Attualità

Riecco il Titanic…

segnalato da Sandro Russo

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Tra le più frequentate metafore dei nostri tempi c’è quella del Titanic, evocata di recente dalla premier Meloni a Bruxelles. Ne scrive anche Gabriele Romagnoli, una dello nostre firme di riferimento, in occasione della riproposizione nelle sale della versione restaurata e in 3D dello storico film di James Cameron del 1998.

L’epica del Titanic
di Gabriele Romagnoli

Il ritorno del film di Cameron (e le parole della premier)

Il transatlantico è affondato e riaffiora, anche nelle parole della premier italiana (1), come simbolo di possibile catastrofe. Il film riappare dopo 25 anni come nuovo successo. Non si limita a galleggiare nello stagno della malinconica stagione cinematografica, ma lo scuote. Il Titanic di James Cameron non avrà più la forza tellurica della prima uscita ma, passato un quarto di secolo, sa ancora andare in testa alla classifica degli incassi, per distacco. Sarà la curiosità di rivederlo in 3D, sentendosi l’oceano intorno (poi sopra), sarà la scoperta per gli adolescenti di oggi e la nostalgia per quelli di ieri. O forse c’è di più. Il regista sostiene che la storia è attuale, più di quanto lo fosse all’inizio del 1998. Tre gli elementi che la rendono tale, più un quarto che la trasforma in un raro reperto d’immortalità.

Il primo è la diseguaglianza sociale. L’epica del Titanic prevede i gironi, dalla prima alla terza classe. Mostra le barriere di protezione e induce a scavalcarle seguendo l’umana rotta di Jack, Leo Di Caprio. È un percorso della volontà, a cui tocca la maledizione della sorte. Il naufragio è la conseguenza di una sorta di hybris collettiva: quella del ricco che adora gli idoli pagani della velocità e della grandezza e mette in acqua un colosso da terra e quella del povero che non accetta di stare al suo posto.
Quando, nel 1982, Francesco De Gregori aveva cantato il Titanic (sul sito tutta la trilogia (2): il testo diceva: “A noi cafoni ci han sempre chiamati/Ma qui ci trattano da signori/ che quando piove si può star dentro/ ma col bel tempo veniamo fuori”, dando voce ai “ragazzi di terza classe che per non morire” andavano in America. Moriranno invece, morirà Jack che si è arrampicato sugli scaloni fino alla sala dell’orchestra per ascoltare note più alte, brindisi tintinnanti, sussurri di possibilità. Il finale è una profezia cupa: la sola eguaglianza resta quella della livella di Totò. Galleggia, sì, ma inerte, sulla superficie dell’oceano.

Il secondo è la minaccia globale che non sappiamo affrontare per tempo. Ce ne parlano, poi la scandagliamo, infine la vediamo avanzare, troppo tardi per evitarla. L’iceberg è la perfetta metafora, non soltanto per il cambiamento climatico e le sue catastrofiche conseguenze. Lo è per la terza guerra mondiale. Per la prossima, letale pandemia. Chi evoca quotidianamente queste evenienze, chi addita l’iceberg è considerato una Cassandra la cui voce viene coperta dall’orchestrina di bordo, diretta dal maestro di turno.

Il terzo elemento d’attualità è l’autodeterminazione della donna. Ogni universo può sopravvivere se sopravvive una donna. È una logica senza scampo.
Questa donna deve avere un piano, per sé prima ancora che per il mondo. Rose, Kate Winslet, lo aveva. È diventata la persona che desiderava e non quella che altri si aspettavano. Ha onorato la memoria dei sommersi e il volere dei salvati.

Sono tutti temi centrali del presente, poi ne esiste un quarto che trascende ogni epoca. Nel 1998 Titanic registrò un successo senza precedenti e ci si accorse che alla base c’era il fatto che molti adolescenti non si limitavano a vederlo una sola volta, ma tornavano al cinema ogni settimana, anche per più proiezioni. Cercavano il messaggio contenuto nella bottiglia.
E lo hanno trovato. È in una frase, divenuta lo slogan del film: «You jump, I jump », se tu ti butti, io mi butto. È la promessa che Jack e Rose si scambiano. È la motivazione che spinge lei a lasciare la scialuppa e tornare a bordo per riabbracciarlo e legare i loro destini, finché sarà possibile. È il salvagente dal mar della solitudine, l’orizzonte che smette di fuggire, l’approdo di una vita.

[Da la Repubblica dell’11 febbraio 2022]

Note

(1) – Queste le parole della premier Meloni a Bruxelles: «Non c’è un’Europa di serie A e una di serie B. Chi dice che c’è una prima e una terza classe dovrebbe ricordasi del Titanic. Perché quando la nave affonda non importa quanto hai pagato il biglietto».

(2) – La Trilogia del Titanic sul sito:
La trilogia del Titanic di De Gregori, l’abbigliamento di un fuochista (1)
La trilogia del Titanic di De Gregori (2). La canzone che dà il titolo all’album
La trilogia del Titanic di De Gregori (3). I muscoli del capitano

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