Zoologia

Delfini e balene, esseri straordinari e misteriosi (2)

proposto da Sandro Russo

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Per l’articolo precedente, leggi qui

Continua la trattazione, di Marco Belpoliti, dei diversi aspetti dei delfini. Sono riportati i richiami con persone ed eventi già trattati sul sito.

Ma quanto sono intelligenti i delfini? La risposta non è facile, perché le loro capacità cognitive sono comprensibili dentro un contesto ambientale, ed è stato possibile studiarli solo in cattività, in una situazione in cui forse solo la loro fisiologia e anatomia è analizzabile in modo compiuto.
L’oceano, scrive Rauch, non è uno spazio omogeneo, e zone d’acqua vicine sono spesso differenti, così come lo sono i territori di una regione: tra montagna e pianura c’è una bella differenza; le zone del mare sono diverse in termini di temperatura, salinità, effetti prodotti dalla profondità e altre variabili ancora.

I delfini sono animali molto sociali; si spostano a branchi composti da 15 a 600 esemplari; la loro socialità è definita come “fissione-fusione”.
Il gioco è una componente molto importante del loro comportamento, ed è questa la ragione che li fa molto amare dagli umani.
Uno degli aspetti che appare importante nel loro comportamento è la eco-localizzazione, ovvero l’uso di suoni – i bisonar – con cui navigano nel mare.
Solo a metà del Novecento uno zoologo, Donald Griffin, segnalò l’uso del sonar nei pipistrelli, per quanto il primo scienziato a sperimentarlo con cognizione fu Lazzaro Spallanzani nel Settecento, ma non fu preso in considerazione. Nel momento in cui Griffin stava per pubblicare le sue ricerche, altri studiosi si dedicavano agli ultrasuoni dei delfini. Il sistema anatomico che produce i suoni fa capo alle cosiddette “labbra foniche”, che sono delle sacche poste nelle narici. Il fischio esce attraverso lo sfiatatoio mentre altri segnali sono emessi sotto forma di eco-localizzazione. Il modo con cui li ricevono e ascoltano passa attraverso la mandibola inferiore, e giungono alla testa che è ben isolata; i suoni sono assorbiti da ogni orecchio separatamente. Qualcosa davvero di particolare e di molto raffinato e preciso. Il fatto fondamentale è che i delfini si muovono in un elemento, l’acqua, molto più denso dell’aria in cui ci muoviamo noi, e quindi con una forte prospettiva tridimensionale. Questo ha fatto evolvere la parte anteriore del loro corpo.

Lilly, lo scienziato che comunicava con i delfini
L’uomo che ha più studiato questi aspetti dei delfini, sino a cercare di delineare una definizione del loro linguaggio, e insieme la possibilità di comunicare con gli umani, è John Cunningham Lilly (1915-2001). Questo neuro-scienziato ha studiato fisica, medicina e informatica, e si è occupato delle capacità del cervello dei cetacei di sviluppare l’intelligenza e il linguaggio.
Lilly, uomo eclettico, si è occupato anche di psicoanalisi. I suoi primi esperimenti si svolsero intorno a un oggetto, una piccola piscina, detta “vasca di deprivazione sensoriale”, piena di acqua salata dove le persone, lui stesso e i suoi collaboratori, potevano galleggiare varie ore isolati da tutti gli stimoli che il cervello poteva ricevere.
Negli anni Cinquanta ha compiuto anche esperimenti con LSD, poi si è dedicato allo studio dei delfini. A San Thomas nelle Isole Vergini ha fondato il Communications Research Institute con lo scopo di promuovere la comunicazione tra umani e cetacei, passando dalla metodologia di tipo scientifico fondata sul metodo quantitativo, a quella basata su esperienze qualitative.

Allen Ginsberg, Timothy Leary e John Lilly. Foto di gruppo (del 1991) di tre ragazzi terribili degli anni ’60 (nel sito, sulla stagione delle droghe allucinogene, leggi qui)

