Personaggi ed Eventi

In bocca al lupo a Elly Schlein

proposto da Sandro Russo

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Vorrei celebrare la vittoria di Elly Schlein, preferita convintamente da tutti i redattori che ho sentito al riguardo, con questo articolo di Concita De Gregorio da la Repubblica di ieri, 28 febbraio 2023.
La parola a De Gregorio non a caso, a parte la pregnanza dell’articolo. Non abbiamo dimenticato un suo articolo, molto apprezzato, uscito prima delle ultime elezioni politiche (nell’agosto 2022), pubblicato sul sito il 15 novembre, in cui proponeva le sue candidate nel caso la contesa elettorale si svolgesse in un mondo ideale. Tre contendenti donne: Giorgia Meloni per la destra, Elly Schlein per la sinistra e Mara Carfagna per il centro. Ora Meloni è presidente del Consiglio, Schlein segretaria del Pd; per Carfagna si attende l’implosione del duo ballon. Chapeau a Concita De Gregorio e in bocca ai lupi a Elly Schlein.

Il racconto
La donna nuova che spinge Giorgia nel secolo scorso
di Concita De Gregorio

Invecchia la leader di FdI al cospetto di una figura ancora nei suoi trent’anni che non origina dal comunismo come lei dal fascismo.
La misura del terremoto la dà la reazione delle destre che quando non sanno più cosa dire producono la solita formula “radical chic”

Le rivoluzioni sono così, non le vedi arrivare sennò non esisterebbero. Sennò chi le teme le eviterebbe – presto, sterminare i rivoltosi. Promuoverli, corromperli, imprigionarli –e tutto resterebbe come prima. Bisogna, per fare la rivoluzione, muoversi veloce e non venire a fuoco nelle foto. Fingersi docili (non troppo, un poco), fingersi non temibili. Le minoranze lo sanno per eredità storica e le donne, fra le minoranze non numeriche, lo sanno per educazione alla sopravvivenza. «Come al solito non ci hanno visti arrivare», è stata la prima frase di Elly Schlein e milioni di ragazze, di madri figlie sorelle, hanno riconosciuto l’insegnamento primario: tu, quando vuoi fare qualcosa, intanto falla. Quando le cose cambiano devono trovarti già lì. Vai veloce, invisibile. Hanno riconosciuto quelle parole e hanno sorriso: erano uscite un attimo per andare al seggio, son tornate a casa e hanno acceso la tv. Il sorriso segreto di chi ha cambiato il suo tempo senza dare nell’occhio. «È la prima volta che voto qualcuno che vince», ha detto l’altra sera al comitato un’anziana militante. Ecco, questo. La rivoluzione senz’armi, senza testosterone, con la gentilezza ferma del sorriso.

Non cambia, qui, solo la storia del Partito Democratico, della sinistra.
Cambia lo scenario. Cambia la politica, ruota l’asse cartesiano della realtà.
Improvvisamente, in una notte, la “donna nuova” Giorgia Meloni torna a essere quello che è: l’ultima erede di un partito del Novecento, una storia antica. Invecchia, Meloni, al cospetto di una donna ancora nei suoi trent’anni che non origina dal comunismo come lei dal fascismo. Una giovane di questo tempo: non figlia politica di, non madre, fino all’altro giorno non iscritta al partito che guida, non eterosessuale, niente di tutto quel che rassicura i conservatori e molto di quel che manca a chi vorrebbe cambiare la rotta della storia, invece.
Ciò che è mancato a quel pezzo di mondo che non trovava casa da nessuna parte e l’ha trovata lì. Ai gazebo. L’identità, per esempio.
È la prima volta che un partito esprime una segretaria diversa da quello indicato dei suoi iscritti – è una delle litanie di queste ore. Certo. Perché gli iscritti – sempre meno, una enclave di reduci asserragliati nelle correnti – non esprimevano più da anni il sentimento di un elettorato orfano: che difatti non andava più a votare, non si riconosceva più in quella ristretta rosa di vecchi e giovani-vecchi capibastone (sempre maschi, scusate il dettaglio) devoti a qualcuno, figli politici di.

Poi, è un attimo. È la funzione che fa l’organo. Ti eleggono segretaria e lo sei. Improvvisamente era chiaro che fosse quella la scelta migliore. Brava bravissima, a tua disposizione. Ma no, invece. Sarebbe facile ora riavvolgere il nastro e ricordare quante volte, nel passato recente e remoto, chi era al comando (nel partito, in tv, nei giornali) ha messo il bastone tra le ruote a tutti i giovani di buone intenzioni che hanno provato ad affacciarsi. Le donne, in specie, in un partito ferocemente maschilista che le ha sempre messe in rosa per bruciarle, che le ha accontentate per silenziarle, che ha dato loro presidenze di cartone e le ha eliminate quando erano troppo popolari. Che le ha tenute, quelle che ha tenuto, se rispondevano a qualcuno: se sono lì, è perché rispondono. Ma sarebbe ingeneroso, appunto, voltarsi indietro. Guardiamo avanti. Ora che i giovani e le donne, soprattutto loro, i non iscritti di primarie benedette, hanno determinato il cambiamento. La partecipazione, il primo segnale. Più di un milione, altro che piattaforma Rousseau. Più di un milione di corpi vivi per strada, pazienza per la democrazia dell’Internet, metti like.

