia San Silverio.

La baia di Buccari

La baia di Buccari-Bakar. Veduta recente

La baia di Buccari-Bakar (Croazia). Veduta recente

2 Comments

2 Comments

  1. silverio lamonica1

    4 Novembre 2014 at 22:45

    Scrive Silverio Corvisieri in “All’Isola di Ponza” Ed. Il Mare 1985, pag. 252:
    “Gabriele D’Annunzio che s’imbarcò come ‘marinaio volontario’ sui Mas di Ciano (per 90 miglia all’interno delle acque austriache prima di entrare nel più difeso porto nemico e affondare una nave) nel diario dedicato appunto alla ‘beffa’ che pubblicò nel 1918 insieme alla ‘Canzone del Carnaro’, così ricordò Giuseppe Corti :Un altro è dell’isola esule di Ponza. E credo ch’egli fosse al remo del legno di Ulisse quando il re isolano ‘piloto di tutte le sirti’ entrò nell’ombra magica del Circeo.
    N.B. La mamma di Corvisieri era una Corti, parente dell’eroe ponziano.

  2. vincenzo

    5 Novembre 2014 at 09:39

    Riuscì o non riuscì la beffa la cosa più simpatica che il protagonista lascia ai posteri, nell’età della consapevolezza della vita di un individuo, la vecchiaia, è quella frase: “Avrei preferito un fiasco di vino!”.

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