Lilly e i suoi aiutanti vivevano praticamente insieme ai delfini. Si tratta di una ricerca di tipo empatico di cui Konrad Lorenz è stato un pioniere, e poi anche Jane Goodall, che si è dedicata agli scimpanzé. Allora era sicuramente una novità e in particolare con un mammifero che vive in un ambiente molto diverso dal nostro.
Lilly ha scritto due libri tradotti anche in italiano: La comunicazione tra l’uomo e il delfino (Cesco Ciapanna ed.) e L’intelligenza dei delfini (Iduna ed.), dove è ricostruito il suo lavoro con questi meravigliosi abitanti del mare. Ha esaminato il meccanismo del sonno, poi le vocalizzazioni, quindi ha provato a insegnare ai delfini a imitare i suoni umani. Nelle sue ricerche si convinse delle possibilità di comunicazione telepatiche tra uomini e animali. Per questo il suo lavoro pioneristico fu messo al bando dalla scienza ufficiale.
Ci sono ben due film dedicati a lui, una figura carismatica e molto discussa negli anni Sessanta e Settanta: Il giorno del delfino (1973) con George C. Scott che interpreta Lilly e Stati di allucinazione (Altered States) è un film del 1980 diretto da Ken Russell, con William Hurt nella parte di un personaggio ispirato al neuro-scienziato che nella pellicola usa droghe e vasche di isolamento per i propri esperimenti.

Dopo queste ricerche così eterodosse e ispirate alle trasformazioni culturali degli anni Cinquanta, la ricerca sui delfini è ritornata a standard più tradizionali e sul nome di Lilly è caduto un interdetto, per quanto i più bravi studiosi, come David e Melba Caldwell, autori di Cetology, la prima sintesi sul tema, erano perfettamente a conoscenza delle esperienze del neuro-scienziato.
Alla fine dei suoi studi, Lilly, conscio che i delfini che studiava erano prigionieri di un ambiente chiuso, convinto che possedessero una intelligenza molto sviluppata, li liberò e chiuse il suo centro. Lilly non è l’unico che ha professato idee simili sui cetacei.

Hal Whitehead, ricercatore marino, studioso delle balene, sostiene da tempo che l’area del cervello dei capodogli, addetta ai processi mentali e sensoriali consci, è molto estesa e che la neocorteccia, associata nei primati alla competenza sociale, appare notevolmente sviluppata. In Sperm Whales: Social Evolution in the Ocean (University of Chicago Press), pur in assenza di prove sperimentali, molto difficili da ottenere viste le condizioni in cui vivono questi cetacei, e per via delle loro dimensioni, Whitehead sostiene che le balene possiedono una memoria ampia, e manifestano una propria cultura, ovvero che raccolgono informazioni attraverso le loro interazioni sociali, che usano per adattarsi all’ambiente marino così complesso. In più avrebbero sviluppato emozioni, concetti astratti e, a suo dire, persino una religione.

Che mito quei delfini
Nella storia umana e nella mitologia i delfini sono un simbolo positivo, di libertà, di gioia, di gioco. Nelle leggende di molti popoli sono animali socievoli, a proprio agio con gli umani. Di più, spesso sono esseri umani trasformati in cetacei da malefici o da incontri inattesi con divinità o esseri malvagi. Sembra che questi miti ripercorrano in forma figurata il passaggio dei loro antichi progenitori dalla Terra al Mare. Appaiono poi come creature magiche sovente collegate ad aspetti sessuali: possono trasformarsi a loro volta in esseri umani per sedurre le donne. La metamorfosi dei cetacei è un dato presente nelle storie dei popoli amerindi e del nord del Pianeta, dove i delfini appaiono nelle fantasie e nei sogni collettivi di queste popolazioni.

Il Megaron della Regina. Palazzo di Cnosso. Creta

Una delle prime raffigurazioni che conosciamo del delfino è nella civiltà minoica cretese nel Palazzo di Cnosso, che fu abitato tra il 1700 e il 1400 a.C.; qui sono presentati nel loro aspetto naturale, senza uomini che li cavalchino o presenze divine. Rappresentano spesso la perizia marittima delle navi prima greche e poi romane. Le storie più antiche nella mitologia greca riguardano l’oracolo di Delfi. Apollo, che con l’uccisione di un serpente si intitolò il tempio della città prima dedicato a Gaia, è detto in alcuni casi Delfinio.
La parola “delfino” deriva dal greco delphys, che significa “utero”, perché probabilmente era già nota ai greci la prerogativa dei cetacei di partorire dal proprio utero piccoli vivi; esiste anche una connessione tra questo nome e il sesso femminile degli oracoli posti nei santuari, che elargivano risposte agli interrogativi dei pellegrini che vi si recavano.

