Antropologia

L’angolo di Lianella/21. Le incertezze della vecchiaia

di Amelia Ciarnella

 

Quando superi gli ottant’anni e non riesci più a tenere il passo con i giovani in ogni senso allora sei vecchio. L’unico vantaggio è che a quell’età puoi dire qualunque cosa tanto non ti ascolta più nessuno, perché già ti considerano fuori dal mondo prima ancora di esserlo veramente. In quel caso se il soggetto ha conservato un cervello valido e attivo ne soffrirà parecchio e, insieme a tante altre cose, penserà che la vita è bella soltanto finché sei giovane e scattante, dopo non più. Rimangono solo i ricordi di ciò che sei stato e se non rimedi subito, puoi crollare nella depressione più nera e sarebbe la fine. Perciò bisogna reagire con coraggio prima che lo sconforto totale prenda il sopravvento.

A questo punto ognuno reagisce alla sua maniera, secondo la sua capacità, la sua sensibilità e la sua intelligenza, ma soprattutto secondo il suo carattere. Se è una persona di buon senso, consapevole della realtà della vita, penserà di evitare il più possibile la solitudine, creandosi una distrazione che lo tenga impegnato qualche ora al giorno, come ad esempio riprendere a suonare lo strumento musicale che aveva trascurato per i troppi impegni di lavoro. Oppure frequentare qualche centro sociale per poter scambiare quattro chiacchiere con altre persone, organizzando di tanto in tanto dei pic-nic al sole o in mezzo al verde dei parchi, distraendosi il più possibile e cercando di tirare avanti senza mai scoraggiarsi, poiché la vita è sempre stata la stessa per tutti: si nasce, si cresce e si muore.

Poi ci sono quelli che non vorrebbero invecchiare mai e si illudono di nascondere l’età il più possibile facendosi fare i soliti ritocchi da ogni parte, senza considerare le varie conseguenze e infezioni che potrebbero verificarsi, tanta è la voglia di apparire ancora giovani e belli. Però il tempo passa inesorabile per tutti e prima o poi ci si deve rassegnare a vedersi vecchi. Bisogna solo accettarsi, adattandosi con ottimismo al cambiamento a cui si va incontro col passare degli anni.  L’unico inconveniente è che a volte il desiderio e la volontà di mantenersi in forma c’è, ma per molti le forze mancano e, nei tempi passati, la vita finiva qui. E se non finiva si prolungava nella solitudine che, solo la parola, spaventa più della vecchiaia. Una persona che rimane sola in casa per molte ore cosa può fare oltre che pensare? Pensare troppo senza fare nulla, è solo un danno per il cervello. Ci si deve muovere ad ogni costo e stare in compagnia, per evitare la depressione.

Oggi comunque è diverso poiché la vita si è allungata di parecchio per merito soprattutto dei numerosi farmaci che abbiamo a disposizione, che curano ogni tipo di malattia compresa la depressione e se non hai molte possibilità economiche, lo Stato ti permette anche di avere gratis molte visite specialistiche. Solo che per poterle fare a volte devi andare lontano dal tuo domicilio diversi chilometri, rimanendo fuori casa l’intera giornata e stancandoti fino allo sfinimento. Cosicché un povero anziano, dopo poche di queste visite, se ancora resiste, può finire direttamente al cimitero.

Però il rimedio ci sarebbe.

Basterebbe creare una struttura unica, dove ogni persona della terza età potrebbe recarsi e fare in un solo giorno, ogni tipo di accertamento per sapere “di quale morte deve morire”. Dopo di che non dovrebbe fare altro che aspettare tranquillo ogni evento a casa propria, senza recarsi in nessun altro posto e tanto meno in ospedale.

Io odio gli ospedali. Mia nonna la fecero morire perché nessun medico dello stesso ospedale dove fu ricoverata, seppe (o non volle di proposito) diagnosticare in tempo utile, una semplice appendicite e aspettarono così tanto che l’appendicite si trasformò in peritonite facendola “trapassare”. A quei tempi gli ospedali, al fine di guadagnare il più possibile, prolungavano al massimo la degenza dei pazienti, perché lo Stato pagava, approfittandone anche troppo. Cosa che oggi per fortuna non succede più. Così quella lunga attesa costò la vita alla mia povera nonna. Aveva 84 anni.

In definitiva la vecchiaia non è certo bella e nemmeno si può evitare. Ci guarda e ci aspetta. Sta a noi come affrontarla: secondo la nostra intelligenza, buona volontà, il nostro coraggio e il nostro buon senso.

E se è una vecchiaia sana e serena, senza gravi patologie, sarà meglio consolarci pensando a quel famoso detto: “Ogni età ha il suo fascino”. Tanto non c’è nient’altro da fare: già è fortunato chi ci arriva!

Clicca per commentare

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top