Ambiente e Natura

Chiove ‘a ‘na semmana

di Francesco De Luca

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La pioggia accompagna l’incedere di questo autunno piovoso. E’ una conseguenza delle trasformazioni climatiche da tutti avvertite, lamentate, ma che presso i gestori della politica non si concretizzano in impegni reali. Perché le democrazie e le altre forme di rappresentanza popolare sottostanno ai dettami delle potenze economiche. Quelle, per intenderci, che fanno affari incalcolabili sui bisogni primari della gente.

Cosicché avviene che ogni giorno siamo visitati da nuvoloni carichi d’acqua, che, agitati ora dai venti da sud (scirocco), ora da sud-ovest (libeccio) scaricano sul terreno acqua. Bene primario e dunque dono dei Superi, ma l’abbondanza, se troppa, si muta in disgrazia. Perché, dopo aver impregnato la terra e averla inzuppata, tende a scendere verso il mare. Smuove così i muri, li dissesta, quelli non resistenti li abbatte. Riempie le cisterne e il ‘troppo pieno’ assume allora, per questa volta, una funzione vitale. Giacché, se è ostruito, l’acqua deborda dall’incavo e allaga la stanza.

Pulisce finalmente le strade. Sì, la pioggia svolge anche questo compito e porta sollievo ai servizi comunali, sempre in ritardo sugli eventi e, soprattutto, sempre inefficienti. Ora la pioggia pulisce gradinate, spiazzi, viottoli e balconate. Nei tombini ci va ogni cosa e, se lo scolo si intasa di buste, fogli, cartaccia, i chiusini saltano e le strade diventano zampillanti ruscelletti. Veri trabocchetti per le malferme gambe delle donne sollecite alla campana della chiesa. Don Ramòn chiama alla fede e la fede delle nostre donne è pronta. Il cammino però è infido perché scivoloso.

Dal cielo le gocce tamburano l’ombrello, il vento fa vela e mina l’appoggio, il nuvolame ha ingrigito l’aria e i muri delle case paiono addossarsi.

Cielo… questa pioggia rende difficile ogni pur semplice operazione.Passa rapido accanto una sagoma. Viene riconosciuta quando ormai è lontana. E’ Totonno. In fretta anche lui perché anche lui in difficoltà. “Ciao Toto’…”
E lui, bofonchiando: Che scassamiento ‘i cazzo ‘st’acqua ‘i cielo! (1).

Ora, nonostante la raffinatezza speculativa in Spinoza, l’uomo è gravato da una massa corporea, che si appesantisce ulteriormente se quella sottile sfoglia di spiritualità, di cui è dotato, non trova nell’educazione intellettuale la sua trasvalutazione: da grave corpo a etereo sospiro. In Totonno il processo si è bloccato. Spinoza è stato vilipeso.

E tuttavia quanta noia si è dovuta digerire, chiusi in casa, in attesa che l’acqua battente defluisse finalmente. Macché… già da Palmarola nuvoloni grigi puntano l’isola maggiore, e la raggiungono. Portano acqua che colpisce, ammoscia, non finisce. Un passo fuori l’uscio si riuscirà a farlo? No, stamattina diluvia in continuazione… ma pure ieri sera è stato così e… la notte non ha trovato pace. Ticchettìi sui vetri, colpi alle finestre, rumori sulle ringhiere, e il terrazzo esegue la sua partitura musicale.

Come reagisce l’uomo all’insistenza dominante? Gioca con la noia, se la fa amica, cerca di mettersela accanto sul cuscino, la confonde con letture, la respinge all’angolo con brani musicali, la ignora in cucina. Ma essa invade la casa, lo spazio mentale, ogni interstizio dell’animo.
C’è un moto vocale di liberazione, idoneo per uno spirito vivo?

 

(1) rompimento della stabilità mentale.

Ndr: la foto di copertina è stata fornita gentilmente dalla Protezione Civile di Ponza

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