Dice. È una che passava di lì, è il papa straniero. Niente affatto. Elly Schlein ha una biografia politica che levati, direbbero i ragazzi che l’hanno votata. Ha anche una biografia personale che è una specie di compendio del Novecento con ucraini ebrei socialisti e radicali fra gli antenati ma questo non è un merito, è la sorte. Di suo, proprio lei, sono quasi vent’anni che è sulla scena e andate a rivedere Occupy Pd, quando il Partito Democratico che ora dirige non lasciava passare i ragazzi come lei, gli anni con Pippo Civati e quelli da europarlamentare, il “siamo più di 101” delle magliette che stampò al tempo del tradimento (a opera del Pd di allora) di Romano Prodi e se un padre putativo, proprio a volerglielo trovare, si deve indicare allora ecco: sta a Bologna, la sua città, ed è Prodi. Che è sempre stato attentissimo a cercare l’ala sinistra del suo Ulivo e dai e dai in questa ragazzina, gli parve allora, l’aveva trovata. Aveva ragione. Poi certo. Quando hanno fiutato la possibilità di un rinnovamento del sangue anche i vecchi campioni del partito hanno messo lì le loro carte. È normale. Dario Franceschini, è un’altra delle litanie del giorno, l’Andreotti del nuovo millennio che ha puntato sempre sul candidato giusto – questa volta anche coi buoni uffici della moglie Michela Di Biase, scrivono ovunque, già artefice della defenestrazione renziana di Ignazio Marino dal Campidoglio: ma il passato è passato, di nuovo. Sarebbe volgare immaginare in politica la supremazia delle mogli, figuriamoci. Sarebbe insensato pensare di poter rottamare tutto, esistono precedenti specifici e sappiamo dove si sono spiaggiati. I risultati delle regionali sono dell’altro giorno. I destini personali sono evidenti, e le relative convenienze. Pensiamo al futuro. Non è che puoi diventare segretaria di un partito senza pezzi di quel partito: questa è la scacchiera e a questa partita devi giocare. Servivano torri alfieri e pedoni, bisogna che qualcuno ti trovi interessante: sono lì, sono in chiaro tutti i nomi. Vedremo presto che ne sarà di loro. Potrebbe anche essere che qualcuno serva. Non è che l’anagrafe sia da sola un giudice, sono le storie e le intenzioni che contano. Vedremo.

La misura esatta del terremoto la dà, piuttosto, la reazione delle destre. Che quando non sanno più cosa dire, quando gli va in blocco il pensiero producono la formula “radical chic”. Diventano pazzi, non trovano le parole e dicono radical chic, lo considerano un insulto: come colto, beneducato, corretto. Infamie: ridono sguaiati. Oppure dicono: sinistra radicale. Ma se una cosa ha insegnato, la prodigiosa obiettiva ascesa di Giorgia Meloni, è che solo essere radicali paga. Solo non deflettere rispetto alla propria identità è comprensibile all’elettorato. La tragica corsa al Centro della sinistra ha dato come risultato storico un governo di destra. È un fatto. In questo senso da oggi la politica cambia. Perché di nuovo esistono una destra, un centro, una sinistra e a voi la scelta.
Il più preoccupato di tutti dovrebbe essere Giuseppe Conte. Perché sì, è vero che le politiche di Schlein sono più affini a quelle dei Cinquestelle che a quelle di Renzi e di Calenda. Ma è vero che, prima, l’elettorato che fu della sinistra è trasmigrato nei Cinquestelle perché orfano di casa. Per assenza di alternativa. Ora vediamo. Sull’Ucraina, sul pacifismo, sui diritti della persona, sull’ambiente, sui fragili, sui migranti. Sul lavoro precario, sui miliardari che dal loro eremo dettano la linea politica. Vediamo.
Non è che sia “una donna”, la novità. È che sia quella persona. Poi certo: che alla guida dei primi due partiti del Paese gli elettori abbiano indicato due donne qualcosa deve dire. Dovrebbe, almeno. Alle classi dirigenti, a Confindustria, ai fantomatici poteri forti qualche suggerimento potrebbe arrivare. Magari capiscono che gli conviene, sarebbe già molto. Non avere Una di nome e Donna di cognome ma avere qualcuno che arriva dove vuole perché sa quello che vuole e lo fa senza che gli altri se ne accorgano. Marielle Franco, ha detto Schlein. Altri nomi ha pronunciato. Magnati, editori, banchieri: googlateli. Esistono quelle brave a non dare nell’occhio mentre vanno dove devono: pazienza per chi le derideva, donne legittimate da uomini “alle spalle” comprese. Poi tutte, come tutti, vedremo alla prova. Questa è la modernità, signori.
Questa è la realtà, fateci pace perché – diciamo per brevità – vi conviene. Gli altri, intanto, la gente da nulla, torni pure a sperare.
E dai. La speranza è l’unico carburante pulito, del resto: non costa guerre e senza non si vive.