I delfini sono legati al tema del suono, segno che gli antichi avevano compreso il nesso tra loro e l’emissione di suoni misteriosi. Molte storie raccontano di esseri umani gettati in mare da navi o sbalzati fuori bordo per le tempeste, e salvati dai delfini. Ancora nel 1999 un bambino cubano, sopravvissuto a un naufragio nel corso di un tentativo di fuga dall’isola, scrive Rauch, raccontò di essere stato portato a riva dai delfini. Il mito continua ancora oggi ad alimentare fatti straordinari con i cetacei come protagonisti.
Tutte queste storie sono un tentativo di “cogliere un aspetto della socievolezza, dell’intelligenza e di quell’agio apparentemente naturale esibito con gli esseri umani” (Rauch).


Uno dei simboli più noti nell’arte della stampa è quello proposto nell’emblema di Aldo Manuzio, il grande editore veneziano, in cui compare un delfino intrecciato a un’ancora e associato a un motto, “Festina lente”, ovvero: “Affrettati lentamente”. Questo stesso simbolo, forse non a caso, è stato scelto da Italo Calvino come proprio motto in una delle sue Lezioni americane (Calvino. Sul sito: leggi qui e qui).

I delfini dunque non nuotano solo liberi negli oceani, ma abitano i nostri miti e costituiscono un’immagine positiva di prudenza, saggezza e agilità. Riusciremo a rispettarli e a non perseguitarli come hanno fatto nel passato le navi che cacciavano balene per i mari del mondo? Tra il 1972 e il 1994 sono stati catturati oltre 2000 delfini per rinchiuderli in acquari e vasche, destinati al divertimento del pubblico adulto e dei bambini. Ancora oggi nel mondo ci sono 200 oceanari che li ospitano, per lo più sono tursiopi e stenelle, così che ci sono oltre 1000 delfini in cattività. Un numero ancora troppo grande.

Il tursiope (Tursiops truncatus) è forse il più conosciuto e socievole dei delfini; comune negli acquari perché è una delle rare specie che sopportano la cattività. È ghiotto di ‘castardelli’ (Scomberesox saurus saurus), un pesce azzurro molto simile alle aguglie (per la differenza tra tursiopi e stenelle, nell’esperienza dei pescatori ponzesi, leggi qui)


[Delfini e Balene (2) – Continua qui]

3 Comments

3 Comments

  1. Patrizia Maccotta

    19 Febbraio 2022 at 17:11

    Ma quante notizie interessanti sui delfini ed i loro antenati in questo articolo, Sandro!
    Se penso che Roma, così vicina al mare, non ha un acquario o meglio ne ha uno, sulla sponda del laghetto dell’Eur, inaugurato nel 2019 (se mi ricordo bene) con acqua e pesci virtuali, una sola giornata, per essere chiuso subito dopo, vuoto, e coperto dell’oblio. Surreale!

  2. Sandro Russo

    19 Febbraio 2022 at 21:05

    L’acquario – se così si può definire – più impressionante che ho visto è quello di Monaco.
    In realtà si definisce come “Istituto e museo oceanografico” ed è un centro di conservazione e studi del mare fondato nel 1889 mentre l’Istituzione oceanografica fu fondata nel 1906. Entrambe furono create dal principe Alberto I di Monaco (1848-1922) nell’ambito del Ministero della pubblica istruzione francese. L’edificio sorge sulla base della Rocca di Monaco in Costa Azzurra (da Wikipedia).
    Il principe Alberto I di Monaco, il fondatore, era egli stesso navigatore e studioso del mare; mentre direttore del Museo Oceanografico fu nominato, nel 1957, il Comandante Jacques-Yves Cousteau (1910-1997).
    Questo per dire del più maestoso acquario della mia esperienza, opera mirabile che sicuramente avvicina alla vita e alle problematiche del mare; quello di Monaco è centrato sul Mediterraneo.
    Ma a ben leggere la testimonianza di Lilly – siano davvero i pensieri della balena o una sua visione poetica – per una creatura evoluta come un delfino o una balena, effettivamente un acquario altro non è che una prigione: “In tutti gli oceani ci sono muri?”

  3. vincenzo

    1 Marzo 2022 at 15:11

    Adesso la specie dominante sta sperimentando un nuova selezione naturale e anche artificiale.

    Gli uomini sono troppi sulla terra per cui bisogna sfoltire e nel frattempo costruiamo l’evoluzione.

    https://oasisana.com/2022/02/25/approvata-la-prima-legge-sul-transumanesimo-tutela-esseri-umani-geneticamente-modificati/

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