Ricorrenze

Quell’uomo dalla vita solitaria

di Emilio Iodice

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Nacque in un oscuro villaggio, figlio di un contadino. Crebbe in un altro villaggio, dove ha lavorò in una falegnameria fino all’età di 30 anni. Poi, per tre anni, fu  predicatore itinerante.
Non scrisse mai un libro. Non ricoprì mai una carica. Non ebbe una famiglia né possedette una casa. Non era andato ad una scuola. Mai visse in una grande città. Mai percorse più di 200 miglia dal luogo in cui è nato. Non fece nessuna delle cose che di solito accompagnano la grandezza. Non aveva altre credenziali se non se stesso.

Aveva solo 33 anni quando l’opinione pubblica gli si rivoltò contro. I suoi amici scapparono. Uno di loro lo rinnegò. Fu consegnato ai suoi nemici e subì la parodia di un processo. Fu inchiodato a una croce tra due ladri. Mentre stava morendo, i suoi carnefici si giocarono le sue vesti, l’unico bene che aveva sulla terra. Quando morì, fu deposto in una tomba presa in prestito, per la pietà di un amico.

Sono passati più di venti secoli e oggi
lui è la figura centrale della razza umana. Sono ben nel segno quando dico che tutti gli eserciti che abbiano mai marciato, tutte le flotte che abbiano mai navigato, tutti i re che abbiano mai regnato, tutti i parlamenti che si siano mai riuniti, messi insieme, nessuno ha influenzato la vita umana su questa terra quanto quell’uomo dalla vita solitaria.

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