Ambiente e Natura

Cosa resterà (2). I rutunne

di Francesco De Luca

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Il tono è profetico. Nonostante il mio rigetto pregiudiziale verso ogni preveggenza, il sentiero in cui si immette lo scritto è visionario.
Faccio ammenda. Ammetto la sbandata e prometto di provare a riuscire interessante.

Cosa resterà? Resterà la voglia di cercare un cambiamento. È troppo forte la speranza. La delusione c’è e sanguina, ma la speranza, pur non suturando la ferita, lenisce il dolore.

Se la realtà presente porta alla disperazione, il futuro antivede un colpo d’ala che dia alla comunità isolana una smossa a che forze sane prendano la bandiera amministrativa per dare vigore all’andazzo. Spossato da decisioni sconsiderate che si abbattono sulla quotidianità paesana. In sintonia con le dilavazioni.

Quante parracine sono dirupate con l’acqua a valanga caduta nella settimana passata!
Le parracine per loro natura sono precarie. Senza cemento e con pietre incastonate con perizia e dedizione.
Ripeto: perizia e dedizione.
La prima significa saper fare. Avere consapevolezza di ciò su cui si vanno a mettere le mani. Avere una visione, un progetto, uno schema d’insieme.
La perizia non è dote dei tecnici. O meglio, non la possiedono soltanto loro e non necessariamente ne sono essi in possesso. La perizia è conoscenza dello stato di partenza e visione verso cui si tende. Perciò se ne deve dotare chi vuole gestire gli affari pubblici della nostra isola.

È politica questa? Non lo so! È prerequisito per amministrare!
La dedizione. Va beh, dedizione è concetto plurimo, ma qui vuol dire: essere dalla parte della gente. Vuol dire parteggiare per gli isolani. Tutti. Imprenditori e manovalanza, possidenti e proletari. E per l’isola, nella sua consistenza fisica e culturale.
Presento una iconica rappresentazione di quanto sto scrivendo: essa può essere trovata in questi giorni in cui, col favore del mare, si pescano i rutunne. Da qui alla visione profetica il passo è minimo.

‘U rutunno: pesce del popolo ma non disprezzato dai facoltosi. Perché riesce saporito in tutte le salse e in tutte le ricette. È popolare ed elitario.
Cucinato col solo amore soddisfa il palato; avvolto di perizia culinaria manifesta d’ essere cibo per tutti i gusti.
Nelle pescherie, la sua presenza in questi giorni di mare infido, è costante.

– Prufesso’, comme t’u mange stammatina?

La domanda ha scatenato questa citazione:

‘U rutunno

‘Nce sta niente a chistu munno
meglio d’u rutunno.
Se pò ffà fritto ind’a tiella,
accumpagnato d’i friarielle (1),
c’a pummadora o aglio e uoglio
e ‘nu bicchiere ’i vino ch’a capa te ’mbroglia.
Arrustuto, t’u dico ie:
ce vo’ sulo ‘nu varrile ’i Gioì (2).
E po’… a scapece (3), quanno è Natale,
‘nne mangia’ assaie ca fanne male.
Chiachione (4), ‘i Forne, chi sa… pe’ famma, crudo e vivo s’u menava ’nganna.
Chi tene ‘u stommaco delicato
s’u po’ mangia’ ammullecato (5);
si po’ ’i spinélle te fanno arraggia’
a purpetta’ t’u puo’ mangia’.
Quanno fa friddo, t’u dongo pe’ pruvato:
fattelle arrianato (6).
Sentite a me: a chistu munno
niente ce sta meglio d’ ’u rutunno.


Glosario
1 – broccoletti; 2 – celebre produttore e consumatore di vino; 3 – in aceto, vino cotto, uvetta, pinoli; 4 – personaggio di Le Forna; 5 – in bianco; 6 – con l’origano;

Questa la versione a voce:

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