Politica

La polemica reazionaria della sinistra. Replica a Giuseppe Mazzella di Rurillo

di Piero Vigorelli

È sconcertante, e perfino ridicola, la polemica da sinistra sul cambiamento dei nomi di alcuni ministeri del governo Meloni, sul richiamo alla Nazione o le aggiunte sulla Sovranità.
La sinistra, invece di interrogarsi sulla sua cocente batosta elettorale, si lancia a capofitto su questa polemica da quattro soldi per bollare come “reazionario” e “post-fascista” il nuovo governo del centrodestra.

Su Ponzaracconta, Giuseppe Mazzella di Rurillo, ha appena pubblicato un articolo (leggi qui) su quest’argomento, che riciccia gli slogan perdenti della campagna elettorale della sinistra (PD + Fratoianni-Bonelli) sul pericolo fascista e la difesa della Costituzione.
Su una sola cosa concordo con Mazzella che si definisce cronista politico di lungo corso (il sottoscritto è giornalista parlamentare dal 1970): il lessico è una forma identitaria di ciascuna forza politica e di ciascun governo.
Di tutti i governi, intendiamoci. Anche se non tutti, quando hanno modificato i nomi dei ministeri, sono stati oggetto di una campagna velenosa.

I nomi cambiati dei Ministeri
Non ci fu polemica casinara, ad esempio,  quando il governo Monti nominò Andrea Ricciardi ministro per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione, quando il governo Prodi incorporò il ministero della Salute nelle Politiche Sociali, quando Pier Luigi Bersani divenne ministro dei Trasporti e della Navigazione, quando Massimo D’Alema creò il ministero della Solidarietà Sociale, quando fu soppresso (con referendum) il Ministero del Turismo, le cui competenze hanno poi girovagato fra il ministero dei Beni Culturali e quello dell’Agricoltura.

Eppure, queste erano scelte politiche e lessicali “di sinistra”, dall’accoglienza a braccia spalancate dell’immigrazione clandestina alla declassificazione del ministero della Sanità, al funerale del Turismo e alla solidarietà a senso unico (e non sussidiaria).

Ohibò, contesta Giuseppe Mazzella, il ministero dell’Agricoltura (che Renzi aveva ribattezzato dell’Agro-alimentare) ora diventa anche della “Sovranità Alimentare”.
L’ineffabile Laura Boldrini ha chiosato: l’Italia bandirà l’ananas e il kiwi dalle nostre tavole?
Qualcuno si rende conto delle cazzate che la sinistra spara a ruota libera?

Da ex corrispondente da Parigi, leggevo l’altro ieri un articolo di Libération, il giornale della sinistra francese, che si adontava sdegnato per quell’aggiunta “sovranità alimentare”.
Peccato che il titolo sia identico a quello del ministero francese dell’Agricoltura, e meno male – direbbe magari Giuseppe Mazzella – che al ministero italiano di Matteo Salvini non sia stata aggiunta la dicitura del ministero francese per le “Infrastrutture e la Sovranità Industriale e Digitale”.
La Francia di Macron fa un baffo al governo italiano di centrodestra!

Per ultimo, nella mia galleria di ricordi parlamentari, rilevo che, nella storia dei governi italiani, sono stati cancellati e/o incorporati (specie con la legge Bassanini) i ministeri dell’Industria, della Protezione Civile, delle Poste e Telecomunicazioni, dei Lavori Pubblici, della Marina Mercantile, delle Partecipazioni Statali, della Marina, dell’Aeronautica… e financo, per fortuna, del Ministero della Guerra, dell’Africa Italiana e dell’Assistenza Postbellica presenti nei governi Parri e De Gasperi.

L’Italia diventa Nazione
Eh no, pontifica Giuseppe Mazzella: la concezione di Paese, con il governo del centrodestra ora diventa Nazione.  Più reazionario di così, si muore, – lui dice. Chiamare invece l’Italia “Paese” è proprio dei cosiddetti democratici.

Peccato che il suo scritto veda la luce all’indomani del giuramento del Presidente Meloni e dei 24 ministri.
Non ha ascoltato la formula del giuramento? Così recita: “Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservare lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione”.
Anche nella Costituzione si definisce l’Italia come Nazione all’art. 9 (“Tutela del patrimonio storico e artistico della Nazione”), all’art. 67 (“Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione”), all’art. 98 (“I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione”).

