Ambiente e Natura

Io sono il Rosso (seconda parte)

di Patrizia Maccotta

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Per la prima parte, leggi qui

Nella favola di Andersen Le scarpette rosse (1845), una delle sue più truculente, una ragazza povera ma vanitosa è disposta a tutto per avere un paio di scarpette rosse viste nella vetrina di un calzolaio ma, una volta che le avrà indossate, scoprirà che erano solo uno strumento del diavolo per dannarla. Infatti le scarpette si mettono a ballare da sole trascinandosela via, e solo il provvidenziale intervento di un uomo che riesce a toglierle, la ferma. Ma la ragazza non resiste alla tentazione di indossarle di nuovo e, questa volta, non è più possibile toglierle finché un boscaiolo le taglia i piedi a colpi di accetta, mentre le scarpette continuano a ballare per conto loro, con i piedi dentro… Come molte fiabe di Andersen (e molte altre fiabe in generale, basti pensare a quelle dei fratelli Grimm), questa storia ha qualche tratto in comune con l’horror, ma è sempre molto piaciuta sia ai bambini sia agli adulti.

Moira Shearer interpreta Vicki Page nel film Scarpette rosse

Ispirato alla favola è l’omonimo film di Emeric Pressburger e Michael Powell: Scarpette rosse (The Red Shoes, 1948).
Nel film (1) la fanciulla diventa una ballerina classica che, prima ballerina nella favola rappresentata all’opera, è costretta a scegliere tra la carriera e l’amore. Disperata, dopo avere calzato le scarpette rosse del balletto, è dominata da una forza sconosciuta che per un passo falso la fa finire sotto a un treno.

Di rosso
si accende la lanterna che avverte quale delle quattro mogli sarà la prescelta per la notte da parte del ricco notabile cinese del romanzo di Tong Su (edizione italiana Lanterne rosse (Feltrinelli 2013; prima, Mogli e concubine, Theoria, 1992).

Ispirato dal romanzo di Tong Zu, Zhang Yimou realizzò nel 1991, Lanterne rosse, appunto.
Altro film notevole per la dominanza del colore rosso, una vera e propria “rapsodia in rosso” è Matador (1986) di Pedro Almodóvar”.

Nella letteratura il rosso occupa uno spazio privilegiato. Nel romanzo di Nathaniel Hawthorne, La Lettera Scarlatta (The Scarlet Letter, pubblicato nel 1850) il colore conserva la sua valenza di colpa e di provocazione. La protagonista, tuttavia, esibisce con fierezza il fallo che la puritana società della Boston del XVII secolo le attribuisce.
Esther Prynne ha partorito una figlia durante la lunga assenza di suo marito e non vuole rivelare il nome del suo amante. E’ costretta a ricamare sulle sue vesti la lettera A di adultera. Con orgoglio e provocazione sceglie di ricamarla con fili di un rosso scarlatto intrecciati con l’oro, trasformando in un capolavoro, in un’opera di pura bellezza, il suo peccato.

Il rosso è visto da un altro punto di vista nel romanzo dello scrittore Orhan Pamuk Il mio nome è Rosso (1998).
A Istanbul, nel 1591, i miniaturisti che illustrano le opere del Sultano vivono nei- e per i colori. Come nell’opera Nel Nome della Rosa di Umberto Eco nella loro comunità si nasconde un feroce ed astuto assassino che si oppone ad ogni deviazione dalla tradizione.
Al capitolo trentunesimo di questo racconto corale dove i vari personaggi raccontano i fatti dal loro punto di vista – introduce la storia, nel primo capitolo, il miniaturista ucciso – prende la parola il colore rosso che, in modo molto originale, definisce il suo posto tra i colori delle miniature: – Fate silenzio e ascoltate come mai sono un rosso così meraviglioso. Un maestro miniaturista esperto di colore pestò e polverizzò con le proprie mani nel mortaio le migliori cocciniglie provenienti dai luoghi più caldi dell’India.
Dopo avere spiegato l’alchimia della sua grana, il rosso si dipinge così: – Adesso sarei diventato un vero rosso, la mia densità è talmente importante! Oh che bello essere il rosso!
In seguito, il colore dichiara di essere – …nel sangue ucciso dal leggendario eroe Rusten, negli eserciti della steppa, sul caffetano del bel Cosroe di cui Shirin si innamora. (…); sulle bandiere degli eserciti che assediano le fortezze, sulle tovaglie dei banchetti, sui caftani di velluto degli ambasciatori che baciavano i piedi dei sultani e ovunque si dipingeva la spada per le cui storie i bambini vanno matti. (…); sui tappeti di Usak, sulle decorazioni dei muri e sui leggendari melograni di leggendari paesi, sulla bocca di Satana, sulla sottile linea dei quadri, sui sinuosi ricami delle tende, sui fiori che il miniaturista faceva solo per il proprio piacere. Ovunque insomma!

