Ambiente e Natura

Cosa ci attende?

di Francesco De Luca

Non sono proiettato nel futuro con previsioni. Mi limito a vivere alla giornata, ragionando su quanto accade intorno.
Si nasce in uno Stato. Da intendersi come  situazione generale del mondo, ma anche come organismo giuridico che governa un popolo, eppoi ancora come complesso di norme e convenzioni di cui una società vive e si tramanda.

Uno Stato di cose, insomma. Già strutturato. Ma in evoluzione. È importante considerare ciò che è fissato in norme, statuti, tradizioni, insieme a ciò che macina trasformazioni, processi, disordine.
Orbene, quali sono le forze che guidano questo Stato di cose? Sono le forze che nel decorso della Storia le hanno dato forma, insieme alle forze economiche, a quelle sociali, a quelle congiunturali.
E dunque, in questo Stato di cose, quali sono le forze che oggi detengono il potere di determinare gli eventi? Sono le forze più solide economicamente, più dotate tecnologicamente, più forti militarmente, più influenti politicamente.
Queste sono concentrate in uno Stato sovrano (di solito), ma oggi tendono a valicare i confini nazionali per divenire trans-nazionali. Esse danno contorno ad uno Stato dominante.
Gli Stati dominanti lasciano spazi d’autonomia agli Stati nazionali da loro controllati con la violenza e talvolta col ricatto.
Attualmente c’è uno Stato dominante ad Occidente, cui si contrappongono due Stati dominanti ad Oriente.
Si contrappongono, perché? Perché la volontà degli Stati dominanti è quella di espandere la loro influenza. Il che vuol dire aumentare i commerci, la produzione, il guadagno, il potere.
Le spinte operative negli stati dominanti sono le stesse.

Nel centro di questo conflitto c’è l’Europa. La cui conformazione statale è complessa. Perché? Perché nel suo Insieme (Unione Europea) ci sono Stati nazionali a governo democratico (e altri no), ovvero ci sono Stati i cui popoli hanno elaborato la dottrina democratica, credono in essa e cercano di applicarla nella loro vita ordinaria. E questo è un fattore di evoluzione / disordine. In essi si agitano passioni e idee che negli Stati dominanti non ci sono.
In quello Occidentale vige un sistema politico di democrazia di facciata.

Chiarisco: di facciata perché il metodo democratico, ossia la parità dei cittadini di fronte alla legge, la partecipazione alla vita civile, la garanzia delle minoranze, l’aspirazione all’eguaglianza di tutti i cittadini, l’estensione massima dei diritti, tutti questi elementi sono asserviti ad un fattore sovrano che è quello economico – “Chi ha più soldi vale di più”. Il vero, il bello, il giusto, il bene sono asserviti all’economico. Per dirla chiara: al soldo. E questo ha una sua prerogativa: deve crescere. Viene espresso però da / in un sistema di democrazia di facciata per cui si veste di beneficenza, di permissivismo, di altruismo, di buonismo.
È tanto avveduta la facciata di questo Stato da essere stato preso ad esempio anche dagli altri due Stati dominanti Orientali. I quali, però, non avendo copertura democratica di facciata, operano secondo criteri molto spicci. Uno di essi addirittura ha rispolverato l’imperialismo (un potere assoluto governa e deve garantirsi stati satelliti che ne proteggano i confini), e l’altro ha la sua forza nei numeri (cittadini, lavoratori, consumi, produzioni), nella compattezza ideologica (nessuna opposizione, nessuna prospettiva personale, nessun diritto), nell’adattabilità economica (gestione controllata delle imprese, sistema statale della produzione, nessun sindacato), nella segretezza (nessuna libera informazione).

E l’Europa? L’Europa in parte si assoggetta agli Stati dominanti, in parte aspira a improbabili autonomie. Potrebbe rappresentare un modello positivo e alternativo, perché possiede un fattore che altrove è silente, o assente, e cioè il potere della libertà democratica.
Chiarisco di nuovo: in Europa la democrazia lotta per divenire un metodo sostanziale di partecipazione politica. Sebbene non possa dirsi di sicura democrazia, combatte ogni giorno per affermarsi. In Europa la democrazia è una realtà perché gioca la sua esistenza ogni giorno.
La sua posizione, distinta e vera, dovrebbe trovare personalità che le diano evidenza e la facciano brillare. Purtroppo non ci sono personalità di spessore. C’è, a supporto, una storiografia soddisfacente e, ancor più, una Storia (di fatti avvenuti) che dimostra come la libertà possa essere raggiunta, sebbene attraverso guerre, contrasti, rivoluzioni.
Ancora. Elemento di disordine ulteriore è rappresentato dagli Stati poveri, senza tecnologia, quelli sfruttati (in Africa). Questi Stati quasi non compaiono, si autopuniscono, si autoemarginano, ma sono lì e fremono, in attesa che lo Stato delle  cose mostri crepe.
Un ulteriore fattore che mina lo Stato delle cose è la fragilità del pianeta. Si dice fragilità, e si tenta di addolcirne gli effetti catastrofici, ma tale non è. La natura non è fragile, è come è. Reagisce con indifferenza ai lamenti/aspettative umani. Opera, colpisce, annienta o migliora. Lo fa e basta.