Il faro della Costituzione
E a proposito della Costituzione, anche qui finiamola di prenderci in giro.
Giuseppe Mazzella rileva che oggi sono al governo “forze che non hanno partecipato alla stesura della Costituzione del 1948”.
E’ vero. Ma è perché i partiti del 1948 non ci sono più, nessuno escluso.
Al contrario, gran parte dei partiti oggi rappresentati in Parlamento, hanno contribuito a modificare la Costituzione del 1948.
Già, perché “la Costituzione più bella del mondo” (come intona la sinistra) è stata modificata in questi oltre settanta anni almeno 18 volte (se ricordo bene).
Sono stati soppressi quattro articoli, si è introdotto il pareggio di bilancio, sono stati ridotti i parlamentari, è stato istituito il “semestre bianco” (divieto di scioglimento del Parlamento negli ultimi sei mesi del mandato del Presidente della Repubblica), è stata ridotta la durata in carica dei membri della Corte Costituzionale, è stato riformato tre volte il rapporto/competenze Stato-Regioni, è stata modificata l’immunità parlamentare, è stata istituita l’elezione diretta del presidente della Regione, sono nate le circoscrizioni elettorali all’estero, sono stati introdotti i diritti degli animali ed è stato abolito il divieto per la casa Savoia di soggiornare in Italia e di esercitare il diritto di voto.

In conclusione…
…di “reazionario” e “immutabile” c’è solo il pensiero della sinistra, la sua inconsistenza politica, la sua supponenza nel credere di essere l’unica – autentica e legittimata -, forza morale della Nazione (o del Paese?).
La sinistra elabori il lutto della sconfitta. Al tempo che fu, a sinistra, si chiamava autocritica.

***

Appendice del 25 ottobre 2022 (cfr. Commento di Sandro Russo)

Stefano Bartezzaghi. Made in Italy, merito e ministro del mare il capogiro delle parole. La Repubblica 21.1022

Furio Colombo. Il nuovo lessico politico religioso. La Repubblica 22.10.22

Nell’abitazione di Deng Xiaoping (l’ex capo del Partito Comunista Cinese), c’era un quadro del famoso pittore Chen Liantao, chiamato ‘I due Gatti’, su cui è scritto: «Non importa se il gatto è nero o bianco: finché catturerà i topi, sarà un buon gatto».

 

 

3 Comments

3 Comments

  1. Sandro Russo

    25 Ottobre 2022 at 07:22

    Pur riconoscendo documentate e non peregrine le affermazioni di Vigorelli, non trovo che parlare dei cambiamenti lessicali nel nomi dei Ministeri (che simbolicamente possono sottendere un mutamento di indirizzo) sia espressione di rancore per la sconfitta elettorale. Piuttosto di vigilanza, in tempi in cui la tendenza ad accodarsi al vincitore è forte. Che se ne parli è giusto: è il ruolo della politica! Lo fanno con accenti diversi Stefano Bartezzaghi (strettamente lessicale) e Furio Colombo (più politico). Su la Repubblica: va bene, è un giornale notoriamente “rosicone”, nella circostanza. Comunque i due pezzi, del 21 e 22 ottobre, li ho annessi separatamente, in formato .pdf, nell’articolo di base.
    Dei due Ministeri per sud e isole, di come viene affrontata la questione meridionale dal nuovo Governo, Vigorelli non fa menzione, ma istintivamente sposo le ragioni di Giuseppe Mazzella che pur nella disillusione di aver visto negletta – per cinque lunghi anni – la ricostruzione post-terremoto della sua isola, non ha perso la fede (politica).
    Riguardo alla risoluzione del problema ischitano la mia posizione sul nuovo governo è attendista, secondo la frase di Deng Xiaoping: «Non importa se il gatto è nero o bianco: finché catturerà i topi, sarà un buon gatto». Ma sul modo di affrontare i problemi di politica estera e interna ho serie perplessità e coltivo un “pessimismo della ragione” di gramsciana memoria.

  2. vincenzo

    25 Ottobre 2022 at 09:43

    Cerco di dire la mia.

    Draghi aveva una maggioranza per governare, poteva allontanare dal governo i Cinque Stelle e continuare a fare gli affari suoi almeno fino alle elezioni. No, Draghi ha deciso comunque di dimettersi e l’ha fatto consapevolmente insieme a Mattarella e a tutti i suoi consiglieri internazionali.

