Ambiente e Natura

Di certe isole e dell’impero romano (prima parte)

di Patrizia Maccotta

 

…Nisida è un’isola / e nessuno lo sa
[Da: “Nisida”, di Edoardo Bennato]

Sarà proprio vero?
Certo è che le isole esercitano, da sempre, un fascino tutto loro sul nostro immaginario e, nei tempi difficili, ci si rifugia spesso – come sto appunto facendo – nel passato, isola temporale.

Nisida (foto di Ciro Pipoli). Il suo status di isola, un tempo indiscutibile, viene oggi messo in discussione in quanto dal 1936 è collegata alla terraferma da un lungo pontile carrozzabile. Sotto, vista del cratere (foto aerea anni ’70). L’isola non è accessibile in quanto ospita l’Istituto Penale Minorile di Napoli

Quante isole! Reali e inventate! In letteratura, in pittura e nel cinema.

Dai miei ricordi – e da un rapido controllo in rete, lo ammetto – emergono, nel mondo letterario, “l’isola che non c’è” dove si è rifugiata l’eterna infanzia di Peter Pan; “l’isola di Polifemo” e “dei Lotofagi”; “l’isola di Robinson” e quella del “Capitano Nemo”; l’isola del “dottor Moreau” dove si compiono terribili esperimenti sugli animali; l’isola dove regna “il Signore delle Mosche”; “l’isola di Montecristo” [per ulteriori riferimenti, digita – Le isole del mito – nel riquadro “Cerca nel sito”, in Frontespizio, nella colonna di sin (13 voci!)].

Sul grande schermo appaiono Stromboli (Rossellini 1950); The Blue Lagoon (Klerser-Graham; 1980); L’isola di Pascali (Dearden 1988); Ferie d’agosto (Virzì; 1996), ambientato, guarda caso, a Ventotene che incontreremo presto; l’isola dove fa naufragio Tom Hanks in Cast Away (Zemeckis; 2000).

In pittura dominano le cinque versioni de L’isola dei morti di Arnold Bocklin (1880 – 1886) e le isole colorate di Gauguin.

L’isola, pertanto, è nel mondo dell’arte un microcosmo emblematico che mette in scena delle situazioni esistenziali.
Tuttavia, dal punto di vista politico, le isole hanno avuto, nel corso dei secoli, ben altra valenza: per la loro lontananza, circondate dal mare, sono spesso state scelte come luogo di esilio. 

Di certe isole e dell’impero romano (dal 2 a.C. al 31 d.C.)
L’imperatore Augusto ed il suo successore, l’imperatore Tiberio, figlio della sua terza ed ultima moglie Livia, scelsero delle isole per allontanare i familiari che consideravano scomodi.

Augusto (Museo delle Terme)

Tra queste isole la più celebre è senza dubbio Ventotene, nell’arcipelago ponziano, chiamata all’epoca Pandataria. Il significato di questo nome, “dispensatrice di ogni bene”, risuona beffardo se si pensa che qui soffrirono due discendenti di Augusto, sua figlia Giulia e la figlia di lei Agrippina Maggiore. Dobbiamo pure citare la seconda moglie di Augusto, Scribonia, madre di Giulia, che volontariamente accompagnò sua figlia nell’esilio.


Effigie di Giulia (Altes Museum di Berlino)

All’inizio quest’isola, di origine vulcanica, era considerata un luogo di ozi; ospitava infatti una delle residenze estive di Augusto. L’imperatore la scelse, forse proprio per la presenza di un palazzo che attenuava le privazioni alle quali la sottoponeva, per relegarvi, nel 2 a.C., sua figlia. Giulia, nata nel 39 a.C., strappata subito alla madre dalla quale Augusto aveva divorziato per sposare Livia incinta di Druso e madre di Tiberio. Crebbe alla corte sotto la tutela della morigerata matrigna. Bella, colta, amante del lusso, molto corteggiata, fu accusata dallo storico Patercolo e da Seneca di atteggiamenti licenziosi.

Livia. Museo archeologico di Paestum

Pare che Augusto la amasse molto, ma non si fece scrupolo di spostarla come una pedina sulla scacchiera dei suoi giochi politici (2); la diede in sposa a figure importanti della vita pubblica romana. Sposata prima con suo cugino Marcello, rimase vedova prestissimo; fu data allora in sposa al migliore amico di suo padre, molto più grande di lei, Marco Vipsanio Agrippa.
Dopo avergli dato cinque figli, rimase vedova una seconda volta e fu scelta come moglie per Tiberio che fu costretto a lasciare per lei  la prima moglie della quale era molto innamorato. Con queste premesse non fu certo un matrimonio felice. Tiberio partì per un esilio volontario a Rodi e Giulia, lasciata libera, non ebbe sempre una condotta esemplare.
Il suo amante, Iullo, figlio di Antonio, il rivale di Augusto quando lui era solo Ottaviano, si opponeva alla deriva autoritaria del regime. L’imperatore lo accusò di tramare contro di lui insieme a sua figlia. Il giovane fu condannato a morte, ma preferì il suicidio. Per Giulia, condannata per adulterio, fu scelto l’esilio.
La scelta di mandare la figlia in esilio causò ad Augusto rimorso e rancore per il resto della vita.