Senza parlare di sé, il rosso appare, opponendosi al nero, in un modo più discreto ma molto misterioso, nel titolo di un celebre romanzo di Stendhal: Il Rosso e il Nero (1830). Qui il rosso – ma non si hanno certezze sulle intenzioni dell’autore – potrebbe essere il simbolo della carriera militare o dell’amore passione che si oppone al nero della carriera ecclesiastica o della morte; ma potrebbe anche essere, con il nero, il colore dei giochi d’azzardo.

Altre fiabe hanno scelto il colore rosso come chiave simbolica: il cappuccetto che porta la celebre bambina che è sedotta dal lupo in un bosco, è rosso; la madre di Biancaneve, che si punge il dito filando, si augura di avere una bambina “dai capelli neri come l’ebano, dalle labbra rosse come il sangue e dalla pelle bianca come la neve”. I fratelli Grimm intitolano una loro storia Rosabianca e Rosarossa.

Se ci spostiamo su altro fronte, il mondo della politica e della società, ecco che i moti rivoluzionari scelgono, senza esitazione, come colore feticcio, il rosso.
– Avanti popolo, alla riscossa / Bandiera rossa trionferà! – recita la nota canzone popolare operaia che riprende un canto repubblicano della metà dell’Ottocento.
Sventolano le bandiere rosse al vento nell’Unione Sovietica del Novecento e rossa era la copertina dell’opera che cita gli scritti di Mao Tse Tung, il Libretto Rosso o Libro delle Guardie Rosse, nel 1968.

E così questo colore si srotola come un tappeto, o come un filo… rosso che lega tra di loro la Ferrari, i tappeti dei vari festival cinematografici, lo unghie smaltate e le labbra delle donne, le scarpe dal tacco a spillo nella lotta contro la violenza di genere scelte dall’artista messicana Elina Chauvet, la passione, i cuori, le guance nel momento dell’emozione, della vergogna o della timidezza, le “voyelles” (vocali) di Rimbaud A noir, E blanc, I rouge, U vert, O bleu: voyelles… (2), la digitale purpurea di Pascoli (3), il cuore, le rose rosse e tanti altri fiori, le Giubbe Rosse, la giubba di Babbo Natale, gli abiti di Valentino ed il vestitino che porta la bambina ebrea uccisa nel film Schlinder’s List di Spielberg (1993).

Il tappeto rosso alla recente Festa del Cinema di Roma (ottobre 2021; foto dell’autrice)

E dire che non ho mai osato portare quel colore!


Note

(1) Nel film il personaggio di Lermontov come pure l’aspetto e lo stile dell’attore che lo interpreta, l’austriaco Anton Walbrook, si richiamano in modo evidente a Sergej Djagilev (1872-1929), il principale protagonista della rivoluzione della danza classica.
Djagilev, organizzatore e direttore artistico di spettacoli di danza, è celebre soprattutto per aver fondato la compagnia dei Balletti russi (Ballets Russes) da cui hanno preso il via le carriere artistiche di molti ballerini e coreografi, nonché quella del compositore russo Igor’ Stravinskij. Avvocato, ma anche raffinatissimo intenditore di tutte le arti, sognò di portare in scena nei suoi balletti non soltanto i ballerini, la musica, i costumi, le coreografie e le scenografie ma tutta l’arte del suo tempo in una sinergia fino ad allora mai immaginata.

(2) –
Rimbaud, da Voyelles:  “(…) I, pourpres, sang craché, rire des lèvres belles
Dans la colère ou les ivresses pénitentes. (…)”.

(3) – Pascoli, Digitale purpurea“(…) In disparte da loro agili e sane,
una spiga di fiori, anzi di dita
spruzzolate di sangue, dita umane (…)” – Da Primi Poemetti (1898)

[Io sono il Rosso (seconda parte) – Fine]

1 Comment

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  1. Ornella Cacciò

    7 Novembre 2021 at 17:40

    Patrizia, che galoppata! Siamo partiti a passo allegro e sostenuto per poi avanzare sempre più baldanzosi e veloci fino al gran galoppo finale. Mi sono divertita e entusiasmata perdendomi nei mille rivoli delle tue divagazioni, sempre intelligenti e vivaci a proposito del colore che più amo e sento come mio. Quanti aspetti hai toccato e quante notizie hai intrecciato …
    Mi ha fatto anche piacere leggere la poesia di Pascoli, che non conoscevo e che mi ha fatto vedere sotto una luce nuova il poeta.
    Il fiore rosso di Begonia rex è sbocciato da un bulbo che ti ho regalato in primavera: oso gongolarmi nell’illusione di essere almeno in parte suscitatrice del tuo lavoro. Solo una cosa mi sembra tua abbia sottovalutato, la bellezza altera dei gatti rossi, come la mia amata micia Mina

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