    Draghi e Mattarella ma anche tutti gli altri sapevano che l’autunno sarebbe stato caldo per le tensioni sociali (caro bollette, chiusura di fabbriche, disoccupazione, crescita della povertà), conseguentemente il duo Draghi /Mattarella hanno deciso che “la patata bollente la maneggiasse un governo politico”.

    Come Draghi ha avuto modo di dire: “il pilota automatico è stato inserito all’Italia” quindi qualsiasi sia il nuovo “Pilota” dovrà seguire una rotta già tracciata.

    Il PD di Letta, consapevole di quello che doveva succedere agli italiani, non ci ha provato proprio a vincere le elezioni, accordandosi dove necessario ai cinque stelle ma ha fatto di tutto per chiudere qualsiasi strada verso accordi elettorali. Letta il giorno dopo le elezioni si è dimesso. Scapperà in Francia e lascerà il partito in crisi a qualche volenteroso a parlare di antifascismo.

    Tutti sapevano, da quando fu formato il governo Draghi di solidarietà nazionale che l’unico partito di opposizione, quello della Meloni, che partiva dal 4% sarebbe arrivato e superato il 20%.

    Il Governo Draghi ci ha fatto andare in guerra ed ha imposto agli italiani una economia di guerra dopo che gli italiani avevano subito due anni di economia sanitaria imposta dalle lobby del farmaco.
    Era tutto previsto perché il governo Draghi è stato assolutamente antipopolare: un governo che in agenda aveva la distruzione creativa della piccola e media impresa, l’isolamento progressivo del mezzogiorno, poi l’attacco alla casa con la riforma del catasto e l’esproprio delle nostre coste con l’applicazione della Bolkestein.

    Quindi tutti aspettavano la vincitrice Meloni, la prima donna d’Italia a fare il suo governo che malgrado la sua volontà di distinguersi cambiando alcuni nomi dei ministeri, avrà una agenda politica chiara imposta dai soliti padroni d’Italia e d’Europa.

    Le parole d’ordini sono, fedeltà alla Allenza Atlantica, fedeltà all’Unione Europea, Putin è un pazzo invasore, pareggio di bilancio, e via con le riforme strutturali che prevedono ancora svendita del patrimonio ancora in possesso degli italiani con privatizzazione progressive.

    In questo c’è continuità, con gli ultimo governi del cosidetto centrosinistra anche perchè “il pilota automatico è inserito da tempo”.
    Ricordate la fine che fece il governo Berlusconi e poi l’avvento dei governi tecnici a partire da Monti.

    Ma detto questo io so, che tutti conoscono la verità ma nessuno può usare il proprio cervello se vuole fare carriera politica o il giornalista di successo. Le scaramucce tra destra e sinistra, le polemiche fascismo antifascismo sono solo di facciata, servono alle carriere dei personaggi politici in campo. Io sono convinto che tutti sanno la verità ma recitano su copioni scritti negli USA. Ed ogni tanto a qualcuno scappa la verità. Il vecchio Berlusconi ha detto cose che qualsiasi uomo che ha una testa per pensare sa almeno dal 2014, sull’ Ucraina, sull’azione di continua provocazione svolta dalla Nato contro la Russia. La verità verrà a galla anche sui cosiddetti vaccini e sulle politiche sanitarie imposte a tutte le nazioni. Ma ancora siamo lontani dalla verità e quest’anno, il copione impone di parlare di crisi energetica, di degasificatori, di razionare i consumi, come l’anno scorso abbiamo parlato di Putin il terribile e due anni fa di tachipirina e vigile attesa e di green pass (per essere sani tra persone sane).

    Ma gli spiriti liberi ci vogliono far credere che in Italia c’è un problema di destra reazionaria e di sinistra reazionaria e rosicona.

    La musica non cambia, la Meloni farà solo finta di dirigere l’orchestra!

  3. Piero Vigorelli

    25 Ottobre 2022 at 13:05

    Ho letto Sandro Russo: pacato e attendista. In effetti, più che giocare sui nomi è più intelligente giudicare il governo dai fatti.
    Anche perché il livore rosicone, come quello di Bartezzaghi, incappa nell’errore di bollare come novità la “Mobilità Sostenibile” aggiunta a Infrastrutture, dimenticando che era lo stesso titolo del ministero dell’uscente Giovannini.
    Lessico per lessico, noto che Colombo scrive sempre Paese con la maiuscola e nazione con la minuscola. Roba da narcisi comunisti, che hanno sempre scritto Partito con la maiuscola, ritenendo che solo il loro lo fosse.
    Perdenti (con la maiuscola).

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