Racconti

Il rumore del silenzio

di Irma Zecca

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Sono a Formia. Attraverso la strada principale per immettermi sul ponte che la collega al porticciolo; porto dietro la mia valigetta sulle sue rotelline.
La mia intenzione è quella di tornare a casa nella mia bella isola che in questo periodo autunnale è ancora più bella. Abbiamo avuto una lunga estate soddisfacente di mare e di sole, i colori sono spettacolari,  le foglie, l’erba, e i tramonti toccano tutte le sfumature dal rosso all’arancio, tutti mi dicono: – Beata lei che vive a Ponza, d’estate dev’essere meravigliosa!
Sì è vero, peccato che molti non sanno quante bellezze offre Ponza nelle altre stagioni… Però immediatamente mi rendo conto anche delle difficoltà.
Sul porto non c’è anima viva; volevo tornare a casa ma per le previsioni meteo marine avverse tutte le corse sono  state sospese.
Ritorno sui miei passi e ripercorro il ponte dove una macchina bianca si accosta e strombetta a tutto spiano… Penso: Che vorrà questa matta?
Poi sento il mio nome e finalmente mi rendo conto che è una mia amica della ragioneria. Non ci vediamo da anni ma ad abbracciarla con la stessa gioia di allora, è come fosse passata solo una settimana. Mi fa salire e insieme alla sua nipotina andiamo verso Suio dove lei l’accompagna per fare delle inalazioni.
Tra un racconto e l’altro arriviamo alle terme.
– Vuoi entrare anche tu?
– No grazie, preferisco fare una passeggiatina in questo viale alberato, ci vediamo appena avete finito.
Inizio a percorrere il viale dove sento solo i miei passi sulla ghiaia, ci sono alberi a destra e sinistra a perdita d’occhio; l’aria è ovattata anche perché alla mia sinistra oltre gli alberi si sente il gorgoglio dell’acqua sorgiva della fonte che nei primi minuti è nauseante per la sua puzza di uova marce ma subito passa e ne senti il beneficio respirando a pieni polmoni. Poi di nuovo il silenzio perché l’acqua riprende il suo percorso sotterraneo.
Cammino più lentamente, perché nel silenzio ci sono altri rumori che in situazioni normali non potremmo percepire, come l’andatura a scatti della lucertola in cerca di cibo ed allo stesso tempo guardinga per non diventare anch’essa una preda; tra le foglie secche si può percepire l’andatura goffa di uno scarafaggio nero o addirittura di uno scarabeo rinoceronte con suo scudo marrone che sembra di legno e sulla fronte svetta il suo corno che ricorda appunto un rinoceronte…
Tutto è fermo, come recita un’antica canzone napoletana: – Ce sta ’n’aria mbarzamata… Tutto tace.


Anche io mi fermo in questo paesaggio irreale ovattato dai vapori d’acqua calda e dal colore ambrato del tramonto che si intravede dal fogliame… E come sempre, dal silenzio, il mio pensiero va a te, fratello caro…
Ci hai lasciati a giugno del duemilaventuno e ancora sento il tacco dei tuoi mocassini quando passavi sotto la mia finestra; ricordo quando la domenica venivi a sederti con me davanti al caminetto, e se partivo mi chiamavi più volte, e tutti gli anni d’ufficio passati insieme… Mi manchi!
Mi mancano le tue attenzioni e anche le tue critiche… Eri famoso quando facevi capolino dalla tua stanza e dicevi a me e Lia di fare una ricerca in Internet per una cosa che ti serviva: – Con calma appena avete un minuto libero.
Passavano dai 5 ai 7 secondi, ti riaffacciavi e dicevi: – L’avete trovata?
E noi: – Angelo, dacci il tempo!
Ci guardavi deluso e ribattevi: Aggie capito, state durmenn’!
Che risate, ormai avevamo imparato che doveva essere fatta subito!

Mentre mi perdo in questi  ricordi provo un dolore fisico e mentale: all’improvviso una folata di vento muove tutte le foglie e tutte insieme iniziano a parlare centinaia e migliaia di parole tra le quali mi sembra di sentire la tua voce… Porto le mani alle orecchie per non sentire questo frastuono che mi impedisce di capire quello che stai dicendo, ma la voce non viene da fuori, è dentro di me; sono piegata a metà su me stessa con le mani da dietro mi cingo le ginocchia e faccio dei lunghi respiri e finalmente tutto tace.
Torno sui miei passi e vedo la mia amica uscire con la nipotina, le vado incontro e subito mi dice: – Cosa succede, ti vedo stravolta.
– Non preoccuparti mi succede quando vengo assalita dai ricordi, ti ricordi mio fratello Angelo? È morto!
Mi tende le braccia e le nostre lacrime si uniscono per la commozione.
La bambina ci guarda interrogativa: – Ma ch’è successo?
– Niente, niente…
E lei: – Beh, per un niente è un po’ troppo! Con i suoi sette anni è riuscita a strapparci un sorriso.
Ritorniamo a Formia, parlando d’altro ovviamente e ci scambiamo i numeri dei nostri cellulari così la nostra amicizia sarà più salda senza silenzi di anni.

Tutto continua nel suo modo perpetuo di giorno in giorno, da persona a persona e tutto va avanti e tutto diventerà un ricordo… Caro Angelo hai lasciato un grande vuoto ed un forte silenzio. Un silenzio assordante!

2 Comments

2 Comments

  1. Sandro Russo

    29 Novembre 2022 at 04:36

    Grazie Irma per essere stata capace di trasformare un’emozione privata in un racconto poetico. Il ricordo di Angelo è in molti di noi… tu ce l’hai riportato alla mente con discrezione e trattenuta commozione. Una strada che molti di quanti hanno subito un lutto percorrono: quando si riesce a ricordare tutto il bello e il buono della persona scomparsa. È un buon segno quando si riesce a parlarne (e a scriverne); la mancanza rimane, ma il dolore piano piano si attenua.

  2. Franco Zecca

    30 Novembre 2022 at 18:52

    Anche quest’anno il 2 ottobre non l’ho sentito. E’ il giorno in cui la Chiesa festeggia i santi Angeli Custodi. Però è anche la giornata dedicata ai nonni. Perché chi meglio di loro, nella quotidianità, sono dei veri e propri angeli custodi, nel rapporto con i nipotini e le famiglie.
    Per questo motivo da diversi anni avevo intrapreso l’abitudine di scambiare quattro chiacchiere con Angelo Zecca, mio cugino. Due giorni dopo, tutti gli anni, mi telefonava lui per il mio onomastico e così continuavamo a ricordare con la simpatia e l’affetto che ci ha legato fin da piccoli: quando andavamo in spiaggia insieme a Santa Maria, o quando andavamo a surece a Palmarola con zio Elio, e anche quando da adulti andavamo in gita con altri parenti e amici.
    Per l’occasione al telefono ci raccontavamo le nostre giornate, le nostre ansie, i nostri momenti felici, ma spesso tornavamo con la memoria alle giornate della nostra fanciullezza, molto diverse da quelle dei nostri figli e nipoti… e facevamo dei paragoni.

    Quest’anno niente… Solo pensieri e riflessioni tra me e me.
    E il racconto di Irma – sua sorella e mia cugina – ha richiamato ancora più fortemente la mancanza.
    Come delle persone dal grande cuore resta solo un commosso ricordo! 

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