Esteri

La necessaria pluralità di opinioni sulla guerra Palestina-Israele

segnalato da Sandro Russo

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Non si può non parlarne, tanto i fatti atroci che vediamo accadere coinvolgono tutti.
Allo stesso tempo non si può esprimere un’opinione netta e recisa su un nodo così importante di geopolitica in cui tutto è stato detto e provato negli anni: dai volenterosi trattati di pace, alle diverse guerre che si sono susseguite (della guerra di cinquant’anni fa ha scritto sul sito il nostro Pasquale Scarpati).
Gli eventi di questi giorni mostrano una ulteriore
escalation del conflitto. Piuttosto che schierarsi da una parte o dall’altra, preferisco registrare la pluralità di voci che propone il mio quotidiano di riferimento, la Repubblica che nella newsletter del direttore (che ricevo come abbonato), così ha annunciato ieri 12 ottobre, le notizie che il giornale andava a dare:

La newsletter di Maurizio Molinari La Repubblica del 12 ottobre 2023
Per il contributo delle idee, oggi hanno scritto tre grandi protagonisti della nostra cultura contemporanea. David Grossman, Tahar Ben Jelloun e Antonio Scurati. Un ebreo, un arabo e un europeo, tre scrittori e tre punti di vista che, provati dalla drammaticità dei fatti, cercano di rimettere insieme i cocci di un’umanità dilaniata, e di trovare un senso per ricominciare a guardare al futuro della civiltà.

Qui di seguito lo screenshot del ‘paginone’ dedicato ai tre interventi (sono tutti e tre scrittori, non politici) e (sotto) il relativo file .pdf di due pagine per poter leggere più agevolmente.

La Repubblica del 12 ott. 2023, pp. 14-15

In formato .pdf: La_Repubblica_12_Ottobre_2023. Grossman. Ben Jelloun. Scurati

2 Comments

2 Comments

  1. Gianni Sarro

    13 Ottobre 2023 at 17:34

    Condivido l’impostazione della Redazione de la Repubblica (e secondariamente quella di Sandro Russo) di presentare opinioni diverse e non giudizi su quanto sta accadendo in Palestina e Israele. In questa ottica propongo, tra i tanti letti ieri, un articolo da Il Fatto Quotidiano che ho trovato condivisibile per come ha fotografato uno stato d’animo che è anche il mio

    Non dobbiamo diventare come loro
    di Antonio Padellaro – Da Il Fatto Quotidiano del 12 ott. 2023»

    Cercavo le parole e le ha scritte Paolo Giordano sul Corriere della Sera: “Forse per la prima volta in decenni quel conflitto era d’un tratto molto più vicino a noi, molto più rischioso, addirittura personale”. Talmente personale che dal 7 di ottobre credo siamo in molti a sentirci come squassati da opposti sentimenti in guerra tra loro.
    Non si tratta però soltanto di quel “senso di sicurezza già fiaccato dall’aggressione all’Ucraina”, di cui parla lo scrittore.
    Perché sappiamo che le notizie e le immagini dell’indicibile commesso dagli assassini di Hamas sono altrettanti detonatori che fanno divampare nel nostro cuore, nella nostra mente rabbia, odio e un acuto desiderio di vendetta. Dopo le stragi credo di non essere stato il solo a sentire quegli innocenti sterminati, decapitati, come dei figli e quei genitori come dei fratelli. Subito dopo ho pensato che se mi avessero ucciso un figlio o un fratello avrei, d’impulso, desiderato farmi giustizia con le mie mani. E non mi vergogno ad ammettere che l’invasione di Gaza con il conseguente annientamento di Hamas mi sembrò sul momento una punizione equilibrata da infliggere a belve simili.
    Per essere sincero fino in fondo nel mazzo del mio rancore misi anche la teocrazia iraniana come la matrice di ogni nequizia, il satana che ha armato le milizie assetate di sangue. E pensai che l’espressione “scontro di civiltà” poteva essere giusta, ma anche sbagliata, poiché quale civiltà può esserci in un regime bieco che perseguita le donne, le imprigiona, le tortura, le uccide?

    Finché mi sono detto: ecco mi hanno fatto diventare come loro volevano, preda di un risentimento sordo, cieco e tutto sommato comodo visto che espettoro il mio odio davanti a un computer.
    Mentre scrivo, apprendo che anche l’ultimo generatore ha smesso di funzionare a Gaza, cosicché quando l’angelo vendicatore dovesse abbattersi sulla Striscia, da trasformare in una striscia di sangue, farebbe irruzione in ospedali senza più pazienti, in scuole senza più bambini, in case senza più gli anziani.

    Leggo su Repubblica Edith Bruck, la “bambina di 92 anni” che ha attraversato la Shoah, deportata a 13 anni ad Auschwitz e Dachau. Dice: “Uccidono anche i piccoli come facevano i nazisti”. Racconta che dopo la liberazione, vide dei soldati tedeschi al di là della rete: “Eravamo in un campo di transito e loro erano i prigionieri. Avevano le pentole vuote, gli ho dato quel poco che avevo. La vendetta non serve a niente”.
    Ed è l’unico barlume che intravedo in questa notte dell’umanità.

  2. Sandro Russo riporta l'opinione di Michele Serra

    13 Ottobre 2023 at 18:20

    L’amaca
    Equidistante? No, impotente
    di Michele Serra – da la Repubblica del 12 ottobre 2023

    Il jihadismo è sterminio organizzato, eliminazione degli impuri nel nome dei puri che voleranno in paradiso su un tappeto di sangue (altrui). Hamas lo ha confermato. Trucidare i bambini è nazismo reincarnato. Gaza è una enorme prigione a cielo aperto, nella quale quasi tutti gli imprigionati sono innocenti. Tra di essi, quasi un milione di bambini e di ragazzini. Gaza è una delle vergogne del mondo.
    La distruzione dello Stato di Israele è nei programmi, e nei proclami pubblici, di una parte significativa del mondo arabo e dell’Iran. Nei campi profughi di Sabra e Chatila, nel 1982, l’esercito libanese con l’appoggio degli israeliani al comando di Sharon uccise un numero ancora imprecisato di civili inermi (comunque più di mille) tra i quali moltissimi bambini.
    Scrivo questo elenco risicato, precario, che potrebbe essere allungato all’infinito, non perché io voglia sembrare equidistante (parola orribile, ipocrita) ma perché non è vero che hanno tutti ragione. Hanno tutti torto. E i soli che hanno ragione (i pacifici e i riflessivi delle due parti) sono fuori gioco da anni, impotenti, zittiti, esclusi da un gioco che è fatto solo per gli intolleranti, i prepotenti, gli estremisti, i fanatici.
    Riascoltate, vi prego, Sidùn di Fabrizio De André e Mauro Pagani. Scritta per un bambino di Sabra e Chatila, suona identica, quarant’anni dopo, per un bambino dei kibbutz massacrato dai miliziani di Hamas. E identica significa identica: uguale nella descrizione del male, del dolore degli inermi, dell’indifferenza degli assassini. Se qualcuno di voi è capace di stabilire una differenza, me la spieghi, per favore. Io non sono capace. Se vi fa comodo, chiamatemi pure equidistante. Preferisco: impotente.

    [Michele Serra – da la Repubblica del 12 ottobre 2023]

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