Antonella Tavani La Greca fa parlare così la donna nella sua biografia romanzata (2): “Le rocce di tufo scolpite dal vento e la villa di mio padre, splendente di marmi, che dal promontorio sembrava volesse precipitarmi in mare, furono la prima immagine di Pandataria che mi si offrì. (…) La villa è circondata da uno splendido giardino sul lato meridionale, con un piacevole maneggio e porticati per passeggiare all’ombra, e termina ad ovest in un’esedra semicircolare affacciata sul mare”.

Oggi, la splendida villa è ridotta a rovine.
Mentre visitavo il sito a punta Eolo ho pensato ai secoli che sono passati come onde sulla solitudine di Giulia nella sua prigione dorata.

La villa di Ventotene, detta comunemente di Giulia dal nome della prima esiliata, si estende per oltre trecento metri di lunghezza e circa cento di larghezza, sul promontorio di Punta Eolo

Giulia non morì nell’isola, ma a Rhegium, l’attuale Reggio Calabria, dove fu trasferita senza mai rivedere la sua famiglia, colpita da morti ed altri esili, né la sua amata Roma. Si spense poco dopo la morte del padre (il 19 agosto del 14 d.C.).

Vipsania Agrippina (3), nata nel 14 a.C., seguì i passi di sua madre sui sentieri di Pandataria, quindici anni dopo.

Agrippina (Musei Capitolini)

Agrippina, figlia minore di Giulia e di Agrippa era, comunque, molto diversa dalla madre. Di carattere riflessivo e prudente, molto controllata, aveva imparato fin dall’età di undici anni, quando Augusto esiliò la sua genitrice, a dissimulare i suoi sentimenti a corte dove suo nonno l’aveva affidata, assieme a suo fratello minore di un anno, Agrippa Postumo, alle cure di Livia che detestava.
Usata pure lei come pedina nella trama dei matrimoni imperiali ebbe tuttavia una doppia fortuna: quella di amare l’uomo che scelsero per lei e di esserne riamata, e quella del legame di quell’uomo con Livia. Germanico era infatti il nipote di Livia, il figlio di Druso, il suo secondogenito morto in Germania nel 9 a.C. I loro figli assicuravano, pertanto, la stessa discendenza all’imperatore e a sua moglie.
Agrippina sposò Germanico nel 4 d.C. circa e finché suo marito visse, lei ed i suoi figli furono al sicuro. La coppia era molto affiatata; Agrippina seguiva sempre il marito e gli infondeva coraggio e sicurezza durante le sue campagne militari.
Ma Germanico morì nel 19 d.C., ad Antiochia, in Siria, pare avvelenato dall’uomo di fiducia, Calpurnio Pisone, che suo zio, l’ormai imperatore Tiberio, aveva scelto per affiancarlo nel suo governo in Oriente.
Agrippina non si piegò mai ai voleri di Tiberio e, cosa inconsueta per quei tempi, non si risposò. Fu trascinata in giudizio nel 29 d.C. dall’imperatore, che oltre ad essere lo zio di suo marito era anche il suo patrigno, con accuse pretestuose – era secondo Tacito considerata “avida di potere e agitata da passioni virili” – e fu condannata anche lei all’esilio… a Pandataria, dove morì di fame e di maltrattamenti (perse pure un occhio) nel 33 d.C.

 

Note

(1) – Giulia – nota ai contemporanei come Iulia Caesaris filia o Iulia Augusti filia; ottobre 39 a.C. – 14 d.C.) era la figlia di Augusto, l’unica naturale, e della sua seconda moglie Scribonia. Anche detta Giulia maggiore, per distinguerla dalla figlia, Giulia minore (vedi in seguito).

(2) – Antonella Tavani La Greca è l’autrice di La pedina di vetro, autobiografia romanzata di Giulia, figlia dell’imperatore Ottaviano Augusto. Di Renzo Editore; 1a edizione 1998.

(3) – Vipsania Agrippina (23 ottobre 14 a.C.– Ventotene, 18 ottobre 33 d.C.), anche conosciuta come Agrippina maggiore (Agrippina maior), per distinguerla dalla figlia Agrippina minore). Agrippina maggiore andò in sposa all’età di circa vent’anni a Germanico Giulio Cesare, figlio adottivo del futuro imperatore Tiberio, a sua volta figlio adottivo ed erede di Augusto.

[Di certe isole e dell’impero romano (prima parte) – Continua]

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