di Dante Taddia
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Ho letto su Ponzaracconta l’articolo riguardante Santa Domitilla e San Marone (leggi qui), secondo quella che è la mia sana abitudine di essere sempre aggiornato delle cose ponzesi attraverso il mezzo informatico, e vorrei offrire il mio piccolo contributo a questa pagina della storia dei martiri cristiani che sembra non abbia mai abbastanza rilievo, causa forse oblio o scarsa informazione.
E’ innegabile l’esistenza di un cordone ombelicale che unisce i due versanti opposti della nostra amata penisola italica, il mare Tirreno e il mare Adriatico, considerando che i due santi venerati nelle due località, Ponza e Civitanova Marche (MC), trovano un denominatore comune nella loro vita e nel loro martirio.
La mia posizione di cittadino del mondo, che come un piccione viaggiatore gira l’Africa in lungo e largo da oltre cinquant’anni, annovera una nascita romana: sono nato infatti a Roma, ergo civis romanus sum, ma da madre veneziana e da padre “per caso” nato nelle Marche, a Morrovalle (MC), circa 15 chilometri all’interno da Civitanova Marche (dove poi ho passato tutte le mie vacanze estive per oltre vent’anni); ho moglie ponzese e cuore da oltre cinquant’anni isolano ponzese. Del resto nel mio DNA l’isolanità è stata sempre una caratteristica predominante: i miei avi isolani, sardi; madre isolana, veneziana; nonna materna isolana, siciliana; moglie isolana, ponzese.
Non posso quindi esimermi dal considerare con uguale attenzione Santa Domitilla a Ponza per la mia isolanità e San Marone a Civitanova Marche per la frequentazione estiva avuta per tanti anni.
Il mio coinvolgimento è quindi duplice nei confronti di queste due figure strettamente legate fra loro da profonda familiarità e altrettanto forte fede religiosa (con le relative conseguenze): entrambi cristiani, entrambi in uggia al potere, nella persona di Flavio Domiziano imperatore romano, entrambi “inviati in soggiorno obbligato” a Ponza, entrambi martiri per la sola colpa di essere cristiani, entrambi mandati a morte a pochi giorni di distanza uno dall’altra anche se in due versanti marini differenti.
Uno, decapitato come prevedeva la condanna a morte di un cittadino romano: e Marone lo fu nei pressi di Urbisaglia, a pochi chilometri da Macerata sul versante del mare Adriatico.
Gli antichi martirologi concludono il racconto del martirio con queste parole: “… il popolo cristiano prese il suo corpo e gli diede onorevole sepoltura. Era il 15 aprile dell’anno 100”.
I cristiani del Piceno infatti poterono sicuramente dare sepoltura al corpo del martire, perché la legge romana per il seppellimento dei morti prevedeva chiare disposizioni da rispettare come sacre, emanate già nel periodo repubblicano di Roma, quando erano state redatte le leggi delle Dodici Tavole: Deorum Manium jura sancta sunto (i diritti degli dei Mani, dei defunti, siano rispettati come sacri).
L’altra, Santa Domitilla, dopo le indicibili sofferenze patite durante il suo esilio a Ponza, viene trasferita in terraferma, versante del Mare Tirreno, dove il 7 maggio dell’anno 100 viene messa a morte, come riportato fino all’edizione rivista del 2001 nel Martirologio Romano
“A Terracina in Campagnia è il Natale della B. Flavia Domitilla Vergine, e martire; la quale essendo figliuola d’una sorella di Flavio Clemente Console, e da S. Clemente consacrata col sacro velo, nella persecuzione di Domiziano, per la fede di Cristo, con molti altri confinata nell’Isola Ponza, vi sopportò un lungo martirio, ma all’ultimo condotta a Terracina, con la dottrina, e miracoli convertendo molti a Cristo, per ordine del Giudice, dato fuoco alla camera dove ella abitava con le sue Vergini Eufrosina, e Theodora, abbruciata, finì il corso del suo glorioso martirio. Se ne fa festa anche insieme con i santi martiri Nereo, e Achilleo, alli 12 di maggio”
Dopo aver assolto al cosiddetto dovere di “chronica historica” vorrei però fornire qualche notizia in più proprio su San Marone, il patrono di Civitanova Marche (MC) anche perché sia a questa località che alla chiesa intitolata a questo Santo (nella foto) sono legati i miei affetti e il ricordo delle persone a me più care: il matrimonio di mio fratello, la prima comunione dei miei nipoti, l’addio terreno proprio a quel fratello, e i ricordi dell’infanzia per le cerimonie religiose e folkloristiche che approfittando della bella stagione culminavano nella processione a mare di tutta la flottiglia peschereccia il 16 agosto (vedi foto) con relativi fuochi d’artificio, le prime timide luminarie e tanta devozione di tutta la marineria locale legatissima a questo Santo, come del resto ogni marinaio doc lo è a San Silverio per Ponza.
Il Santuario di San Marone Martire
La chiesa sorge nel quartiere San Marone, nella parte bassa della città. Originariamente di impianto in stile romanico, era stata eretta sul luogo del martirio del Santo Patrono, primo martire del Piceno.
Oggi la chiesa-santuario si presenta con una navata centrale e due laterali e conserva resti architettonici antichi provenienti dall’antico complesso; la facciata presenta una lunetta sul portale principale dove sono rappresentati la Vergine con Bambino tra San Marone e Santa Domitilla, opera realizzata alla fine dell’Ottocento dall’artista Sigismondo Nardi.
Sotto l’altare maggiore sono custodite le reliquie del Santo.
In questo santuario il 13 maggio 1823 si sposarono Sante Possenti, Governatore dello Stato Pontificio, e Agnese Frisciotti di Civitanova, genitori di San Gabriele dell’Addolorata, co-patrono della città.