Ambiente e Natura

Io penso… dal cartesiano “cogito ergo sum”

di Pasquale Scarpati

 

 

Quando si va al cinema tutti insieme, bisogna che durante la proiezione del film si faccia silenzio”.
Questo dicevo alla scolaresca quando ci si organizzava per andare a vedere un film in qualche sala cinematografica: “Professo’! – diceva un ragazzino – e se il film non mi piace?”.
Tu comunque devi stare zitto – gli rispondevo – perché devi rispettare gli altri a cui può piacere o che lo vogliono vedere per poi fare un’attenta  relazione e riflessione“.
Lui ancora: “E se devo andare al bagno?
Cerca di trattenere – riprendevo – Se poi non ci riesci, ti alzi cercando di non dare fastidio. Chiedi permesso ai compagni per passare, esci dalla parte più ‘corta’ della fila, vieni da me che sono seduto ben in vista vicino al corridoio centrale, mi dici sottovoce quali sono le tue esigenze e io ti do il permesso se lo ritengo opportuno. Però, torna subito, senza fare casino nel bagno perché anche da lì, se fate casino, si sente per tutta la sala. Poi se proprio il film non ti piace per niente, mettiti a pensare ad altro o mettiti a dormire, senza russare, però”. Quest’ultima battuta suscitava ilarità.

Il film che stiamo vedendo non ci piace per niente. Ma ugualmente dobbiamo rispettare quelli che sono obbligati a vederlo perché…

Noi, nello stesso tempo, non ci dobbiamo demoralizzare, non dobbiamo drammatizzare se alcune di quelle che sembravano certezze, son venute meno. Pensiamo e pensiamo.

Possiamo fare tante cose a casa. Cose che la frenesia della vita moderna ci aveva fatto dimenticare. Assaporare, ad esempio, come lavare la verdura, come impastare la farina. Che dite? quattro belle tagliatelle fatte a mano, una sfoglia di lasagna, due “nocchette”… Leggere un libro e nello stesso tempo tirarli giù dalla libreria e togliere la polvere là dove di norma non si toglie quasi mai. Ascoltare di nuovo musica stando vicino al vecchio impianto stereo dei nostri genitori e capire come funziona o farlo funzionare di nuovo. Cercare di far funzionare una vecchia lampada e altro.
Esempi banali. Non mi dilungo. Ognuno potrebbe scrivere e divulgare qualche idea da attuare in casa. Qualcuno ha detto: “Accidenti! Non ci avevo pensato. Molto bene. Si avvicinano le pulizie di primavera e le case quest’anno saranno più pulite del solito perché la polvere sarà tolta accuratamente fino negli angoli più nascosti”.

Intanto i tempi della giornata si possono allungare come una volta. Un calcio alla sveglia: una bella stiracchiatina nel letto. Aiutare a fare il letto. Girare i materassi. Sentire di nuovo la moka che gorgoglia o la macchina del caffè espresso. “Perché non ci facciamo un bel cappuccino? Boh!? Come funziona ‘sta macchinetta?” Assaporare, gustare lentamente un caffè, chiacchierando.

Pensare se quello che abbiamo in casa fa al caso nostro o è da migliorare. Scoprire vecchi sapori ed eventualmente mischiarli ai nuovi. Una nuova ricetta: “Che schifezza!!” Oppure: “Ammazzate quant’è buona!” Frugare la casa negli angoli più nascosti.
Ci chiama un amico/a, abbiamo più tempo per parlare, senza che scappiamo dalla porta mentre indossiamo una giacca.
Ci sono i bambini: adoperiamo vecchi giocattoli o ne creiamo dei nuovi con il materiale che abbiamo, bottoni, cotone, spille da balia e altro. Nocciole per creare i castelletti da abbattere con altre nocciole. Insegniamo a battere le uova e a fare una frittatina.
Io, da bambino, con una vecchia “Singer” a pedale avevo imparato a cucire dei pezzi di stoffa con cui facevo sacchetti che poi riempivo di sabbia a Sant’Antonio. Essi fungevano da paraspifferi vicino alle porte.
Che cos’ è il ricamo? E’ difficile il “chiacchierino?” So mettere un bottone? Ho fatto un bel… minestrone: ho mescolato un po’ di tutto.

