Personaggi ed Eventi

Tutto quello che avreste voluto sapere su David Bowie… (2)

di Alessandro Alfieri, nella trascrizione di Sandro Russo

 

Per la prima parte che include il video YouTube della presentazione al teatro Manzoni, leggi e ascolta qui

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Riprendiamo il filo del discorso su David Bowie.
Eravamo arrivati ai tre album degli inizi anni settanta: The man who sold the world, del 1970 (1); Hunky Dory (1971), The rise and fall of Ziggy Stardust and the Spider from Mars.


Dalle sue radici nel decadentismo di fine secolo, David Bowie  – cfr. Oscar Wilde, già citato) deriva il suo edonismo estetico [“essere Dandy nell’epoca della cultura di massa” (Susan Sontag – cfr. nota (3), nella prima parte)], del tutto “spoliticizzato’ o meglio apolitico, con un’attrazione per “le cose come non sono”, fino all’estrema affermazione Camp: “È bello perché è orribile”.
In contemporanea con l’infatuazione per il pensiero di Nietzsche, a Zarathustra e alla volontà di potenza. La base del pessimismo esistenziale di Bowie. In campo artistico, la convinzione che l’arte deve creare, non riflettere quel che già c’è.


Il fulcro dell’estetismo di Bowie è in una frase di Nietzsche (Da: “La nascita della tragedia (1872)]: “Solo come fenomeni estetici l’esistenza e il mondo sono eternamente giustificati”. Non c’è morale, non c’è politica, non c’è impegno sociale.
Ne discende la rinuncia alla presunzione che la musica rock possa cambiare il mondo: l’arte è solo spettacolo. Proprio l’abbandono di questa pretesa ha permesso a Bowie di incidere sull’arte e “cambiare il mondo” più di quanti si prefiggevano come primario questo scopo.


L’importanza della performance corporea deriva a Bowie dalla frequentazione di Lindsay Kemp di cui è stato allievo.

Dall’altra parte dell’oceano, negli Stati Uniti, il paladino e teorico dell’arte come esibizione è Andy Wharol (1928-1987), con cui Bowie si trovò subito in sintonia, accomunati anche dall’insofferenza per il movimento hippie.

Andy Warhol, nel 1980 (by Bernard Gotfryd)

Video da YouTube: Life on Mars, dal 4° Bowie’s studio album ‘Hunky Dory’ pubblicato in 1971, da cui fu tratto il singolo ‘Changes/Andy Warhol’ & ‘Life On Mars’.

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In Inghilterra intanto, con Bowie si delinea una terza via tra le due tendenze più estreme dei movimenti giovanili inglesi, quella dei Mods e quella dei Rockers che pur nella diversità delle espressioni avevano in comune un machismo di fondo che trova una sua più completa espressione nel genere Metal  fortemente connotato in senso maschilista.

Costume di scena di Bowie (dello stilista giapponese Yamamoto); il quadro di Tintoretto di sua proprietà

Stupì molti, alla scomparsa di Bowie (gennaio 2016), ritrovare tra le opere d’arte conservate nella sua casa un quadro di Tintoretto: “L’angelo che annuncia il martirio a Santa Teresa d’Alessandria” (1570) Del pittore italiano/veneziano tormentato e irrisolto (in contrapposizione, nello stesso tempo e nella stessa scena veneziana, a Tiziano).
Di Tintoretto Bowie ammirava la fisicità, la carnalità dei corpi e la gravità della figura – cfr. Saggio di Sartre al riguardo (2) -, insieme al rifiuto della mitologia della levità dei corpi associato alle figure sacre. Non a caso l’immaginario di Bowie è segnato dalle cadute determinate dalla forza di gravità: il Major Tom di Space Oddity, L’uomo che cadde sulla terra, il titolo del suo film del (The Man Who Fell to Earth), del 1976 diretto da Nicolas Roeg).

Qui di seguito un altro inserto musicale Star man (Somewhere, over the rainbow)performance “live” , tributo al famoso brano di popular music. Infatti un’altra fonte di fascinazione per Bowie, è il rutilante mondo del Musical e Broadway:  teorizzava di immagini e melodie che sono dentro di noi e aspettano di emergere..
Video da YouTube: David Bowie – Starman (Top Of The Pops, 1972).
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Esiste un elemento wagneriano dell’immaginario di Bowie. Anche Wagner (1813 – 1883) perseguiva l’opera d’arte “totale”. Emblematica al riguardo la messa in scena del Parsifal (1882) al Festival di Bayreuth in cui tutte le componenti dello spettacolo, oltre alla musica, sono meticolosamente curate, e l’opera stessa è la rappresentazione totale della vita personale dell’artista [per una messa a punto su questi aspetti, cfr. Lacoue-Labarthe (3)].
Questa “estetizzazione” si ritrova nella rappresentazioni propagandistiche dei fascismi – del nazismo tedesco in particolare – che la recuperarono in una dimensione scenica su grande scala, ma è presente alla radice di molti spettacoli contemporanei.

Dal Bowie pubblico al Bowie privato. Qui di seguito un video da YouTube: David Bowie in Somewhere Over The Rainbow/ Starman. Bowie suona l’ukulele and canta per la sua bambina piccola Alexandria.
Nel video molte foto con la moglie Iman Mohamed Abdulmajid (1955), la supermodella e attrice somala naturalizzata statunitense, sposata nel 1992. Iman ha dato a Bowie una figlia, Alexandria Zahra “Lexi” Jones, nata il 15 agosto 2000, ed ha adottato Duncan Jones, figlio di Bowie avuto dal primo matrimonio.

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Note

(1) The man who sold the world, del 1970. Leggi e ascolta sul sito in “Una canzone per la domenica (267). Quelli che riuscirono a cantare la propria morte“.

(2) – Jean Paul Sartre: Tintoretto o il sequestrato di Venezia (scritto tra il 1951 e il 1960) “Cento anni prima che Galileo e Newton ne descrivessero gli effetti, Tintoretto scopre l’onnipresenza della forza di gravità, dipinge corpi in perenne squilibrio, folle di personaggi accalcati che si schiacciano a vicenda, santi e angeli che, finalmente, “pesano”.

(3) – Philippe Lacoue-Labarthe (1940 – 2007) è stato un filosofo francese. In un suo saggio ha approfondito il personaggio e la musica di Wagner: “Musica ficta: figures de Wagner”, Bourgois, 1991

 

[Tutto quello che avreste voluto sapere su David Bowie… (2)Continua]

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