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Ponza ai tempi del colera (o del coronavirus)di Enzo Di Giovanni . . Parlare di Coronavirus in questi giorni è quanto meno azzardato. E’ azzardato parlarne perché in un contesto simile, in cui tutto dipende dai numeri, le situazioni ovviamente mutano di continuo, ed i tanti DPCM che si sovrappongono lo confermano. E a Ponza? “Il clima di Ponza è mite, e lo sarebbe ancora di più se l’essere esposta ai troppo frequenti venti, non lo rendessero variabilissimo… L’incostanza della temperatura è sovente causa di incomodacci, infermità di poco conto; ma d’altra parte i venti scongiurano di certe malattie contagiose, rinnovando l’aria e portando altrove i morbi. Ciò si è verificato l’anno 1887 allorché nel mese di ottobre si presentarono alcuni casi di colera, che fecero vittima tre coatti: altrettanti paesani furono colpiti; ma salvi, certo dalle premure delle loro proprie famiglie, e da cure che i maggiori mezzi permettevano. Presentossi il colera, dico, ed al terribile nome un timor panico invase l’intera isoletta. Prontamente si adottarono mezzi energici per impedirne la propagazione, intanto qualcuno della bassa plebe andava sotto voce mormorando di non so qual ordine segreto giunto da fuori di eliminare in parte il popolino per non dovergli dare pane; di conseguenza sospetti contro untori immaginari, e timore che non si corrompessero le acque ed i principali generi mangerecci; odii contro le persone altolocate e sorde minacce di vendetta. Letteralmente “mondo era, mondo è, mondo sarà: modo popolare per dire che in fondo non cambia mai nulla, nella storia dell’uomo. (*) – Tratto da Impressioni, opera di Gabriella Moriondo. Nata a Milano, conseguì a Genova il diploma di maestra di scuola. Ad appena vent’anni accettò l’incarico di insegnamento a Ponza, nel 1887. A Ponza si sposò nel 1897 con Giovanni Coppa, che ricoprì anche il ruolo di sindaco, oltre che di notaio. Il figlio Ezio divenne docente universitario di Medicina del Lavoro e deputato dell’Assemblea Costituente e della Camera. 1 commento per Ponza ai tempi del colera (o del coronavirus)Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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Se da un lato la storia si ripete, come Enzo ci ricorda, da un altro lato ci sono due aspetti diversi. Il colera cade in un contesto in cui gli Stati come enti pubblici prevalgono sui grossi privati, come controlli, decisioni ecc.. mentre oggi il concetto di pubblico con la globalizzazione, cede il passo ai grandi privati compresa la sanità, specie negli Stati Uniti. La seconda differenza è la diffusione di qualsiasi virus, poiché una certa economia di affari purtroppo si impone oggi, con la libera circolazione di mezzi, di uomini e capitali, su ogni cosa, e il male di uno diventa il male di tanti, poiché anche i virus viaggiano veloci. Munn jer, munn jè, ma ciert privat’ cummannene tropp’… (mondo era, mondo è, ma certi privati comandano troppo)