[Di Concita De Gregorio, da la Repubblica del 28 febbraio 2023]

L’articolo in formato .pdf: La Repubblica 28 febbraio 2023 Il racconto di C. De Gregorio

***

Aggiornamento del 4 marzo (cfr. commento di Sandro Russo)

Per controbilanciare le numerose critiche malevole che si leggono in questi giorni, da ‘uallera per l’elezione di Elly Schlein a Segretaria del Pd, e per un ‘di più’ augurale, ho cambiato la copertina dell’articolo con questa elaborazione grafica da Il quarto Stato, di Pellizza da Volpedo (leggi qui)

 

6 Comments

6 Comments

  1. Gennaro Di Fazio

    2 Marzo 2023 at 00:40

    Aspettavo con ansia che uscisse questo articolo a proposito dell’elezione a segretario del P.D. di una donna per poter chiedere come mai solo a Ponza non andava bene un/a sindaco/a donna su mia ipotetica proposta. Si osanna la vittoria di Elly Schlein solo perché è una donna, indipendentemente dalle sue capacità e della sua storia, peraltro poco conosciuta. Perché allora a Ponza ciò non poteva essere possibile? È stato mal interpretato il mio articolo a riguardo? Mi si potevano chiedere chiarimenti con una telefonata o con una e-mail per capire; in fin dei conti il mio pensiero politico – culturale è conosciuto, o almeno credo.

    Spero con questo commento di alimentare polemiche a non finire.
    Gennaro Di Fazio

  2. Sandro Russo

    2 Marzo 2023 at 07:54

    Non vorrei alimentare polemiche a vuoto, specie adesso che abbiamo ben altre preoccupazioni per la testa.
    Per i lettori che magari non sanno di cosa si sta parlando, rimando all’articolo del 14 maggio scorso (2022), “Colloquio di Mariano, cambiamo il vento”, di Vincenzo Ambrosino, dove v’era una sequenza di ben dodici (!) commenti e contro-commenti seguiti ad una idea di Gennaro di proporre un sindaco donna e una ‘staffetta’ di due vice-sindaci.
    Di lì le mie obiezioni argomentate su entrambe le proposte. Non fu una posizione personale: mi sostennero, con motivazioni diverse, tre donne; Luisa Guarino, Maria Assunta Piccolo e Rosanna Conte. Anche i loro pareri sono nella coda dei commenti all’articolo citato sopra.
    Quello che Gennaro non ha letto bene nell’articolo della De Gregorio è che non è che plaude a una segretaria ‘donna purchessia’, ma a ‘quella donna’, Elly Schlein, con la sua storia, formazione politica e idee. Scrive Concita (nell’articolo citato nella presentazione): “La noiosissima premessa è che Una Donna, Una di nome e Donna di cognome, è un soggetto di fantasia, un’entità mitologica come l’unicorno e l’ircocervo, una figura che esiste solo nelle fiabe della buonanotte, nelle leggi sulle quote rosa e nel dibattito pubblico pre-elettorale”.
    Per il resto, ben vengano le donne nel mondo della politica, come scrivevo allora: “Noi (il sito) non siamo in disaccordo sulla sostanza, ma sulla forma (contesto, modi e tempi) della proposta di Gennaro Di Fazio di una donna sindaco.
    Tanto che più volte abbiamo espresso il convincimento che il mondo (la politica mondiale) non sarebbe nelle condizioni disastrose in cui versa se fossero state le donne a condurlo”
    . Seguivano diversi articoli a sostegno di questa posizione.
    Ciao Gennaro, facciamoci gli auguri per la novità, piuttosto. Di aria nuova si aveva proprio bisogno!

