Racconti

I garofani bianchi di San Silverio

di Sandro Russo

 

Si parla tanto dei garofani di San Silverio, in questi giorni… un argomento molto sentito; molta partecipazione, tanti commenti: leggi qui. Ho anch’io una piccola storia, che avevo messo da parte perché davvero insignificante; la propongo giusto perché il tema è così attuale.

Qualche anno fa avevo chiesto qualche schiuopp’ dei garofani di San Silverio a Rosaria Di Fazio, sorella di Gennaro e mamma del nostro (al tempo) webmaster Antonio Capone. Ricevute attraverso diversi intermediari le preziose talee, le ho piantate con tutti gli accorgimenti al casale, dove attecchisce tutto, pure troppo… Diceva mio padre, abituato alla terra povera e argillosa di Cassino che nella terra mia, ai Castelli, vulcanica e ricca di humus, se ti cade un dente, nasce una dentiera!
Infatti, senza soverchie cure “hanno preso”, i garofani di Rosaria, e l’anno dopo sono anche fioriti, ma – orrore! – di colore bianco.


Ci sono rimasto piuttosto male, e esternando il mio disappunto a un amico di Ponza in visita al casale – nome e cognome: Giuànn ‘i Giulie Matrone – ne ho avuto un giudizio lapidario: – Eeh! …se vede ca ’u Sante nunn’ha aggradite!
Gli amici sono sempre pronti a sostenerti!

Intanto Rosaria, informata dell’accaduto, si è dispiaciuta anche lei, ha detto che forse si era sbagliata a prendere gli steli di garofano (che quando non sono fioriti si somigliano tutti), e mi ha mandato a stretto giro le talee giuste. Da amica e donna gentile qual è, non ha neppure ipotizzato la malevolenza del Santo!

Ripiantati a Lanuvio, da alcuni anni fioriscono con generosità e molto profumo, graditi da me e dal Santo; a fianco dei primi – bianchi – che hanno il loro dafare, a non lasciarsi sopraffare dalla vegetazione circostante.

Non l’avrei raccontata, questa storiellina, se non se ne fosse tanto parlato. E fino a un certo punto concordo con il commento di Raffaele Pacifico che quei garofani non hanno alcun valore, perché non sono benedetti. I Santi non dovrebbero essere così fiscali e saprebbero ben andare oltre le formalità, giudicando la purezza delle intenzioni.

Ho letto nel recente ricordo di Franco De Luca per Silverio Di Fazio (leggi qui) che, al confronto dopo tanti anni con l’amico diventato sacerdote, si professa “agnostico tendente all’ateismo”.
Io sono più o meno sulla stessa lunghezza d’onda, con uno fondo di panteismo e spiritualità che mi è rimasto attaccato dagli anni d’Oriente. Forse si capiva da un altro mio raccontino di quel tempo: Il piccolo Buddha.

 

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