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La bandiera dei diritti e delle conquiste sociali

proposto da Sandro Russo



Non é la prima volta che da laici (parlo per me e per quelli che si riconoscono tali) ci sentiamo di esprimere valutazioni positive o franca ammirazione per personaggi del mondo cattolico per le loro prese di posizione su temi di rilevanza sociale. Non ultime varie decisioni di papa Bergoglio che l’altro giorno ha nominato a presidente della CEI – Conferenza Episcopale Italiana -, Matteo Zuppi, scegliendo a tempo di record il più votato nella terna di nomi indicati dall’assemblea generale dei vescovi.

Propongo perciò ai lettori di Ponzaracconta questo scritto di Michele Serra che parte dalla stessa premessa, mette insieme informazioni note e le raccoglie in un articolo che fa chiarezza, focalizzando le sensazioni indistinte di molti di noi.

Il commento
Lo Zuppi che manca ai laici
di Michele Serra

– Un prete come lui può dire in totale serenità cose che ministri e deputati della sinistra di governo esiterebbero a dire
– Rispetto al cattolicesimo sociale, le componenti ex comunista ed ex socialista non sembrano godere di altrettanta salute politica

La Chiesa ha da sempre, in questo Paese, un ruolo politico, più o meno palese a seconda delle epoche e dei protagonisti. Che la nomina di monsignor Matteo Zuppi a capo dei vescovi italiani sia anche un evento politico è dunque inevitabile, così come è inevitabile che sia soprattutto il campo progressista a compiacersene, e il centrodestra a dover dissimulare (esattamente come avvenne e ancora avviene per il papato di Bergoglio) qualche preoccupazione, qualche fastidio.

È da parecchi anni, del resto — diciamo: da Romano Prodi in poi — che la sinistra italiana deve alla sua componente cattolica gran parte dei suoi momenti positivi, e verrebbe da dire anche della sua stessa identità, perfino della sua sopravvivenza. Rispetto al cattolicesimo sociale, le componenti laiche — ex comunista ed ex socialista — non sembrano godere di altrettanta salute culturale e politica, e soprattutto non sembrano poter vantare uguale libertà di giudizio e di parola (anche sulla guerra: il pacifismo italiano ha trovato nell’Avvenire, giornale dei vescovi, un porto accogliente per i suoi dubbi).

Facciamo un esempio banale: se un esponente del Pd pronunciasse la frase “dobbiamo passare dall’economia liberale all’economia condivisa dalla gente, all’economia comunitaria”, verrebbe considerato, nella migliore delle ipotesi, uno stravagante, e nella peggiore un comunista. Ma lo ha invece detto (ieri) papa Francesco, nell’invidiabile condizione di evangelizzatore, tanto che nessuno osa dargli del sovversivo anche quando sovverte, decisamente, inconfutabilmente, i paradigmi del tempo presente. Il prete, quando parla della socialità come di un’ancora di salvezza, e perfino quando condanna il mercatismo come ideologia da combattere, è in odore di progressismo; il laico è invece sospettabile di nostalgie novecentesche.

Questo fa pensare. Fa pensare, per esempio, che la componente laica della sinistra abbia dovuto scontare non solamente il disastro del fallimento sovietico (dunque della storica alternativa al capitalismo); ma anche una sua minore indipendenza etica, e culturale, rispetto alla potenza, ancora intatta, dell’egualitarismo evangelico. Semplificando: gli uomini sono tutti uguali perché tutti figli di Dio ha retto, alla prova della storia, assai meglio di “proletari di tutti i paesi unitevi”. E un prete sociale come Zuppi può dire in totale serenità, e applauditissimo, cose che ministri e deputati della sinistra di governo esiterebbero a dire, per non mettere in crisi gli equilibri politici e soprattutto per non farsi una nomea di estremisti.

Questo, soprattutto in un paese come il nostro, pone grandi problemi, così grandi che si esita ad affrontarli in un articolo di giornale. Ma bisognerà pure che la sinistra laica (alla quale appartengo con convinzione) si domandi dove sono gli Zuppi senza tonaca, gli atei illuminati non da Dio, ma dal sentimento di fratellanza, i socialisti davvero convinti che “socialismo o barbarie” non sia uno slogan di ieri, ma una necessità futura, tanto da potersi affiancare ai preti di strada, e affrancare dal luogo comune sulla sinistra arroccata nelle ztl e nel Palazzo… C’è una disparità evidente, nella storia recente della sinistra italiana, tra il cattolicesimo sociale, che non conosce ripiegamenti né esitazione, e la fatica immensa delle ragioni dei laici, intimidite e zittite dal mercatismo trionfante. La componente sociale (o laburista, come preferite) del Pd appare quasi annichilita, come se dovesse rispondere, essa sola, di ogni debolezza e di ogni insufficienza, comprese quelle altrui. Gli applausi della sinistra per la nomina di Zuppi contengono, insieme alla contentezza, un senso di frustrazione per non poter procedere a nomine, e azioni politiche, e progetti di vita, ugualmente radicali.

[Da la Repubblica del 26 maggio 2022]

Nota

Immagine di copertina: la Giornata Mondiale dei Diritti Umani (World Human Rights Day) è il 10 dicembre. La data è stata scelta per ricordare la proclamazione da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite della Dichiarazione universale dei diritti umani, il 10 dicembre 1948

 

 

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