Attualità

La fiducia… di questi tempi

di Francesco De Luca

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Provo a parlarne in questo tempo di ‘distacco sociale’.
Parto dalla convinzione che la fiducia ingenera comportamenti in quanto presente nel nostro bagaglio DNA.

Arrischio intrusioni scientifiche: le società delle formiche sono strutturate saldamente su una scambievole fiducia, peraltro differenziata e molto articolata. Poco presente nei rettili, così come negli uccelli. L’origine però è istintiva e procede per reazioni meccaniche. Il che esclude la presenza di affettività. E’ questa che dà volto alla fiducia. Ove fra i soggetti funziona un legame affettivo lì la fiducia opera in maniera più corposa. Nei mammiferi è evidente e marcato lo scambio di fiducia giacché fra loro il rapporto affettivo è vitale.

Nell’uomo l’affettività si innesta nella razionalità e conforma un complesso psichico ricco di sfumature e di implicazioni. La fiducia diventa un pilastro del comportamento, un fondamento della vita di relazione.
La fiducia veste la socialità di una carica affettiva verace, con la quale si salda la familiarità, l’amicizia, la solidarietà.
L’educazione nell’infanzia si impernia sulla fiducia genitore-figlio. La mediazione educativa esprime fiducia, poggia su di essa e la richiede.

L’intervento della ragione problematicizza le basi della fiducia, insinua dubbi, mette condizioni all’adesione sociale. Cosicché la razionalità si pone come cerniera critica dell’affettività, e ciò che questa accetta e segue la avvolge di domande, la sottopone a verifica.
Si insedia il balletto fra ragione e sentimento. Chi vince? La vittoria non è pronosticabile. La scienza, prima impermeabile ( positivismo) ad ogni interferenza affettiva, oggi ammette che anche nelle teorie scientifiche abbia un ruolo il trasporto affettivo. Basterebbe riflettere come la ricerca talvolta poggi sulla cieca fiducia di giungere ad un risultato. Non previsto né prevedibile. Giacché si opera su casi isolati, di cui si cerca, alla cieca, la soluzione. E la perseveranza ha ragione: i casi si moltiplicano e le soluzioni si trovano.

Cosicché dove prima la fiducia era da aborrire oggi le si concede presenza. In economia… cosa c’è di più asettico dell’economia, che è figlia della matematica? Eppure in economia la fiducia ha la sua rappresentanza giacché la fiducia nella ripresa è un dato accertato. E in politica? Vince la razionalità o il sentimento? Quest’ultimo è genuino, non menzognero, mentre la razionalità può mentire, può essere parziale. Anzi oggi, nell’attuale fase storica, la politica è chiaramente menzognera, giacché se si mantenesse nell’ambito del vero, non troverebbe né consenso, né adesioni. I politici devono mentire. E, ciononostante, chiedono fiducia. E la ottengono. Ad essi viene concessa  una cambiale affettiva in bianco, puntualmente ritrovata scaduta. A livello mondiale, nazionale, locale.

Il sentimento alimenta la condivisione, che sancisce la rappresentanza politica (tramite l’elezione), e la razionalità scopre le manchevolezze, le crepe, i misfatti. Occorre districarsi fra queste due forze: dare fiducia e controllarne razionalmente gli esiti.

Il senso comune ci aiuta in questo (tralascio di considerare la conoscenza perché è più selettiva e meno diffusa). Sicché la fiducia la si dà con parsimonia (vedi l’astensionismo), e le menzogne scoperte vengono sottolineate con il disinteresse. Da un lato. Dall’altro lato si continua a credere che il politico corrotto divenga un garante della legalità, che chi ha seguito le idee del fascismo possa garantire la democrazia.

Non parlo dei massimi sistemi ma di quella cosa su cui ci si accapiglia all’ombra del Monumento ai Caduti, in piazza Carlo Pisacane, a Ponza.

La fiducia è forza vera e non va repressa ma utilizzata con discernimento.

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