Alla luce di quanto detto c’è uno Stato di cose in lotta. All’ordine che vorrebbero imporre gli Stati dominanti si oppone un disordine, generato dalla loro stessa contrapposizione, insieme ad elementi che stentano a strutturarsi in questo Stato di cose, e si agitano per trovare una loro collocazione.
Cosa ci attende ?
Non sono proiettato nel futuro con previsioni. Mi limito a vivere alla giornata, ragionando su quanto accade intorno.

***

Appendice del 5 luglio (cfr. Commento di Sandro Russo)

L’ordine delle cose è un film del 2017 diretto da Andrea Segre, con Paolo Pierobon e Giuseppe Battiston; è stato presentato alla 74ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia

Trama
Corrado Rinaldi è un alto funzionario del Ministero dell’interno italiano specializzato in missioni internazionali contro l’immigrazione irregolare. Il Governo italiano lo sceglie per affrontare una delle spine nel fianco delle frontiere europee: i viaggi illegali dalla Libia verso l’Italia. La missione di Rinaldi è molto complessa, la Libia post-Gheddafi è attraversata da profonde tensioni interne e mettere insieme la realtà libica con gli interessi italiani ed europei sembra impossibile. Corrado, insieme a colleghi italiani e francesi, si muove tra stanze del potere, porti e centri di detenzione per migranti. La sua tensione è alta, ma lo diventa ancor di più quando infrange una delle principali regole di autodifesa di chi lavora al contrasto dell’immigrazione, mai conoscere nessun migrante, considerarli solo numeri. Corrado, invece, incontra Swada, una donna somala che sta cercando di scappare dalla detenzione libica e di attraversare il mare per raggiungere il marito in Europa. Come tenere insieme la legge di Stato e l’istinto umano di aiutare qualcuno in difficoltà? Corrado prova a cercare una risposta nella sua vita privata, ma la sua crisi diventa sempre più intensa e si insinua pericolosa nell’ordine delle cose.

 

1 Comment

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  1. Sandro Russo

    5 Luglio 2022 at 16:25

    Nel suo più recente articolo Franco De Luca nomina più volte “Lo stato delle cose” (mumble mumble… per i lettori dei vecchi fumetti era così che si indicavano i pensieri in fermento). Poi più avanti parla di migrazioni dall’Africa (mumble).
    All’ennesima ripetizione de Lo stato delle cose, il dubbio è diventato certezza!
    Franco aveva visto lo stesso film che avevo visto io… Molte bello… Finalmente qualcuno ne parlava!
    Lo ricordo benissimo: visto al Mignon (a Roma); di Sergio Segre, con Paolo Pierobon e Giuseppe Battiston. Erano i tempi in cui per tenere a distanza il problema delle migrazioni dall’Africa, qualche volpe nostrana (parlo di politici) aveva inventato lo slogan “Aiutiamoli a casa loro”. Che significa non aiutarli per niente. Il film di Segre smaschera la profonda ipocrisia di questa posizione e la mette in scena. Tra l’altro Segre ha un’attenzione particolare per il fenomeno dell’emigrazione: tutti e tre i film che ho visto io hanno quel tema al centro; l’ultimo non l’ho ancora visto. [Io sono Li (2011) [qui sul sito]; La prima neve (2013); L’ordine delle cose (2017); Welcome Venice (2021).
    Ma…
    Ach! Qui c’è qualcosa che non torna!
    Il mio film si chiama L’ordine delle cose, mentre Franco parla de Lo stato delle cose..! Quindi non l’ha visto… se l’avesse visto avrebbe riportato il titolo giusto
    Però ci stava così bene!
    Tanto che ho voluto ricordare lo stesso questo equivoco e certo Franco ma anche qualche lettore che si è incuriosito, il film se lo procurerà per vederlo.

    Nell’articolo di base due locandine e la trama de L’ordine delle cose (non scarica per nulla l’interesse per il film!)

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