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La cultura non ha bisogno di aggettivi qualificativi

Giuseppe Mazzella di Rurillo

“La cultura non ha bisogno di aggettivi qualificativi. La cultura è sapere. Sapere è essere. Essere è unità”.
Il mio preside, prof. Severo Scoti, pronunciò queste parole nel dicembre 1968 nel corso di una festa studentesca al Jolly Hotel di Ischia. Sono l’unico che ricorda la frase. Mi rimase impressa.

La competizione tra “cultura tecnica o scientifica” e “cultura classica” è un falso problema. Sono necessarie l’una e l’altra ma non si può sapere tutto. Il campo del sapere è immenso. Dipende – nel corso regolare degli studi – dal talento e dall’impegno dello studente, dalla qualità degli insegnanti, dal contesto familiare, dal contesto civile extra-scuola.

Credo che siano fondamentali i 3 anni di scuola media. La media – con la riforma del 1963 – è diventata una scuola “post-elementare” troppo facile e permissiva. Prima era più dura, ma faceva crescere più in fretta il ragazzo. Credo che la media – nelle continue riforme in oltre 60 anni – deve trovare una stabilità normativa che la riporti ad una programmazione più formativa.

Insomma: la cultura senza aggettivi qualificativi. Io ho fatto il “Tecnico Commerciale”, però ho fatto tre anni di “media tradizionale” 1960-1963, ultimo della riforma Gentile che è durata oltre 50 anni. Ho fatto tre anni di latino, due anni di inglese, in seconda l’Iliade ed in terza l’Odissea. Una impronta “classica” con quei programmi comunque rimaneva. Mi è rimasta. Mi è servita.

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