Di Fazio Gennaro

La complessità della Vita

 

di Gennaro Di Fazio

 Commento all’articolo

La casa del dolore  (3)”

 

Visto l’articolo di Gino Usai “la casa del dolore (3)” e la sua riflessione “sul tema della manipolazione genetica e del cattivo uso della scienza…”, anch’io, che esercito la professione di medico da oltre 32 anni, voglio esprimere alcune mie opinioni a riguardo, nella speranza  di indurre con tale articolo ed eventualmente altri a seguire in caso di dibattito su questo argomento, un confronto ampio e costruttivo tra tutti coloro che cercano il senso delle cose ed il significato della Vita.

Il mondo ormai cambia molto in fretta. Tra il 1970 ed il 2000 è stato prodotto l’equivalente di tutta l’informazione accumulata dall’Umanità, a ciò va inoltre aggiunto  che oggi  la quantità di dati, a partire da un semplice computer collegato ad internet, continua ad aumentare in maniera esponenziale. Diventa conseguentemente necessario catturare l’essenza ed il significato delle informazioni.  Per arrivare a ciò è indispensabile  quindi  avere delle idee da dove partire e teorie su cui poi lavorare e sperimentare, cioè occorre saper andare oltre la semplice nozione.

Oggi purtroppo, nel mondo culturale occidentale, viviamo ancora sotto il dominio dei principi di “disgiunzione” e di “riduzione”, il cui insieme costituisce ciò che Edgar Morin chiama il “paradigma di semplificazione”.

Cartesio ha formulato questo paradigma separando il soggetto pensante (ego cogitans) dalla cosa (res extensa ),  ponendo come principio di verità, le idee “chiare e distinte“. Questo paradigma che controlla l’avventura del pensiero occidentale dal XVII secolo in poi, ha indubbiamente consentito di effettuare  enormi progressi nella scienza, ma tale disgiunzione, rarefacendo le comunicazione tra le parti, ha isolato i campi della conoscenza e limitato le possibilità di riflessione determinando  una intelligenza cieca, sempre più manipolata dai poteri anonimi e meno discussa dalle menti umane.  Purtroppo questo fenomeno a volte è ignorato anche dagli stessi studiosi che involontariamente non controllano nemmeno intellettualmente il senso e la natura della loro ricerca.

 

Oggi la ricerca in genere va verso 2  grandi tendenze:

–         via riduzionista o analitica.

–         via olistica o dell’integrazione.

La prima, quella di gran lunga più seguita, spiega come sono fatte le cose partendo dall’universale e complesso per andare progressivamente verso il particolare e semplice fino ad arrivare ai dettagli morfologici e strutturali sempre più piccoli.

La seconda invece, che studia i fenomeni nel loro insieme, parte dalla constatazione che l’interazione dei singoli elementi che compongono un sistema, determinano di per sé sempre qualcosa in più rispetto alla semplice somma delle singole parti. La  risultante di tale interazione è la  creazione  di nuove caratteristiche denominate “Proprietà Emergenti. Questo “qualcosa in più” rappresenta il “significato, il senso, lo scopo dello stare assieme, una complessa gerarchia, intrinseca al sistema, che selezione e attribuisce valori ai fenomeni”.(Franco De Luca: da una sua lettera inviatomi dopo aver letto la mia tesi sui sistemi complessi). È  l’essenza stesse delle cose che si estende e si collega poi al resto del Tutto.

La difficoltà del nostro tempo è di comprendere il significato delle cose, dare un’anima alla scienza, cercare di capire il perché dei fenomeni; soprattutto quando si parla di strutture complesse quale è appunto l’essere vivente,  quindi l’Uomo.

Chi ci deve indirizzare in questa direzione è sicuramente la filosofia, pilota della Vita da sempre, in ogni campo ed in ogni epoca.

Purtroppo il pensiero  della medicina accademica ha favorito l’approccio di tipo analitico, settoriale e ultraspecialistico, impegnando conseguentemente le risorse quasi esclusivamente in questa direzione; così che “mentre progredisce la conoscenza delle parti aumenta l’ignoranza del tutto” (E. Morin). Ma vivaddio sorgono da sempre più parti dubbi sull’eticità di alcune analisi e/o esperimenti e pratiche biogenetiche le quali purtroppo non hanno dimostrato, con la loro azione, di riuscire ad aumentare in modo significativo la guarigione delle malattie croniche e degenerative, se non di prolungarle nel tempo, in una sopravivenza peraltro spesso anche difficile. Pertanto anche per la Medicina credo sia arrivato il tempo di allargare  la visone che abbiamo di essa e di inserirla in un contesto molto  ampio.

Siamo immersi in un più ampio progetto a più dimensioni le quali ci condizionano per un fine più grande della nostra umana comprensione. Esiste probabilmente una legge, un linguaggio misterioso, un progetto da compiere, per l’organismo e per la Vita in genere.

 

P.S.

Ho preferito scrivere un articolo a parte e non semplicemente un commento, per stimolare il dibattito sul tema più specifico della Vita.

 

Gennaro Di Fazio

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