Ci vorrebbe un bel corso di “arretramento, ehm cioè di…. aggiornamento” da parte di chi è vissuto negli anni di cui ho sempre parlato. Nello stesso tempo per fortuna che abbiamo le diavolerie moderne con cui ci possiamo non solo sentire ma anche vedere.
Quante volte abbiamo detto: “Uffa! Devo andare di qua, devo andare di là. Non ce la faccio più!”
Si torna a  casa, si mangia un boccone veloce e via di corsa, stanchi e alla fine della giornata che è passata troppo in fretta si è stressati per la stanchezza oppure si è nervosi perché non si è riusciti a fare le migliaia di cose che ci avevamo prefissato.
Si può essere, altresì, stressati lo stesso stando a casa. Ma questo problema lo si può risolvere soltanto organizzandosi.
E’ difficile organizzarsi? Penso di no. Innanzitutto allungando i tempi delle nostre azioni. Chi ci corre dietro? Quello che non posso fare oggi, lo faccio domani. Se una cosa non la so fare chiedo aiuto a internet o a qualcuno che ne sa più di me.  Ci provo una volta e poi un’altra volta. Se proprio non ci riesco, cambio. Quando mi sono stancato di fare una cosa, penso e passo a un’ altra cosa. Insomma mi ingegno. Insomma di nuovo l’arte di “arrangiarsi” con il famoso e metaforico chiodo arruzzut’.

Tutto questo ci fa riflettere come siamo legati tra noi, nessuno può escludere l’altro. Immaginate se qualcuno dovesse pensare a una guerra! Nello stesso tempo possiamo riflettere sui vari comportamenti adottati a qualsiasi livello e da ciò “trarremo gli auspici” come dice il Foscolo. E già ci sentiamo proiettati verso il futuro.  Ci fa riflettere, quindi, su quali siano le cose essenziali della vita.
Non si deve aver paura di non poter uscire; bisogna avere paura, invece, in che cosa, oggi, ci si può imbattere. Le strade vuote non ci devono dire niente. Non ci devono avvilire. Non bisogna aver nostalgia delle strade affollate. La nostalgia è una bestiaccia, ci azzanna e ci fa male, ma soprattutto non serve a niente. Serve, invece, e servirà questa triste esperienza da cui ripartire (come sempre).

Da essa ripartiremo più belli (perché la nostra Nazione è tremendamente bella, come l’Isola) e più forti di prima. Detto per inciso mi sono addicriato (consolato: così si dice da noi) quando ho visto il servizio su Ponza e sui custodi della terra di Ponza. Daremo un bel calcio in… culo agli errori del passato. Li mandiamo sulla Luna.
Veruccio dice: “No, ancora più lontano (ai confini della galassia e oltre) perché sulla Luna, oggi, ci si arriva e qualcuno potrebbe riportarli indietro.
Ci alzeremo, come si alzarono fieri, davanti a M. Licinio Crasso, gli schiavi seguaci di Spartaco coperti di polvere, malconci, feriti e insanguinati, gridando all’unisono : “Io sono Spartaco!!” o come quel ”… volgo disperso che… solleva la testa” da cui “… traluce dei padri la fiera virtù…. (A. Manzoni : Adelchi, coro atto terzo).

E se oggi non possiamo fare a meno di uscire di casa (come l’alunno che doveva andare al bagno), bisogna farlo con le dovute precauzioni, per il rispetto di tutti. Perché tutti ce la dobbiamo fare! Mille grazie a quelli che si stanno prodigando oltre ogni limite (ho tanta voglia di dar loro una mano, ma non mi è consentito) ma anche io voglio fare la mia parte, senza se e senza ma, sia pur piccola: non esco di casa, mi “arrangio” dove posso, mi attengo alle regole e prego per loro. Scusate se è poco. Grazie, Pasquale

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