  3. Silverio Tomeo

    3 Marzo 2023 at 20:50

    Ho avuto il piacere di conoscere Elly Schlein qualche anno fa, era appena fuoriuscita da gruppo del Parlamento europeo del PD. Ci parlò del suo nonno partigiano, delle sue idealità europeiste e di tante cose che non ricordo. La salutai dicendole che per la sua età deponeva benissimo. Sorprendente per passione e intelligenza, davvero. Non so come andrà avanti come segretaria di un partito in crisi di consensi, di programmi, di rappresentanza sociale. La sua elezione, voluta dal basso con le primarie aperte ai non iscritti, produrrà comunque qualcosa, questo è certo. Che si tratti di fare davvero opposizione a questo governo di destra estrema corporativa e nazionalista, malvista in Europa e persino nell’America democratica, è certo. Suo padre americano, lei volontaria nella campagna di Obama. Paragonarla alla Ocasio-Cortez? E perché no? Alla figlia del Bronx che ha preso una percentuale strepitosa di voti? Ora riceve insulti antisemiti dalla destra italiana (suo padre di origine ebraica), perché figlia di famiglia agiata (come fosse un peccato originale), da più parti, insomma.

  4. Sandro Russo

    4 Marzo 2023 at 08:08

    Per controbilanciare le numerose critiche malevole che si leggono in questi giorni, da ‘uallera per l’elezione di Elly Schlein a Segretaria del Pd, e per un ‘di più’ augurale, ho cambiato la copertina dell’articolo con questa elaborazione grafica da Il quarto Stato, di Pellizza da Volpedo (link nell’articolo di base)

  5. vincenzo

    4 Marzo 2023 at 11:06

    Se si andasse a votare domani penso che Forza Italia raddoppierebbe i suoi consensi. Forza Italia per avere questo successo ha cambiato leadership? No, c’è sempre il vecchio Berlusconi, ma con quei vecchi tromboni sta suonando note diverse rispetto all’orchestra diretta dal direttore Biden.
    E così la Meloni quando stava all’opposizione, della grande ammucchiata guidata dall’uomo delle banche, diceva non con il trombone ma con la trombetta cose diverse, che gli hanno permesso di recuperare e poi superare nei consensi, – di chi va a votare – tutti i partiti di governo. Tutti i Partiti che sostenevano super Mario. PD, Cinque Stelle, Lega, Forza Italia, i Gemelli diversi ecc.

    Ma vi ricordo, che Grillo non portava la gonna ed è riuscito a mettere insieme artisti di strada e portarli a vincere Sanremo. Grillo “Trombava alla grande!”.

    Ma dopo cosa è successo: con i grillini al potere: li hanno educati a suonare secondo spartito.
    Meloni già lo sapeva prima di vincere che se gli concedevano il potere doveva cambiare musica. Vi sono decine di video che testimoniano questa inversione a 360 gradi di gusto musicale della Meloni dal Rap da strada e da mercato rionale adesso canta il neo melodico.

    Ricordate quello che diceva chi aveva contribuito a scrivere l’agenda cioè Super Mario?: “il pilota automatico è stato azionato non importa chi prenderà la guida”.

    Il PD doveva trovare una soluzione e l’ha trovata. Questa soluzione l’hanno cercata tutti insieme a cominciare da Letta e Bonaccini.

    E’ stata eletta una donna. Finalmente anche la sinistra ha una donna! Da una donna ci si aspetta una politica al femminile?
    Che politica farà quindi una donna?
    Come la Meloni ha contrastato la grande coalizione?
    Meloni non ha spostato mai il baricentro della politica italiana ben salda nelle mani di Mario Draghi anzi sull’invio delle armi e sulla fedeltà alla Nato a guida USA ha dimostrato di essere più maschio dei maschi del battaglione Azov.
    E la donna Meloni una volta al potere sta portando avanti la stessa agenda del super maschio Draghi.

    Cosa ci aspettiamo quindi dalla giovane donna eletta a rinnovare la sinistra? Una vera politica a sensibilità femminile? Che metta in crisi il sistema economico, politico e sociale maschilista che produce miseria, guerre e distruzione ambientale?
    Critica totale al sistema muscolare imposto dalle lobby internazionali saldamente in mano a maschi?
    Riprendere in mano il concetto di umanità. Gli uomini sono tutti uguali ma persistono anzi si incrementano le diseguaglianze?

    Niente di tutto questo! Il nonno Bersani chiede alla nipotina Elly di fare una politica alternativa a questa destra. Nonno Bersani non chiede l’alternativa politico economica al sistema maschilista, no, si accontenta di conquistare nel prossimo futuro il potere per perpetrare la recita.
    Nonno Bersani che la sa lunga dice: noi siamo diversi da questa destra, siamo più gentili, parliamo di LGBT, parliamo di Ius soli, parliamo di innovazione tecnologica, di rivoluzione green, la destra parla ancora di “Mazz’ e panell’ fanne ‘e figli bell”
    Questa è l’alternativa che ci aspettiamo dalla giovane Elly.

  6. Sandro Russo

    4 Marzo 2023 at 11:33

    Al lungo commento di Vincenzo, rispondo in quattro parole:
    vedi
    alla
    voce
    ‘uallera

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